Martedì, 10 settembre 2024 - ore 00.34

Anziani ISTAT, l’Italia si spopola e invecchia sempre di più | CNA

Fino a 4 milioni i meno entro il 2050 e soprattutto sempre meno giovani, con un 34,5% della popolazione over 65.

| Scritto da Redazione
Anziani ISTAT, l’Italia si spopola e invecchia sempre di più | CNA

Anziani ISTAT, l’Italia si spopola e invecchia sempre di più | CNA

Fino a 4 milioni i meno entro il 2050 e soprattutto sempre meno giovani, con un 34,5% della popolazione over 65. Ma non basta. 9,8 milioni di persone sole di cui 5,8 milioni di anziani. Meno figli nelle famiglie.

Questo il quadro demografico che ci restituisce l’Istat nel Rapporto ‘Il Paese del domani: una popolazione più piccola più eterogenea e con più differenze”, pubblicato nei giorni scorsi.

Un quadro, questo, con cui dovranno fare i conti anche le imprese che operano nel mercato italiano e che dovranno tarare prodotti e servizi in base al nuovo quadro demografico.

L’Italia che verrà

Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2022, restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, recita il Rapporto Istat.  La popolazione residente, informa l’Istituto di statistica, è in decrescita: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 mln nel 2030, a 54,4 mln nel 2050 fino a 45,8 mln nel 2080. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2022 a circa uno a uno nel 2050.

Pur in un quadro di invecchiamento comune, le differenze strutturali tra Nord e Mezzogiorno del Paese si amplificano. In crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

L’Italia caso di studio per l’invecchiamento della popolazione

La struttura della popolazione, chiarisce l’Istat, è oggetto da anni di uno squilibrio sempre più profondo, dovuto alla combinazione, tipicamente italiana, dell’aumento della longevità e di una fecondità costantemente bassa. Stabilmente sul podio mondiale dell’invecchiamento, oggi il Paese presenta la seguente articolazione per età: il 12,7% degli individui ha fino a 14 anni di età; il 63,5% tra 15 e 64 anni; il 23,8% dai 65 anni di età in su.

L’età media, nel frattempo, si è portata a 46,2 anni e ciò fa del Paese, insieme a pochi altri esempi nel mondo (Spagna e Grecia in Europa; Corea del Sud e Giappone in Asia) uno dei casi all’attenzione mondiale per i demografi nonché per gli esperti di economia e sviluppo sostenibile. Le prospettive future, insiste l’Istat, comportano un’amplificazione di tale processo, governato più dall’attuale articolazione per età della popolazione che dai cambiamenti ipotizzati circa l’evoluzione della fecondità, della mortalità e delle dinamiche migratorie, in base a un rapporto di importanza, all’incirca, di due terzi e un terzo rispettivamente.

Lo stivale con i capelli bianchi

 Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5%, secondo le previsioni Istat, con un minimo del 33,2% e un massimo del 35,8%. Comunque vadano le cose, chiarisce l’Istituto di statistica, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare fabbisogni per una quota crescente di anziani. I giovani fino a 14 anni di età, sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in parziale recupero, potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,2% del totale, registrando una moderata flessione in senso relativo ma non in assoluto. Infatti, sul piano dei rapporti intergenerazionali si presenterà un rapporto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di oltre tre a uno.

A contribuire alla crescita assoluta e relativa della popolazione anziana concorrerà soprattutto il transito delle folte generazioni degli anni del baby boom (nati negli anni ’60 e prima metà dei ’70) tra le età adulte e senili, con concomitante riduzione della popolazione in età lavorativa. Nei prossimi trent’anni, infatti, la popolazione di 15-64 anni scenderebbe al 54,3% in base allo scenario mediano, con una forchetta potenziale compresa tra il 53,2% e il 55,4%. Come per la popolazione anziana, quindi, anche qui si prospetta un quadro evolutivo certo, Recita il Rapporto Istat, con potenziali ricadute sul mercato del lavoro e sul come assicurare il livello di welfare necessario al Paese.

Soprattutto anziani tra le persone che vivono sole

In termini assoluti, tra i 9,8 milioni di persone che si prevede vivranno sole nel 2042, 5,8 milioni avranno 65 anni e più, con una crescita del 42% rispetto al 2022. Il vivere soli ha caratteristiche diverse per uomini e donne. Nel 2022 tra gli uomini che vivono soli oltre tre su dieci hanno più di 64 anni, mentre tra le donne questo rapporto sale a più di tre su cinque (63,5%).

Negli anni, chiarisce ancora l’Istat, le previsioni mostrano uno scenario in cui l’incidenza di ultrasessantacinquenni nel complesso delle famiglie unipersonali cresce in modalità così rilevante da rappresentare un potenziale campanello di allarme legato alla fragilità di questi soggetti, che in molti casi necessiteranno di cure e sostegno. Per gli uomini soli con 65 anni e più si prevede un aumento di 600mila unità entro il 2042, per le donne sole coetanee si valuta invece un aumento di ben 1,1 milioni. I primi arriverebbero a rappresentare in tale anno il 41,3% del totale degli uomini soli, le seconde addirittura il 72,8% delle donne sole

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