I BREVETTI SULLA MATERIA VIVENTE e la FAME NEL MONDO
A causa dei brevetti, il controllo del mercato alimentare si concentra nelle
mani di un numero sempre più esiguo di multinazionali: ecco la prima causa della fame nel mondo.
Il melone non è un'invenzione!
L'Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), con sede a Monaco di Baviera, fu
istituito nel 1972 per l'applicazione della Convenzione Europea sui Brevetti
(EPC), allora elaborata e sottoscritta da 19 stati in Europa. Tale
convenzione comprendeva il divieto di brevettare la materia vivente, ma
L'EPO (che gode di grande libertà perché non sottoposto ad alcuna Corte
Internazionale) riuscì, con un'irregolare modifica del regolamento
applicativo della Convenzione, a rilasciare brevetti su piante ed animali
prima ancora che fosse recepita la direttiva europea 98/44, e fossero dunque
autorizzati i brevetti sulle cosiddette "invenzioni biotecnologiche" (ma
solo in 15 dei 19 stati che avevano aderito alla Convenzione: i 15 che
avevano costituito l'Unione Europea).
Oggi l'EPO continua ad agire allo stesso modo: forzando sempre i limiti
della legge.
L'EPO sta infatti rilasciando brevetti anche oltre i limiti stabiliti
dall'Unione Europea con la direttiva 98/44 (già difficilmente accettabili).
Questa esclude dalla brevettabilità piante e animali riprodotti con
"procedimenti essenzialmente biologici", ovvero con metodi convenzionali. Ma
oggi i brevetti su piante e animali riprodotti con metodi convenzionali o
tradizionali, senza alcuna modifica genetica, vengono richiesti in numero
sempre crescente, e l'EPO ne ha autorizzati svariati (un brevetto è stato
concesso sui maiali che, nutriti con mangime Monsanto, diventano solo per
questo proprietà della Monsanto)..
Nel 2008, in seguito alla forte protesta delle associazioni ed essendo in
corso un'azione legale promossa da due aziende biotech (Limagrain e
Syngenta) contro il brevetto EP 1069819 B1 rilasciato per un broccolo
convenzionale alla Plant Bioscience, fu stabilito che il caso del broccolo
sarebbe stato il "caso giuridico" che avrebbe definito in Europa i limiti
della brevettabilità. Il caso del broccolo fu successivamente affiancato da
quello del pomodoro, al quale era stato concesso il brevetto EP 1211926,
ugualmente contestato. La sentenza era in mano alla Corte che purtroppo è la
sola preposta a tali valutazioni: l'Alta Corte d'Appello dell'Ufficio
Europeo dei Brevetti (corte interna all'EPO, unica alla quale sia consentito
ai cittadini europei di fare ricorso.).
Il Comitato Scientifico EQUIVITA (già CSA) è stato capofila, sin
dall'inizio degli anni '90, nella battaglia contro i brevetti sul vivente,
specie durante il lungo dibattito sulla direttiva europea 98/44, in cui alla
fine le multinazionali ebbero la meglio sulla ECOBP. Quest'ultima era una
coalizione di ben 28 Ong che esprimevano la volontà contraria ai brevetti
dei cittadini europei (e ne avevano previsto anche tutti gli effetti
negativi, puntualmente verificatisi in seguito).
EQUIVITA ha dunque, a partire dal 2008, intensificato nuovamente i suoi
sforzi per coinvolgere opinione pubblica e politici su questo tema, così
determinante per il futuro e perfino per la sopravvivenza dell'umanità (vedi
articolo de "la Repubblica" del 31.5.10, "I padroni del cibo"), con lettere,
appelli e manifestazioni, auspicando soprattutto di ottenere una sentenza
contraria ai brevetti. EQUIVITA ha dato il suo massimo sostegno all'alleanza
"No patents on seeds" (costituita da Kein Patent auf Leben, Greenpeace,
Swissaid, Berne Declaration, Misereor e Utviklingsfondet) che ha in Germania
seguito attentamente l'iter legale e coordinato l'azione internazionale.
