ARMAGUERRA: PRO MEMORIA PER GLI AMMINISTRATORI COMUNALI | Ennio Serventi (Cremona)
Ricordiamoci di Ermete Civardi, giovane dipendente della fabbrica ucciso nel 1945 da truppe tedesche in ritirata nei giorni della liberazione dal nazi-fascismo
Egregio sig. Direttore, in data 25 u.s. leggo sul giornale da Lei diretto che nelle prossime settimane andrà in Consiglio Comunale, per l'approvazione, il piano di ricupero e riqualificazione dell'area urbana occupata da quel che resta di quella che fu “l'Armaguerra, fabbrica fiorente un tempo, orgoglio della città di Cremona, che produsse micidiali ordigni, il fucile semi automatico calibro 6,5 mm, la pistola mitragliatrice OG/44”.
La notizia non mi riporta nessuna nostalgia per quelle produzioni ben descritte da Corrado Staiano e sopra riportate ma, questo si, mi rinnova il ricordo per Ermete Civardi, giovane dipendente della fabbrica ucciso nel 1945 da truppe tedesche in ritirata nei giorni della liberazione dal nazi-fascismo. Il giovane Civardi venne riconosciuto, dalla apposita Commissione Militare Regionale, “Partigiano Combattente”.
In sua memoria venne murata nell'atrio della palazzina direzionale dello stabilimento una lastra di marmo, rievocativa dell'evento, certamente pensando ad una sua perennità: così non fu. Nei passaggi proprietari dell'immobile, per salvaguardarla da probabili distruzioni, venne staccata e deposita in uno dei depositi comunali perché venisse conservata e ricollocata, in apposito e degno luogo, a riqualificazione dell'area conclusa.
Ora il tempo sembra essere venuto.
In anni passati mi adoperai affinché la lapide venisse ritrovata ma, per la scarsa collaborazione di burocrazie comunali, la ricerca non ebbe luogo. Ora il tempo per riprendere la ricerca sembra essere venuto in modo che, a compimento dell'opera di riqualificazione dell'area, la targa commemorativa possa essere ricollocata. Facciamo in modo che non si interrompa definitivamente il rapporto della città con eventi che la stessa visse.
Ennio Serventi (Cremona)
n.b. Serventi ci invia questa lettera, che è stata pubblicata dal giornale La Provincia, con la richiesta di mantenere il titolo originario. Così è.