Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 08.25

Bettoli.Vendola a Napoli

| Scritto da Redazione
Bettoli.Vendola a Napoli

Beh, che dire? Forse non fa la stesso effetto di "locations" interrogative e provocatorie, come "Marx a New York", oppure "Lenin a Calcutta". Ma ripropone la questione della "messa alla prova" di un'ipotesi di fronte ad orizzonti più larghi, tendenzialmente universali. Come diceva quell'ex comunista fanatico di Popper (forse, come troppi ex e convertiti, soprattutto un eterno fanatico: cercò di spiegarglielo, in una notte a Cambridge, Wittgenstein inseguendolo con un attizzatoio), ogni cosa può essere vera, sino alla sua "falsificazione".
Più di qualche compagna/o insiste su due aspetti critici: 1) il sospetto che nasce dall'identificazione tra una forza politica (in questo caso Sel) ed una persona; 2) la scarsa convinzione - derivata da ultimo dalle vicende del 2006-2008 - che una sinistra poco compatta possa fare qualcosa di utile all'interno di un governo di orientamento inevitabilemente neoliberale.
Sono questioni serie, cui però è facile replicare con almeno due dati di realtà: 1.a) che senza un gruppo dirigente adeguato, non si costruisce una forza politica: è stato il grande insegnamento della "scuola togliattiana" del Pci, non a caso storicamente vittoriosa sulla scassata organizzazione del Psi nenniano, antesignano della sbragatura postmoderna della politica "light"; 2.a) che la politica non si fa con ipotesi nette, ma deve tenere conto delle complessità: in primo luogo quella di non rompere - finendo ai margini, condannati dai più come minoritari e settari - con le preoccupazioni della maggioranza dell'opinione progressista. In fondo, siamo o non siamo il paese che ha "inventato" il fascismo, e che sembra reinventarlo nelle sue forme postmoderne? Il fatto di ricordarcene non è cosa da poco.
Ciò non significa che non ci si debba fare carico delle notazioni critiche e dei dubbi. E quindi: 1.b) un gruppo dirigente è cosa diversa da una sola persona la comando, per quanto lucida e capace di comunicatività; 2.b) un'alleanza deve avere comunque una ragion d'essere, altrimenti diventa un pateracchio "socialdemocratico" (termine che in Italia conserva la valenza negativa che deriva dall'aver avuto a che fare non con Brandt, Palme, Kreisky o Mitterrand, ma con Giuseppe Saragat ed i suoi sottoprodotti, da Tanassi a Pietro Longo).
E quindi: è stato interessante e cruciale l'emergere di altre personalità rappresentative di una sinistra non annacquata e non smidollata: da Giuliano Pisapia, vincitore delle primarie per il comune di Milano, a Luigi De Magistris, rappresentativo dell'anima di sinistra della magistratura, ai dirigenti della "nuova Fiom" - dallo scomparso Claudio Sabattini ai reggiani Gianni Rinaldini e Maurizio Landini, senza scordare la vera "eminenza grigia" della federazione, cioè Giorgio Cremaschi. Il fatto che quasi tutte queste persone - insieme all'attuale segretaria dell'altra più importante categoria della Cgil, la Funzione Pubblica, cioè Rossana Dettori - si siano riconosciute nel progetto di Sel è significativo.
Purtroppo, però, Sel non nasce dal nulla e, come le altre forze politiche della sinistra, è ipotecata dalla presenza ingombrante dei residui dei precedenti percorsi fallimentari dell'italica gauche, non importa se socialista, comunista o della "nuova sinistra". "Rifiuti ingombranti", per l'appunto, per i quali non è stata individuata ancora l'opportuna discarica. E che antepongono i propri percorsi di carriera ad ogni progetto. (La cosa non riguarda certo solo Sel, ma anche la FdS, quanto rimane del Psi autonomo e le varie microorganizzazioni "minori").
Ecco quindi sovrapporsi la "bassa cucina" alle questioni strategiche. Simbolizzabile in un'immagine: quella dell'alto balcone di Palazzo San Giacomo, il municipio di Napoli, qualche settimana fa, occupato da un gruppo di cooperatori sociali (pure loro in buona parte esponenti di Sel) che cercavano di far tirar fuori almeno una parte dei tre anni di fatture non pagate dall'assessore competente... pure lui di Sel. Tre anni in cui l'assessore è stato prima del Prc e poi del nuovo partito, ma con un elemento di continuità: il non fare nulla per mettere mano ad una situazione esplosiva, in cui gli "ultimi" tra i lavoratori del Welfare venivano abbandonati ad bestias. Stesso ragionamento, mutatis mutandis, si potrebbe fare per l'incredibile Ferrero, ministro delle Politiche Sociali nel "Prodi II": è aperto un concorso per una borsa di studio in fanta-archeologia per capire cos'abbia fatto dalle parti di quel microministero.
In sintesi: Vendola è una brava persona, e rappresenta il meglio dell'alternativa ai grigi e neoliberali dirigenti del Pd. I vendoliani sembrano invece troppo occupati a cercare di recuperare ruoli di sottopotere, "divisi" come sono tra personale politico di lungo corso e "giovani cresciutelli" fideisti ed usi ad innamorarsi di ogni fenomeno nuovista. La vicenda del sostegno alla candidatura a sindaco di Luigi De Magistris è allora discriminante: se Sel - come sembra ormai evidente - sceglierà un'alleanza di potere con il Pd, segnerà il suo suicidio, deludendo le aspettative di rinnovamento di chi ha individuato in Vendola il portabandiera della "nuova" sinistra.
Purtroppo non sembra che, alla prova dei fatti extrapugliesi, Sel sia diversa dal Prc bertinottiano, finito miseramente del 2006-2008 tra lodi alle truppe inviate in giro per il mondo, cedimenti su tutti i fronti interni e patente dimostrazione di mancanza di cultura di governo (che non è cedere a tutti i costi, ma realizzare oltre ogni limite e nonostante ogni difficoltà: altrimenti non sei socialdemocratico, ma incapace).
Che dire? Se continua così, non potremo che continuare ad agire, in una situazione di oggettivo isolamento settoriale, nel sociale. E non c'è da stupirsi se la base della sinistra sarà costretta, come al solito, a votare per i candidati volta per volta, più "credibili". Che sono sempre i più moderati ed i peggiori, ahimé.
Gigi Bettoli

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