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Centenario della Prima Guerra Mondiale. Rendiamo omaggio a tutte le vittime di Giancarlo Corada (Cremona)

È venuta l’ora di rendere omaggio indistintamente a tutte le vittime della Grande Guerra. E di ricordare anche le sofferenze di donne, anziani e bambini.

| Scritto da Redazione
Centenario della Prima Guerra Mondiale. Rendiamo omaggio a tutte le vittime di Giancarlo Corada (Cremona) Centenario della Prima Guerra Mondiale. Rendiamo omaggio a tutte le vittime di Giancarlo Corada (Cremona)

Centenario della Prima Guerra Mondiale. Rendiamo omaggio a tutte le vittime di Giancarlo Corada (Cremona)

Perché, come è vero che nessuno è definitivamente morto finchè vive nel cuore di chi resta, così è vero che finché resta il ricordo dei dolori e dei lutti portati dalla guerra è più difficile ripiombare in tali barbarie.

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Nelle nostre città e paesi anche quest’anno è stato ricordato l’anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale.

Sono stati e si stanno pubblicando interessanti studi di storia locale su quel periodo ( l’ultimo presentato è stato su Bonemerse). Spesso è stata colta l’occasione per riflettere sui grandi temi della pace e della guerra, sulle differenze fra patriottismo ed espansionismo, sui diritti e doveri delle persone ovunque.

Qualcuno ha sottolineato maggiormente l’eroismo dei nostri combattenti (veramente grande, checchè ne pensasse Cadorna); altri si sono soffermati di più sui sacrifici e le sofferenze dei soldati e delle loro famiglie. Non che sia mancata la retorica (comprensibile), ma nel complesso il ricordo mi è sembrato quasi ovunque equilibrato e sereno.

Probabilmente perché la ricerca storica è sostanzialmente d’accordo sull’interpretazione di quanto accaduto e questo permette la costruzione di una memoria comune o quasi. Le ragioni della guerra, di questa ‘inutile strage’come la definì il Papa, furono numerose e complesse. Non possiamo certo qui esaminarle. Resta il fatto che fu un massacro: 750.000 soldati morti solo in Italia, innumerevoli feriti, 600.000 prigionieri (di cui 100.000 morti, di fame e malattie), migliaia di traumatizzati, un numero imprecisato di morti anche civili per un’epidemia di ‘spagnola’.

La guerra portò lutti e rovine ai soldati in trincea e alle famiglie a casa. Soldati provenienti in massa dai tanti paesi agricoli che erano allora l’ossatura portante del nostro Paese. Famiglie spesso costrette all’indigenza assoluta (soprattutto nel 1917, ‘l’anno della fame’). Di questo (e di tanto altro) sono ormai consapevoli opinione pubblica e Istituzioni.

Manca ancora un passo, però.

Qualche anno fa il Parlamento si accinse a compierlo. È una vicenda di cui si parla pochissimo. La Camera dei Deputati il 21 maggio del 2015 ha approvato all’unanimità (con un solo voto non favorevole) la proposta di legge presentata dall’on. Gian Piero Scanu e da altri parlamentari. La proposta prevedeva la riabilitazione dei soldati italiani fucilati con l’accusa di diserzione, fuga di fronte al nemico, rivolta e ammutinamento.

Riabilitazione motivata dall’essere stati quelli processi sommari e senza minime garanzie. La legge prevedeva poi l’apposizione di una targa, in un’ala del Vittoriano, a Roma, con la scritta: ‘la Repubblica chiede il perdono di questi nostri caduti’. Prevedeva infine l’inserimento di questi nomi nell’‘Albo d’oro del Commissariato generale per le onoranze ai Caduti’. Una legge ‘forte’, dunque, che per la prima volta affrontava un argomento obiettivamente assai delicato, dopo che già nel novembre 2008 Sarkozy aveva riabilitato i 675 militari francesi fucilati per le stesse ragioni e la Gran Bretagna aveva, con una legge, riabilitato la memoria dei suoi 306 fucilati per diserzione. Le possibili obiezioni alla legge Scanu sono numerose.

