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Aria inquinata in Lombardia? Noi vorremmo respirarla così...

| Scritto da Redazione
Aria inquinata in Lombardia? Noi vorremmo respirarla così...

PIANO REGIONALE DI INTERVENTO SULL’ARIA  .Progetto PRIA Lombardia
26 SETTEMBRE 2012
Il Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia intende portare un proprio contributo al Piano Regionale di Intervento sull’Aria – PRIA 2012.
La proposta della Regione Lombardia di produrre un Piano Regionale di Intervento sull’Aria in Lombardia (PRIA) per il 2012 è sicuramente un atto necessario ed indispensabile per permettere alla nostra regione di competere anche in questo campo con le altre regioni europee.
Da qui l’importanza di un documento di analisi e di prospettive praticabili per un progetto di miglioramento della qualità dell'aria e dell'ambiente in Lombardia.
Come Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia intendiamo far rilevare che la Regione Lombardia è uno dei quattro territori europei a più alto sviluppo: proprio per questa ragione è indispensabile ripensare al modello di vita e di sviluppo regionale.
Le nostre proposte intendono portare, sia pure in modo parziale ed a grandi linee, ad una riflessione più generale sulle alcune delle possibili prospettive di miglioramento della qualità dell’aria in Lombardia.
La scelta dello "Sviluppo per lo Sviluppo infinito" ormai non regge più da anni: lo testimoniano le pesanti condizioni ambientali, con ricadute sulla qualità dell'aria con lo sforamento continuo dei limiti europei, sul territorio, sulle acque.
Per queste ragioni pensiamo che sia necessario lanciare un "Piano generale di risanamento ambientale" che preveda la riconversione dell'apparato industriale, del sistema della mobilità ed il rilancio di una agricoltura libera da componenti chimiche quali disinfestanti e pesticidi che, oltre a colpire i parassiti nelle coltivazioni, diffondono veleni e sostanze nell'aria, nelle acque, nel terreno, nocive alla salute degli esseri viventi (uomini e animali) con ricadute pesanti sulla stessa catena alimentare umana.
Per quanto riguarda la mobilità di persone e merci, la Lombardia dovrebbe attivare un progetto di rilancio della mobilità ferroviaria per realizzare il "Sistema di metropolitana regionale di superficie" con il raddoppio in sede e senza ulteriore consumo di suolo degli oltre 800 km di rete ferroviaria nella Lombardia ancora a binario unico, completandone la elettrificazione delle linee e la soppressione con la sostituzione con opere alternative degli oltre 700 passaggi a livello ancora esistenti in regione.
E’ questa la premessa indispensabile alla realizzazione di una rete interscambi intermodali ferro-gomma per persone e merci finalizzata a valorizzare la mobilità pubblica e collettiva, alla riduzione dei percorsi di merci e persone su gomma, contribuendo alla riduzione degli inquinanti da traffico.
A tale proposito si mettono a disposizione gli "Studi relativi al potenziamento dei servizi sulle linee ferroviarie regionali del nodo di Cremona"; al "Progetto per il servizio di tipo metropolitano per Mantova" e lo "Studio per un servizio di tipo metropolitano per Cremona e Provincia" e la riqualificazione e la riutilizzazione con il "Progetto potenziamento itinerario linea Mediopadana Asti-Piacenza-Cremona-Mantova-Monselice".
Si rilancia in questa sede la proposta di realizzare offerte di servizi di tipo metropolitano “sfruttando” le linee ferroviarie intorno alle città capoluogo: Mantova con la sua “corona ferroviaria”, Cremona con le sue linee passanti, Brescia con le direttrici nord sud (San Zeno-Brescia-Iseo, da riqualificare ed elettrificare) ed est-ovest (Rovato-Brescia-Rezzato), Bergamo con la direttrice Seriate-Bergamo-Ponte San Pietro, Varese con l’integrazione dei servizi della Rete Ferrovie dello Stato e Ferrovie Nord Milano, Como con il servizio frontaliero. Si propone inoltre la realizzazione del collegamento Iseo-Rovato-Milano, la elettrificazione della Brescia-Piadena-Parma.
La proposta che si può denominare "Progetto Lombardia Ferroviaria (Lo.Fer)", non prevede linee ad Alta Velocità ma linee “normali” da 160-180 a 200-250 km/h.
E’ una proposta alternativa, di minore impatto ambientale e di minore inquinamento, rispetto al progetto della realizzazione delle 12 autostrade regionali: oltre ad essere un progetto che provocherà senza dubbio un maggiore inquinamento,  comporta anche un alto consumo di suolo, non solo per la viabilità autostradale e le opere di connessione alla viabilità ordinaria, ma anche per gli insediamenti commerciali previsti anche con leggi della stessa Regione Lombardia, ai lati delle autostrade, con alti costi esterni per i danni all'ambiente e per le pesanti ricadute sociali provocati dalla incidentalità stradale. 
Per quanto riguarda l'assetto industriale, la Regione Lombardia si deve impegnare ad attivare per ogni progetto industriale la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Incidenza Sanitaria (VIS).
