Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 04.41

(CR) Pianeta Migranti. Dopo naufragio in Grecia si indaghi su UE e Frontex

Una nota degli organismi umanitari internazionali accusa l'Unione Europea di impedire alle persone in cerca di protezione di poterlo fare in modo sicuro.

| Scritto da Redazione
(CR) Pianeta Migranti. Dopo naufragio in Grecia si indaghi su UE e Frontex

(CR) Pianeta Migranti. Dopo naufragio in Grecia si indaghi su UE e Frontex

Una nota degli organismi umanitari internazionali accusa l'Unione Europea di impedire alle persone in cerca di protezione di poterlo fare in modo sicuro.

 Save the Children, Amnesty International, Danish Refugee Council, Hias Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam e Sos Villaggi dei Bambini ricordano, in una nota, che prima del naufragio delle circa 700 persone vicino alle coste greche, le autorità di diversi Stati europei avevano ricevuto l’allarme e che un aereo di Frontex era presente sulla scena. Si tratta dell’ennesima strage annunciata, tra le innumerevoli che si consumano quotidianamente alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa.

Da tempo, i difensori dei diritti umani, gli organismi della società civile, le Nazioni Unite e innumerevoli giornalisti investigativi, nonché i principali media, registrano le violazioni dei diritti umani, i respingimenti e l’abituale assenza di ricerca e salvataggio come pratiche costanti della politica migratoria dell'Ue.

Davanti alle centinaia di rapporti, documenti e alle testimonianze dei sopravvissuti, da anni le organizzazioni chiedono alla Commissione europea, agli Stati membri e ai responsabili politici di adottare misure utili a porre fine alle violazioni dei diritti umani e alle morti insensate alle frontiere dell'Ue.

Ciononostante - continua la nota - gli Stati dell'Ue hanno ridotto drasticamente la capacità di ricerca e soccorso Sar in mare;  in diversi hanno limitato le operazioni Sar della società civile, il che significa che non è possibile fornire un'assistenza tempestiva ed efficace alle persone in difficoltà, in palese violazione degli obblighi internazionali.

Inoltre - si ricorda – “la scorsa settimana gli Stati membri hanno concordato una riforma del sistema europeo di asilo e migrazione basata sulla deterrenza e sulla detenzione sistematica alle frontiere dell'Ue, che molto probabilmente incentiverà un maggior numero di respingimenti e di morti in mare, mentre i meccanismi di monitoraggio delle frontiere finora istituiti non sono né indipendenti né efficaci. Questo non farà altro che spingere le persone in fuga da guerre e violenze verso rotte ancora più pericolose e causerà altre morti evitabili. Nel frattempo, gli Stati membri dell'Ue continuano a fare affidamento su accordi poco trasparenti del valore di miliardi con Paesi terzi, nel tentativo di liberarsi dalle proprie responsabilità in materia di asilo.”

Ed è per tutte queste considerazioni che Save the Children, Amnesty International, Danish Refugee Council, Hias Europe, Human Rights Watch, International Rescue Committee, Medici senza Frontiere, Missing Children Europe, Oxfam e Sos Villaggi dei Bambini chiedono un'indagine completa su queste morti, in particolare sul ruolo degli Stati membri dell'Ue e sul coinvolgimento di Frontex. Esortano la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ad assumere finalmente una posizione chiara rispetto al cimitero a cielo aperto alle frontiere terrestri e marittime dell'Europa e a richiamare gli Stati membri alle proprie responsabilità. Chiedono un sistema di asilo europeo che garantisca alle persone il pieno rispetto del diritto di domandare protezione.

L'Ue dovrebbe abbandonare la narrazione che attribuisce la colpa dei naufragi ai trafficanti e cessare di vedere soluzioni solo nello smantellamento delle reti criminali. “Esortiamo l'Ue e gli Stati membri a istituire nel Mar Mediterraneo operazioni di ricerca e salvataggio proattive e guidate dagli Stati”.

Per troppi anni- è l’amara conclusione della nota - abbiamo ascoltato parole vuote da parte della Commissione europea e degli Stati membri dell'Ue, che si sono detti "preoccupati", "rattristati" e "sgomenti" per la perdita di vite umane senza agire. Questa volta deve essere diverso.

È ora di proteggere finalmente le vite e i diritti delle persone che cercano sicurezza in Europa.

 

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