Martedì, 23 aprile 2024 - ore 15.14

Bias cognitivi, camere dell’eco e polarizzazione: le sfide dell’infodemia per la salute pubblica

Quattrociocchi: ''La Data science potrebbe essere utilizzata per cogliere meglio, ed eventualmente anche prevedere, l’evoluzione dell’opinione pubblica e gli effetti della stessa tanto sulla società quanto sulle politiche per la gestione della pandemia''

| Scritto da Redazione
Bias cognitivi, camere dell’eco e polarizzazione: le sfide dell’infodemia per la salute pubblica

Oltre alla circolazione incontrollata del virus Sars-Cov-2, anche quella delle informazioni nel merito costituisce ormai un’importante sfida in termini di salute pubblica. Si tratta di capire come gestire quella che l’Oms ha definito infodemia, ovvero la sovrabbondanza di informazioni, accurate e meno accurate, durante una pandemia.

In che modo affrontare la massiccia diffusione di informazione sulla pandemia in atto? E come misurare il loro effetto sulla gestione del fenomeno pandemico? Queste sono le principali domande a cui tenta di rispondere il nuovo studio Infodemics: A new challenge for public health.

Pubblicato sulla rivista Cell, lo studio è frutto di un team di esperti composto da epidemiologi computazionali, rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità e dei vari Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (americano, cinese e africano), coordinati da Walter Quattrociocchi del Dipartimento di Informatica della Sapienza di Roma.

«Non bisogna sottovalutarel’impiego e le potenzialità offerte dalla Data science – commenta Quattorciocchi – Questa, applicata ai contesti sociali, potrebbe essere utilizzata per cogliere meglio, ed eventualmente anche prevedere, l’evoluzione dell’opinione pubblica e gli effetti della stessa tanto sulla società quanto sulle politiche per la gestione della pandemia».

Uno dei primi punti che lo studio sottolinea è la differenza che sussiste tra i due fenomeni: il processo di diffusione del virus, al contrario delle informazioni, non gode della caratteristica dell’opzionalità. È infatti impossibile decidere di accettare, o non accettare, la presenza del virus mentre ogni utente ha la possibilità di accogliere un’informazione piuttosto che un’altra, rigettando quelle che non sono di suo gradimento.

Per tener conto delle dinamiche che mettiamo in atto quando processiamo le informazioni, sono tre gli elementi chiave da cui partire secondo i ricercatori: confirmation bias, echo chamber e polarizzazione.

La psicologia cognitiva ci dice da anni che avere un atteggiamento critico è difficile e faticoso perché richiede la ricerca e la valutazione di prove. Nella maggior parte delle situazioni della vita quotidiana le decisioni “euristiche”, condotte in modo veloce e automatico si rivelano giuste, ma in situazioni più complesse le euristiche possono portare a distorsioni del giudizio (bias) che danno luogo a decisioni errate.

In altre parole, l’evoluzione ha reso il nostro cervello in grado di elaborare e interpretare in fretta l’enorme quantità di dati in ingresso nel nostro sistema cognitivo al prezzo di utilizzare “scorciatoie mentali” chiamate euristiche e largamente basate sulle nostre esperienze pregresse. Ma se questi dati sono inaffidabili, magari perché basati su pregiudizi o percezioni fallaci, si cade nella trappola dei bias.

Una delle euristiche fallaci più diffuse è proprio quella del pregiudizio di conferma (confirmation bias) e cioè la tendenza a scegliere, fra tutte le informazioni a cui possiamo accedere, quelle che confermano o rafforzano le nostre idee (ignorando al contempo quelle che possono in qualche modo contrastarle).

Per come è stato costruito il mondo online, specialmente quello dei social network – fatto di profilazione massiccia e bolle dei filtri – parte dalle nostre convinzioni e preferenze creando una gabbia: è il fenomeno della camera dell’eco (echo chamber): la zona di comfort digitale, chiusa o semichiusa, composta da amici, contatti e followers che la pensano esattamente come noi o in modo molto simile, rendendo più difficile acquisire nuove informazioni e cambiare punto di vista.

In questo modo si arriva al risultato finale, quello di una crescente polarizzazione delle opinioni e della società, che ci divide tra tribù in lotta tra loro.

Come se ne esce? Una risposta definitiva ancora non c’è. Da un lato sarebbe possibile incentivare (dal punto di vista economico e/o normativo) un cambiamento nella struttura di business di motori di ricerca e social network, per rendere meno vincolante la stretta delle camere dell’eco. Ma dall’altro, soprattutto, è indispensabile un grande investimento in termini di energia e consapevolezza critica da parte della cittadinanza, che le istituzioni in primis sono chiamate a guidare.

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