Sabato, 27 aprile 2024 - ore 01.01

Cittadinanza a Ramy. Salvini fa il furbetto passa dal ‘dileggio’ al ‘buonismo’ di Luigi Lipara (Pd Cremona)

La contraddittoria linea tenuta dallo stesso Salvini, che in meno di 24 ore è passato dal dileggio di Ramy al "paterno" riconoscimento della cittadinanza italiana, pare rispondere più ad esigenze di riposizionamento sulle tendenze rilevate dai suoi social media manager

| Scritto da Redazione
Cittadinanza a Ramy. Salvini fa il furbetto passa dal ‘dileggio’ al ‘buonismo’ di Luigi Lipara (Pd Cremona)

Cittadinanza a Ramy. Salvini fa il furbetto passa dal ‘dileggio’ al ‘buonismo’ di Luigi Lipara (Pd Cremona)

Vorrei intervenire nel dibattito apertosi sul caso del riconoscimento della cittadinanza ai piccoli eroi del pullman di Crema che, al netto dei toni utilizzati dagli odiatori sul web e degli argomenti ai limiti della decenza introdotti da alcuni commentatori su certa stampa nazionale, anche a livello istituzionale ha toccato eccessi di banalizzazione che non aiutano ad affrontare il tema della cittadinanza con la serietà che l'argomento richiederebbe.

La contraddittoria linea tenuta dallo stesso Salvini, che in meno di 24 ore è passato dal dileggio di Ramy al "paterno" riconoscimento della cittadinanza italiana, pare rispondere più ad esigenze di riposizionamento sulle tendenze rilevate dai suoi social media manager che ad una reale analisi politica. Se ciò è conferma della sua totale inadeguatezza al ruolo di Ministro degli Interni, è anche indice dell'assoluta inadeguatezza dell'approccio sovranista al tema della cittadinanza.

Provando ad entrare nel merito delle questioni più cruciali, una delle domande ricorrenti in queste ore è se si possa considerare il riconoscimento della cittadinanza come un premio per determinate condotte. Sebbene fosse già previsto dalla legge Martelli del 1992 per ‘lo straniero che abbia reso eminenti servizi all’Italia’, il principio di fondo della premialità come criterio per il riconoscimento di un diritto è stato ribadito in modo esplicito nel nostro ordinamento dallo stesso Salvini con il Decreto sicurezza che, all'Art. 42 bis, ha introdotto la possibilità del riconoscimento del permesso di soggiorno per "atti di particolare valore civile".

Personalmente temo che nel dibattito a cui stiamo assistendo sull'onda emotiva del drammatico dirottamento del pullman di Crema, si stia rafforzando il messaggio che considera "eccezione" il valore civico dell'immigrazione, quando essa deve rimanere nella narrazione collettiva un fenomeno criminale, direttamente correlato al tema della sicurezza. Solo in questo modo si potrà continuare a scavare nelle paure più ancestrali degli italiani delusi dalla politica e preoccupati per il futuro, traendone lucro sotto il profilo elettorale senza disdegnare di pasturare con maleodorante retorica razzista anche nell'acqua stagnante della destra più retriva.

E, si badi, la faccenda è cruciale sotto il profilo comunicativo perché, passate le prossime elezioni europee e amministrative, sarà difficilissimo per il Governo continuare a sostenere la propaganda del successo di fronte ai risultati economici disastrosi e all'incubo incombente delle clausole di salvaguardia che rischiano di trascinare il nostro Paese in una oscura crisi economica.

Figuriamoci se ci si può azzardare a parlare di nuove norme sulla cittadinanza, rivelando così ciò che Ramy, Adam e gli altri fantastici ragazzi di Crema hanno disvelato a tutti noi. Senza tema di  strumentalizzazione di quanto successo, è possibile affermare che, come il bambino della fiaba di Andersen gridò la nudità del re, una normalissima classe di seconda media sta dimostrando all'Italia impigrita dall'abitudine di avvolgersi in discussioni infruttuose che la legge sullo Ius Soli - Ius Culturae era ed è funzionale al riconoscimento della condizione naturale di chi ha avuto la possibilità di crescere nel più potente ed efficace incubatore di inclusione sociale esistente: il nostro sistema di istruzione e formazione.

Ma c'è un altro aspetto della vicenda, già anticipato da alcuni commenti a caldo del Ministro Salvini, che dovrebbe indurci ad improntare un dibattito pubblico più aperto, informato e sereno sul tema della revisione complessiva delle norme in materia di cittadinanza; quando la vicenda processuale di Sy, l'autista dirottatore, sarà conclusa con la sua prevedibile condanna per i gravi reati che gli sono stati contestati, ignorando - come spesso accade - che nel nostro ordinamento che anche il reo è titolare di diritti, si aprirà la questione dell'applicazione nei suoi confronti dell'art. 10 bis del Decreto Salvini che prevede la possibilità che la cittadinanza italiana gli sia revocata con apposito Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'Interno.

In molti avevamo avvertito, anche nel dibattito locale, circa la pericolosità di questa mostruosità giuridica che, introducendo una fattispecie inedita, pone la questione della possibile creazione di un apolide per legge dello stato. L'alternativa a una discussione seria resterà quindi quella di prepararsi al peggio, perché questa norma indecente porterà direttamente in seno alle più alte Istituzioni della Repubblica lo scontro tra sovranismo forcaiolo e garanti dei più alti valori costituzionali. Sarà pericolosissimo. E, immagino, non sarà un bello spettacolo al quale assistere sui media.

Luigi Lipara - Presidente dell'Assemblea cittadina del Partito Democratico

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