La prima sentenza della Corte, giunta soltanto nel dicembre scorso, ha
stabilito che "i procedimenti essenzialmente biologici che sono dietro alla
creazione delle due piante in questione (broccolo e pomodoro) non possono
essere brevettati", ma non ha ancora emesso un parere sulla brevettabilità
dei prodotti di tali procedure, ovvero sul broccolo e sul pomodoro.
Nel frattempo, "No patents on seeds" ha condotto una ricerca in cui si è
evidenziato che l'EPO, (applicando la sua politica abituale della poca
trasparenza e del doppio gioco) continua a rilasciare brevetti su piante e
animali convenzionali.
"No patents on seeds" ha di conseguenza iniziato a raccogliere firme su di
una lettera da inviare al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea per
una REVISIONE DELLA DIRETTIVA 98/44, detta "dei brevetti sul vivente".
ULTIMA NOTIZIA giunta da Monaco di Baviera:
Un nuovo brevetto (EP1 962578) rilasciato ancora una volta alla Monsanto, è
stato concesso dall'EPO per un melone che detiene la caratteristica naturale
di resistere al virus CYSDV. Il melone è riprodotto con tecniche
convenzionali a partire da una varietà indiana.
Non sono tardati i commenti:
Christoph Then, portavoce della coalizione "No patents on seeds", ha
dichiarato:
"Anche questo brevetto è un'infrazione alla legge europea, poiché non può
essere identificata nella pianta alcuna invenzione brevettabile. Inoltre
esso è un caso di biopirateria, in quanto la pianta originale viene
dall'India. Brevetti come questo bloccano l'accesso alle risorse genetiche
necessarie per l'agricoltura di sostentamento e spalancano le porte ai
monopoli e alla speculazione".
Un altro portavoce di "No patents on seeds" ha detto: "Se non fermiamo
questa tendenza, entro qualche anno le sementi non coperte da brevetto
potrebbero scomparire completamente dal mercato. Multinazionali come
Monsanto, Syngenta, e Dupont saranno allora in condizioni di decidere che
piante si debbano coltivare, quale cibo debba essere venduto in Europa e a
quale prezzo". (1)
Fabrizia Pratesi, coordinatrice del Comitato Scientifico EQUIVITA, ha
ribadito, insieme alla coalizione "No patents on seeds", la richiesta di una
immediata Revisione della legge europea sui brevetti, per escludere dalla
brevettabilità la materia vivente del pianeta e in particolare quanto
necessario all'alimentazione di tutto il vivente. Ha dichiarato inoltre:
"La privatizzazione di piante e animali attraverso i brevetti - siano essi
concessi su piante convenzionali o geneticamente modificate - espropria i
cittadini della loro SICUREZZA ALIMENTARE, li rende dipendenti da potenti
multinazionali che mirano a trarre profitto dal controllo del mercato
alimentare globale e sono una causa importante della grave crisi di fame nel
mondo".
(1) Ruth Tippe, di "Kein Patent auf Leben", ha condotto una ricerca che
rivela come nel 2010 siano state depositate presso l'EPO almeno 250
richieste di brevetto su piante geneticamente modificate. Sono inoltre state
identificate oltre 100 richieste di brevetto riguardanti piante riprodotte
in modo tradizionale. Sono proprio queste ultime richieste quelle presentate
in numero sempre crescente, soprattutto da parte della Monsanto, della
Syngenta e della Dupont. All'EPO sono stati richiesti anche circa 25
brevetti riguardanti la riproduzione di animali. Nel 2010, l'EPO ha concesso
circa 200 brevetti su sementi, geneticamente manipolate o non.
Per firmare la lettera a Parlamentari europei e Commissione europea, andare
sul sito:
www.no-patents-on-seeds.org <http://www.no-patents-on-seeds.org>
oppure al link dell'appello:
<www.no-patents-on-seeds.org/en/recent-activities/open-letter-members-europe
an-parliament-and-european-commission>
(è disponibile la traduzione italiana della lettera da sottoscrivere)
Per ulteriori informazioni: Christoph Then: +49.151.54638040
info@no-patents-on-seeds.org
Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. ++ 39. 06.3220720,
++ 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it Website:
www.equivita.org