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(CR) Pianeta Migranti. Dalla Tunisia fuggono i tunisini e i migranti subsahariani

L’Italia e l’Europa chiedono alla Tunisia di fermare i migranti che arrivano dall’Africa subsahariana in cambio di soldi...

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Dalla Tunisia fuggono i tunisini e i migranti subsahariani

(CR) Pianeta Migranti. Dalla Tunisia fuggono i tunisini e i migranti subsahariani

L’Italia e l’Europa chiedono alla Tunisia di fermare i migranti che arrivano dall’Africa subsahariana  in cambio di soldi, ma il presidente Saied non intende fare la guardia di frontiera per i paesi europei.

La città tunisina di Sfax, situata a soli 200 km da Lampedusa è un hub di raccolta e partenza per l’Italia sia dei tunisini che dei migranti subsahariani. I tunisini però, sono ostili verso i migranti perché vivono una crisi economica e sociale molto grave e molti di loro sono alla fame. Il PIL è stagnante, la disoccupazione è intorno al 15%, (quella giovanile al 40%); la povertà e la fame rimangono opprimenti in molte zone e la gente cerca scampo fuggendo coi ‘barchini’. Sfax, è ormai, il luogo di incontro-scontro della miseria dei tunisini e di quella dei subsahariani, che genera una vera e propria guerriglia che ha fatto delle vittime. L’accoltellamento a morte di un cittadino tunisino da parte di un gruppo di migranti subsahariani è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso; i tunisini, per reazione, hanno picchiato e cacciato i subsahariani, costringendoli a lasciare la città in direzione della frontiera libica. In centinaia sono fuggiti in treno, mentre altri si sono barricati in casa per paura di essere aggrediti. I social network hanno documentato tante aggressioni e abusi.

Il governo ha rafforzato la presenza delle forze dell’ordine, e i video circolati in rete hanno mostrato agenti costringere i migranti a salire su camion diretti alla frontiera libica.

Diverse ong locali hanno documentato che centinaia di persone, tra cui donne e bambini, sarebbero state deportate e abbandonate in mezzo al deserto, senza acqua né cibo. Una pratica del tutto illecita visto che la Tunisia ha firmato la Convenzione di Ginevra che impone il divieto assoluto di respingere un rifugiato verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sono minacciate.

Nello sfondo di questa crisi, c’è la prospettiva di un accordo tra la Tunisia e l’Unione europea che ha offerto aiuti finanziari, con un prestito a tassi agevolati di 900 milioni di euro, oltre a due contributi a fondo perduto da 150 milioni di euro, come contributo al bilancio nazionale, e da 100 milioni di euro in cambio dell’impegno di Tunisi di fermare la partenza dei barchini. Il Fondo monetario internazionale offrirebbe un prestito di 2 miliardi di euro, a condizioni agevolate, ma chiede al governo di privatizzare alcune aziende pubbliche e rimuovere i sussidi sull’acquisto di farina e carburante.

Il presidente Saied, se da una parte ha grande bisogno di aiuti per evitare il default del Paese, dall’altra  non vuole diventare il gendarme che trattiene i migranti per l’Europa ed è tentato di rifiutare questi aiuti per rafforzare il nazionalismo e sovranismo.

La premier Meloni, visitando due volte la Tunisia, ha intenso rafforzare la cooperazione col Paese  affinché accetti più facilmente i rimpatri dei tunisini dall’Italia e fermi le partenze da Sfax verso Lampedusa. E’ una forma di cooperazione non impostata sulla base di valori democratici come i diritti e le libertà, ma sulla contropartita di diventare una frontiera esterna che impedisce ai migranti di raggiungere l’Europa.

Niente di nuovo: è la solita scelta europea di esternalizzare il controllo delle frontiere già adottato con la Libia, la Turchia ed altri paesi africani, ma che non ha sortito gli effetti desiderati visto che il numero degli sbarchi è cresciuto. Tuttavia si persevera in questa strategia.

 

 

 

 

 

 

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