«Noto con piacere che, come avevo auspicato, il dibattito sulle Aree Vaste è entrato nel pieno del dibattito e mi auguro, al contempo, che mantenga un livello di dialogo costruttivo-tecnico e non ideologico, riconoscendo pari dignità a tutti i territori e non subalternità, dove tutti gli attori locali, come anche evidenziato dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, potranno dire la loro»: così Carlo Vezzini, Presidente della Provincia di Cremona. «Detto questo, proprio in tale positivo spirito costruttivo di partecipazione e condivisione di scelte che andranno ad avere ricadute in termini diretti sui cittadini, il tema delle infrastrutture è centrale e quindi strategico. Come si sono investiti circa 80 milioni di euro per il raddoppio della Paullese, con nuove opere e riqualificazioni, in attesa del completamento in parte Milanese, parimenti si investa nel Casalasco in connessione con il Mantovano, dall’autostrada Cremona-Mantova alla riqualificazione fluviale e ferroviaria; sono, peraltro, sotto agli occhi di tutti i gap infrastrutturali viari che separano questo territorio dal resto della provincia. Proprio per questo non si può escludere la popolazione del sud della Lombardia da un’efficace e funzionale mobilità che sviluppi i segmenti acqua, ferro e gomma», prosegue Vezzini.
«In tale ottica non vedo, quindi, spreco di denaro pubblico e il contestuale miglioramento del budget ai fini di far partire, in termini funzionali, l’iter progettuale, non può che essere un beneficio per le comunità locali. Non solo: come peraltro evidenziato dalla responsabile ambiente della segreteria provinciale del Partito Democratico, Francesca Pontiggia, il piano regionale Trasporti e Mobilità proposto dalla Giunta Maroni inserisce la Cremona-Mantova tra le infrastrutture strategiche. Certamente andranno fatti piani, analisi e condivisioni dei processi, ma non si può prescindere da un’opera che va a interagire con il “corridoio” Tirreno-Brennero, peraltro opera ritenuta strategica dallo stesso Governo», si avvia a concludere Vezzini. «La vera questione è investire in queste comunità locali sudlombarde. La nostra è, per natura, una provincia stretta e lunga e, al di là di ogni sano e giusto dibattito, anche campanilistico, il nostro territorio, dal Cremasco al Soresinese, dal Cremonese al Casalasco, non può essere escluso da logiche di sviluppo strategico regionale, il più possibile integrate».