Nella pesante situazione ambientale di oggi, la Regione Lombardia non può permettersi di autorizzare la costruzione e/o l'ampliamento di impianti industriali senza questi importanti elementi di valutazione che devono essere estesi su tutto il territorio regionale assieme ad una rete di monitoraggio costante e di informazione permanente ai cittaadini.
Priorità della Regione Lombardia deve essere l’impegno alla loro redazione dove questi strumenti indispensabili alla pianificazione territoriale (VIA, VAS, VIS) non esistono come nel caso, ben noto in provincia di Cremona fra Spinadesco, Cavatigozzi e Sesto ed Uniti, dell'Acciaieria Arvedi (quadruplicata) e della Zincheria Arvedi (con la produzione attivata senza informare i cittadini) insediamenti realizzati senza Valutazione di Impatto Ambientale.  Esistono altre situazioni simili in Regione? Si provveda rapidamente alla loro regolarizzazione non solo con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) per gli impianti.
La Regione Lombardia deve compiere una rivisitazione ed attivare un programma di riqualificazione produttiva con la riconversione delle oltre 290 attività industriali a rischio di incidente rilevante presenti in Regione Lombardia e ricadenti sotto la “normativa DLgs 334/1999 Direttiva Seveso”: di Seveso in Italia ne è bastata una!  
Per quanto riguarda il settore energetico, la stessa Regione Lombardia dovrebbe valutare ed approfondire con la dovuta attenzione, rinnovandola con nuovi progetti ambientalmente sostenibili e con fonti rinnovabili, a partire dal solare, la politica energetica che oggi prevede il preponderante utilizzo di risorse fossili non rinnovabili con pesanti emissioni di particolato primario e secondario (più pericoloso) PM2,5, Nox, Co, CO2, dalle centrali turbogas e dalle centrali in essere ed in quelle previste dalle centrali di immissione del metano nel sottosuolo: Brugherio, Settala, Sergnano (due centrali per un totale di 135 MW - progetto sovrapressione), Ripalta Cremasca, Bordolano (centrale da 52 MW in progetto), Corneliano Laudense, Bagnolo-Mella, con emissioni ricadenti al suolo (sulle colitvazioni e nelle acque) nel raggio di circa 20-30 km per ciascun impianto con miliardi di m3 di fumi immessi nell’atmosfera a temperature da 200° a 550° a 700°.
In un'area come quella della Pianura Padana già pesantemente inquinata: vale davvero la pena peggiorare ulteriormente la situazione per produrre energia con metodi tradizionali ormai superati ed a rischio dipendenza dalle fonti fossili in via di esaurimento nei prossimi anni?
La stessa prudenziale attenzione, valutandone la opportunità/necessità per gli abitanti della stessa Regione, dovrebbe essere dovuta sul problema delle concessioni di ricerca degli idrocarburi (gli abitanti, dopo le perforazioni della Pianura Padana di Mattei-Eni degli anni 1950 e fino al 1990, si chiedono quali idrocarburi si vanno a cercare e con quali metodi (a Bordolano è stato addirittura autorizzato da UNMIG-Bologna l’uso di esplosivi…), sulle perforazioni di nuovi pozzi, per il "contatto ed il rischio inquinamento" con le falde acquifere profonde (eredità per le future generazioni), per gli stoccaggi di metano a Cornegliano Laudense, a Bordolano, a Romanengo, a Bagnolo Mella.
Prudenza e attenzione nella valutazione sono richieste alla Regione Lombardia per l'ampio territorio regionale coinvolto in progetti di stoccaggio di metano anche con progetti di immissione del metano in sovrapressione come a Brugherio, Settala, Sergnano, Riapalta Cremasca, note attività a rischio di incidente rilevante soggette alla “Direttiva Seveso-DLgs 334/1999”   .
Maggiori precauzione e prudenza per le rischiose e pericolose ripercussioni sono richieste nella valutazione della Regione Lombardia relativamente alla attività di stoccaggio del metano, noto elemento "gas serra climalterante", gas letale, gas infiammabile.
L'attività di stoccaggio del metano è attività considerata a rischio di incidente rilevante, attività che può provocare subsidenza, sismicità indotta dall'attività antropica dell'uomo (Rif.: Delibera Giunta Regione Lombardia  n. 9604 del 11 giugno 2009) come noto nella documentazione scientifica internazionale.
La Regione Lombardia ha attentamente valutato tali situazioni in modo tale da escludere per sempre rischi di sismi provocati da attività di stoccaggio?
Chiediamo una valutazione certa poichè progetti di stoccaggio di metano recentemente approvati ne prevedono la realizzazione in note zone sismiche: Cornegliano Laudense (Lodi - terremoto di Caviaga del 1951), Romanengo (identificativo sismologia internazionale: ITIS 104 - terremoto "di Soncino" del 1802), Bordolano (ha subito gli effetti sismici del terremoto di "Soncino" del 1802), Bagnolo Mella-Capriano del Colle (zona sismogenica di Capriano del Colle origine terremoto di Brescia del 1117, a pochi chilometri dalla zona sismica di Salò-ITIS 069).
La valutazione sismica e sismogenica del territori regionale deve essere aggiornata dopo gli avvenimenti sismici del 2004 (Salò), 2008, 2010, 2011 e del maggio 2012 (ancora in corso!) fra le Regioni dell'Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria e Toscana.
