Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 02.48

Boss scarcerati per coronavirus: Bonafede al lavoro per rimandarli in cella

| Scritto da Redazione
Boss scarcerati per coronavirus: Bonafede al lavoro per rimandarli in cella

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è al lavoro per una norma che riporti in carcere i boss scarcerati durante questa emergenza da coronavirus. Il governo è da tempo tra due fuochi perché sebbene ci siano state motivazioni di carattere medico-scientifico per le scarcerazioni, dall’altra parte ci sono opposizione e cittadini che chiedono chiarezza all’esecutivo. Gran parte delle scarcerazione, c’è da dire, sono state disposte per gravi motivi di salute, ma ci sono anche molte ordinanze che fanno riferimento alla pandemia da coronavirus.

Tra le scarcerazioni che hanno maggiormente indignato, ci sono quelle di oltre 370 boss della mafia, alcuni sotto regime di 41-bis. Tra questi provvedimenti si inserisce la concessione degli arresti domiciliari al carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del collaboratore di giustizia Santino, rapito e sciolto nell’acido dopo due anni dal rapimento nel 1996. Cataldo Franco, che stava scontando l’ergastolo nel carcere di Opera, è passato ai domiciliari presso la sua abitazione di Geraci Siculo (Palermo). L’anziano boss, già malato, ha fatto richiesta di scarcerazione tramite il suo legale proprio per il rischio di contrarre il coronavirus.

L’ipotesi di una nuova norma che faccia tornare in carcere almeno una parte dei boss scarcerati durante questa emergenza, ha trovato il favore del procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho: "Quando abbiamo appreso che c'erano tante istanze - rivela - come procura abbiamo scritto al ministero e ai procuratori generali perché qualcuno si attivasse per fermare un'emorragia di questo tipo". "Sarebbe un'ottima soluzione trovare spiragli per far rientrare almeno i più pericolosi", ha aggiunto, sottolineando di essere rimasto sorpreso ad aprile in merito alla "esigenza che venisse sottoposta ai tribunali di sorveglianza la situazione patologica di alcuni detenuti", semplicemente perché "chi si trova in regime di 41 bis non può avere contatti con altre persone", di conseguenza il rischio coronavirus è prossimo allo zero.

 

FONTE BLOGO.IT

 

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