Anzitutto, la legge si riferisce ‘solo ’a 1050 fucilati (comunque, quasi il doppio dei francesi e il triplo degli inglesi) e non tiene conto delle numerose fucilazioni senza processo e delle esecuzioni sommarie.

Non parla, poi, dei condannati non a morte ma a pene detentive, a partire dai condannati nel processo di Pradamano (fra cui numerosi cremonesi, come Tarquinio Pozzoli, che diventerà sindaco di Cremona, e Dante Bernamonti, che farà parte d e l l’Assemblea Costituente). Non parla dei cosiddetti ‘scemi di guerra’( termine orribile, che vorrei cancellato dal vocabolario), poveri ragazzi traumatizzati dalla guerra e internati a volte per tutta la vita in manicomi.

Non parla dei prigionieri italiani abbandonati a se stessi perché considerati dagli alti comandi militari e dal governo dei vigliacchi arresisi al nemico. Non parla di molti morti, in anni successivi, per tubercolosi, spagnola e altre malattie.

Non furono queste, però, le obiezioni avanzate! A dire il vero, non sono mai riuscito a capire bene quali furono le obiezioni.

Salvo una: essere, nel Codice Penale italiano, la riabilitazione prevista solo per i vivi. Se anche fosse così, il problema può essere risolto o con modifica al Codice o, meglio, con un provvedimento più generale della riabilitazione: un atto di indirizzo, una mozione di riconciliazione... Non sta certo a me indicare la modalità pratica. Comunque, non fu quello l’ostacolo.

Fatto sta che, passata la legge in Senato, prima venne insabbiata per un anno in Commissione Difesa. Pare sia intervenuta direttamente l’allor a Ministro della Difesa, on. Pinotti. Poi, nel novembre del 2016, il Presidente della Commissione, Latorre, parlò di perdono da parte dell’Italia, non di riabilitazione. Il contrario esatto di quanto prevedeva la legge Scanu: là, era l’Italia a chiedere perdono a quei poveri disgraziati (per conto delle autorità del tempo, le vere responsabili); qui è l’Italia che concede il perdono. Perdono per cosa, poi?

Nella maggior parte dei casi si trattava di ragazzi presi, dopo Caporetto, lontano dai propri reparti o protagonisti di atti oggi diremmo banali e anche involontari di insubordinazione (come quel ragazzo bolognese talmente atterrito da tenere, sull’attenti, in bocca un mozzicone di sigaretta, fatto fucilare dal generale Andrea Graziani).

Alla fine, a modifica della legge Scanu, venne presentato un nuovo Disegno di legge (primo firmatario l’on. Lo Giudice), il n° 3005. Nella proposta si parla di ‘restituzione dell’onore’ a quei fucilati e di ‘inserimento nell’Albo ’. La targa al Vittoriano rimane, ma con la scritta ‘l’Italia onora la memoria...’ Forse era la mediazione possibile! Essa, però è ‘andata sotto l’uscio ’in vista delle elezioni del 4 marzo scorso.

Discussa o no, vi è ora l’occasione, di riprendere l’argomento e assumere un provvedimento più generale e giusto.

Oggi tutti, o quasi, parlano di ‘popolo ’, di ‘andare  incontro ’ o rispettare’ il  popolo. Più ‘popolo ’di quei ragazzi non credo vi sia: braccianti e contadini, in maggioranza; operai e artigiani, anche; spesso analfabeti, ignari delle ragioni della guerra.

È venuta l’ora di rendere omaggio indistintamente a tutte le vittime della Grande Guerra. E di ricordare anche le sofferenze di donne, anziani e bambini. Perché, come è vero che nessuno è definitivamente morto finchè vive nel cuore di chi resta, così è vero che finché resta il ricordo dei dolori e dei lutti portati dalla guerra è più difficile ripiombare in tali barbarie.

GIAN CARLO CORADA                                                                                          

Presidente Provinciale dell’ANPI Cremona

30 novembre 2018

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