Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 16.01

Asili nido BOCCI E FORATTINI (PD): ‘UN BIMBO SU QUATTRO HA IL POSTO: REGIONE FACCIA DI PIÙ PER AIUTARE LE MADRI’

Tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa, abbandono del lavoro che si pone agli stessi livelli, media di figli per donna ferma a poco più di uno: in Italia fare le madri e lavorare è più complicato che altrove.

| Scritto da Redazione
Asili nido BOCCI E FORATTINI (PD): ‘UN BIMBO SU QUATTRO HA IL POSTO: REGIONE FACCIA DI PIÙ PER AIUTARE LE MADRI’

Asili nido BOCCI E FORATTINI (PD): ‘UN BIMBO SU QUATTRO HA IL POSTO: REGIONE FACCIA DI PIÙ PER AIUTARE LE MADRI’

Tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa, abbandono del lavoro che si pone agli stessi livelli, media di figli per donna ferma a poco più di uno: in Italia fare le madri e lavorare è più complicato che altrove.

“La Lombardia, dove i bambini tra zero e 2 anni sono circa 250mila (al 1 gennaio 2018, ndr), ha una copertura di 23,5 posti ogni 100, mentre l’Obiettivo di Lisbona, ratificato da tutti gli Stati europei, prevedeva 33 posti ogni 100 bimbi da raggiungere entro il 2010 – denunciano Paola Bocci e Antonella Forattini, consigliere regionali del Pd, facendo eco all’allarme lanciato dai sindacati –. E invece di incrementarli, la Regione si è sempre limitata ad adottare misure complementari, come ‘nidi gratis’, rispetto a quelle statali, senza aumentare, appunto, la rete di offerta dei servizi all’infanzia, ora sottodimensionata, frammentata ed eccessivamente rigida, che non supporta pienamente la conciliazione degli orari di vita e lavoro e non offre opportunità di crescita educativa e di relazione a tutti i bambini”.

“Fa eccezione Milano che essendo oltre il 33% alza la media, ma investe molto di suo, con formule diverse: nido pubblico o accreditato, accordi con privati per posti a costi calmierati. Invece, nidi gratis sono un pezzo della risposta che la Regione mette in campo grazie anche a finanziamenti europei – proseguono Bocci e Forattini –. Eppure, la possibilità ci sarebbe, ovvero un piano di diffusione dei servizi all’infanzia da considerarsi servizio educativo a domanda collettiva e importante supporto alle donne che lavorano. Perché sono proprio l’alto costo dei nidi e la mancanza di strutture a portata di mano che fanno da deterrente forte al rientro al lavoro”.

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