Ultimamente appaiono, su diversi organi di stampa, parecchie lettere che focalizzano il disagio sempre più grande in cui parecchi pensionati vengono a trovarsi a causa delle continua e sistematica perdita di valore della loro pensione per effetto dell’infl azione e dell’aumento delle tasse locali e regionali. Negli ultimi anni due fattori stanno erodendo il valore d’acquisto delle pensioni: da una parte il fenomeno del non totale recupero inflattivo dovuto al paniere che non tiene conto di tutti i consumi, dall’altra il sistema di calcolo voluto dal governo che ormai da anni ha modulato la perequazione in percentuali decrescenti in base al reddito, cui si è aggiunto il blocco totale della perequazione negli anni 2012 e 2013. Sono state scelte governative certo non condivise dalla Cgil e tanto meno dallo Spi che ha organizzato negli anni manifestazioni e proteste. Detto questo tuttavia ai critici ed a chi denuncia la situazione difficile in cui versano i pensionato chiedo chi è stato a far si che il governo rivedesse la propria posizione sul blocco della perequazione, ristabilendo il diritto e riportando una copertura se pur parziale per le pensioni fino a 3.000 euro? Chi ha ottenuto i contributi di assistenza per i malati di Sla ed i gravi nonautosufficienti? Chi a livello regionale ha contrattato l’esenzione dei ticket farmaceutici per gli anziani con reddito inferiore ai 18.000 euro? Sono solo alcuni esempi delle ultime contrattazioni svolte, ma potrei continuare. Personalmente ritengo che se il sindacato nel suo complesso aumentasse il numero dei suoi iscritti, oltre gli attuali 8 milioni su scala nazionale, avrebbe una forza di rappresentanza sicuramente ancora più incisiva e probabilmente otterrebbe in maniera più celere la salvaguardia delle pensioni. E comunque non è indebolendolo che si garantisce ai pensionati più serenità.
Roberto Carenzi (Segretario Spi Cgil Cremona)