Per quanto riguarda l'agricoltura, da una parte la Regione Lombardia non può finanziare l'agricoltura di qualità per poi permettere, sollecitare ed incentivare con apposite leggi regionali, dall'altra parte la costruzione di una imponente rete autostradale (i dati di traffico che segnalano un forte calo dovrebbero far riflettere sulla strategicità di questo tipo di devastante ed improduttivo investimento) che provoca ricadute inquinanti pesantissime sull'ambiente, nell'aria e quindi sulle stesse colture agricole destinate all’alimentazione ed alla filiera alimentare degli esseri viventi.
Deve essere rilanciata e privilegiata e incentivata una agricoltura più vicina al territorio, ai suoi abitanti, libera da prodotti genenticamente modificati, libera dal petrolio e dai suoi prodotti derivati quali concimi chimici, diserbanti, pesticidi, disinfestanti: sostanze che gli esseri viventi respirano, mangiano attraverso i prodotti della filiera alimentare.
Devono essere rivalutate e rilanciate le coltivazioni di specie alimentari "dimenticate" perchè non remunerative, ma che hanno fatto parte della tradizione alimentare dei nostri genitori, dei nostri nonni, per tramandarle alle future generazioni.
Una agricoltura che deve produrre per alimentare gli esseri viventi e non per bruciare i prodotti agricoli per ricavare "bio"energia, consumando risorse non rinnovabili come suolo, acqua e aria. 
Deve  essere attivata una politica "Lombardia territorio bene comune" per avviare un nuovo "sviluppo sostenibile" in una delle Regioni che è parte importante del "Motore Europa", evitando che il nostro territorio sia svalutato, svenduto e distrutto da progetti che lo vedono trasformare in "Hub delle logistiche" oppure in un "Hub del metano e dell'energia".
Si rifletta profondamente ed adeguatamente su questa scelta di trasformare il territorio nazionale, della Lombardia e della Pianura Padana in un “hub  europeo del metano”, come se ci trovassimo di fronte ad una immensa “Provincia degli Idrocarburi di 115.000 kmq da Milano all’alto Adriatico (Ministero dell’Ambiente – 2010)”: chi la gestisce? Chi la governa? Con quale sicurezza per i cittadini, le abitazioni, i monumenti patrimonio storico nostra identità culturale, le attività industriali, e le infrastrutture? Con quali garanzie e con quali risarcimenti in caso di danni nelle attività di stoccaggio se nemmeno le società operative nel settore hanno disposto fidejussioni per i 116 Comuni lombardi coinvolti nei progetti e nelle attività di stoccaggio, essendo le stesse società operative scoperte anche dal punto di vista assicurativo?   .
Non possiamo sottovalutare la grave instabilità del quadro politico internazionale, anche ai confini mediterranei del nostro Paese.
I “nostri stoccaggi strategici del metano ” possono sopperire ad una-due settimane di consumi in caso di emergenza: la recente guerra della “Primavera araba in Libia” è durata sei mesi…Dobbiamo veramente consumare risorse economiche importanti ed oggi anche scarse, per creare nuovi stoccaggi di risorse fossili non rinnovabili e limitate nel futuro? E’ davvero un settore strategico per il Paese, lo stoccaggio di metano? Oppure lo è solo per le società private che sfruttano i pozzi utilizzati dal 1950 al 1990 per estrarre metano ed oggi esausti sotto i nostri piedi e senza far partecipare i cittadini ed i Comuni interessati alle loro “scelte private”? Chi sono i beneficiari di questa scelta?
Gli impianti per l’estrazione di prodotti petroliferi, metaniferi e per gli stoccaggi di metano sono sparsi ed a cielo aperto, spesso vicino a centri abitati e ad attività economiche, sono attività a rischio di incidente rilevante, si trovano diffusi sul territorio nazionale e regionale, oltre che ad essere pesantemente impattanti sull’aria dell’intera Pianura Padana, ben oltre i confini della Regione Lombardia.
La loro smisurata proliferazione ci fa trovare di fronte ad una scelta rischiosa, dipendente e fortemente ricattabile dalle situazioni politiche e di mercato internazionali, a rischio terrorismo, non escludendo i rischi e le minacce della criminalità internazionale: una situazione che l’importante apparato produttivo industriale della nostra Lombardia non può minimamente permettersi.
Ci chiediamo se per la quarta Regione d’Europa come PIL prodotto, convenga questa politica basata principalmente sulle fonti fossili e sulle industrie energivore.
Per questo è necessario e non più rinviabile lavorare non solo un’aria migliore in Lombardia, ma per un progetto di radicale cambiamento nello stile economico e produttivo della regione in cui viviamo: lo dobbiamo alle nostre future generazioni, lo dobbiamo all’Europa.  
Disponibili ad ogni ulteriore confronto e chiarimento.

Mairano (BS), 26 settembre 2012
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
info@comitatiambientelombardia

Imma Lascialfari  - Presidente
Ezio Corradi -  Vicepresidente

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