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Anche il PCdI nasce a Cremona nel 1921

| Scritto da Redazione
Anche il PCdI nasce a Cremona nel 1921

La fondazione del PCdI a Cremona. (di Giuseppe Azzoni). La federazione comunista di Cremona rappresenta sin dalla sua nascita (Salone dei Quadri del Municipio, 13 febbraio 1921) una forza notevole, la seconda federazione comunista in Lom¬bardia per numero di iscritti, con una forte presa fra i lavoratori, come dimostrò il congresso della Camera del lavoro in cui ben 11.500 voti andarono all'ordine del giorno proposto dai comunisti, contro 17.500 a quello dei socialisti, con un voto nettamente maggioritario in categorie come i muratori, i fornaciai e i ceramisti ed una forte incidenza anche fra i salariati e braccianti agricoli. Nel congresso del PSI cremonese preparatorio di quello di Livorno andarono alla tesi comunista (Pozzoli – Bernamonti – Chiappari) 969 voti contro 2104 alla tesi Lazzari – Sasdelli – Caporali. A Livorno andranno tra i delegati Pozzoli e Bernamonti.
Alla direzione della federazione, i cui giovani quadri avevano vissuto una fondamentale esperienza accanto a Ferruccio Ghinaglia, emergono infatti due figure. Quella del segretario Tarquinio Poz¬zoli, autodidatta, fortissima tempra di combattente, pur se con la salute gravemente minata, già provato da anni di carcere per antimili¬tarismo, sindaco di Cremona. Pozzoli era bordighiano convinto, lo rileviamo da memorie tutte concordanti e dai suoi stessi scritti. Egli però temperava le negative caratteristiche di chiusura, astrattezza, settarismo esasperato tipiche del bordighismo con la sua straordinaria esperienza umana, con le sue doti di tolleranza e di apertura al dibattito nel par¬tito pur nella necessità della disciplina, con la comprensione delle ra¬gioni altrui. Accanto a lui ha dunque potuto convivere ed emergere la figura di Dante Bernamonti, maestro elementare, impegnatissimo in campo sindacale e cooperativo, oltre che di partito, di tendenza netta¬mente ordinovista, che dirigerà effettivamente il giornale della federa¬zione, l’Eco dei comunisti, come redattore.
È di Bernamonti, e quindi del giornale, un continuo discorso uni¬tario, verso i socialisti, e un netto rifiuto alla divisione negli organismi economici dei lavoratori, un giudizio non trionfalistico ma amaro sulla scissione di Livorno, di cui vede, pur giudicandolo indispensa¬bile, l'indebolimento che ne deriva nel movimento operaio, per chiare responsabilità della maggioranza del PSI nell'averla provocata. È Bernamonti che al I Congresso della Federazione giovanile comunista cremonese parla di forze “sciaguratamente divise”, non per colpa nostra. Altri nomi di fondatori del PCI a Cremona furono Ferragni, Marabotti, Maffezzoni, la Manara, la Generali, Zavatti, Chiappari, Cabrini, Ferrari di Casalmaggiore, Nino Arienti, piadenese classe 1905, giovane socialista appena sedicenne.
Di quest’ultimo venne diffusa nel 71 una pubblicazione ciclostilata con le sue memorie: “Piadena Rossa, memorie di un operaio comunista”.
Vi si trovano spunti interessantissimi. Per esempio sulla influenza gramsciana sulla appena nata Federazione comunista di Cremona.
Ad un certo punto del suo manoscritto Arienti parla dei riflessi a Cremona delle due tendenze fondamentali presenti nel PCd’I : “Le due tendenze nella Federazione facevano capo a due dirigenti: Pozzoli – bordighista convinto e conseguente sino alla morte (avvenuta nel 1926 -ndr) – e Bernamonti. Non si può dire che fra questi due compagni vi siano stati degli urti violenti e tantomeno delle rivalità di predominio. Quello che era evidente è che alle riunioni di una certa importanza, dove erano presenti diversi compagni di base, Bernamonti difendeva appassionatamente le vedute di Gramsci che arrivavano a mezzo del giornale “Ordine Nuovo”. E’ interessante notare che a sostegno di Pozzoli vi era quasi al completo il gruppo degli intellettuali, mentre gli operai erano più numerosi con Bernamonti. Nel giornale federale “L’eco dei comunisti”  prevalevano gli articoli di tendenza gramsciana...”. Arienti illustra poi alcuni dei più significativi momenti di questo confronto.
“Sarà bene ricordare la controversia pro o contro un articolo importante redatto da Pozzoli sugli “Arditi del popolo”. Questo articolo è stato molto discusso e criticato anche nelle sezioni più importanti della provincia, che non erano d’accordo con le tendenze settarie nel campo della difesa armata contro i fascisti”. In proposito è noto che i bordighiani contestavano ogni possibilità di lotta comune con questo movimento, presente pur se debole anche in qualche zona della provincia, e difendevano la purezza assoluta della propria linea politica. Altra divergenza rilevante “tra le due tendenze si è verificata sull’opportunità di collaborare coi socialisti di sinistra (“terzini”) e sulla loro eventuale ammissione nel Partito. A Cremona questo problema prendeva una certa acutezza poichè numerosi erano i seguaci di Costantino Lazzari; si sa che questo pioniere del socialismo, deputato della Provincia, dirigeva il gruppo di “Pagine rosse” con Maffi e Riboldi. L’entrata dei “terzini” nel Partito, nel 1923, è la prima grande vittoria di Gramsci su Bordiga. Su questo tema avvenne la più importante battaglia interna fra il gruppo Pozzoli e quello di Bernamonti. Pozzoli considerava i socialisti cremonesi in blocco come responsabili del tracollo politico della sinistra e sosteneva che l’entrata di alcuni elementi più a sinistra avrebbe provocato nuovamente la tendenza politica che il Partito aveva definitivamente condannato a Livorno”.
Arienti sottolinea che questi anche duri confronti a Cremona “non provocarono vere e proprie rotture profonde fra i dirigenti e fra gli aderenti in generale” del partito comunista, del resto “l’avanzata precoce e violenta del fascismo farinacciano ha contribuito a suggerire ai comunisti cremonesi che la lotta contro questo pericolo mortale doveva prevalere sulle polemiche di tendenza”.
Egli ricorda anche un curioso (ma non per questo insignificante) altro oggetto di polemica: Pozzoli critica il fatto che “L’eco dei comunisti” abbia pubblicato un articolo “di cronaca in occasione della elezione della Reginetta di Cremona, la più bella ragazza della città”. L’articolo significa propagare idee piccolo borghesi, dice Pozzoli, al che Bernamonti risponde che “le grandi manifestazioni popolari interessano il Partito che su di esse ha una parola da dire”. 
Tra le pubblicazioni che riportano notizie essenziali sulla nascita del PCI cremonese segnaliamo di Armando Parlato: Tarquinio Pozzoli (Cremona 1982), di Giancarlo Corada: Dante Bernamonti (Cremona, 1982), il reprint integrale de “l’Eco dei comunisti” 1921-22, curato da Giuseppe Azzoni nel 1981.

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