(CR) Pianeta Migranti. “Diritti non morti” il motto della rete internazionale migranti.
Oltre 150 organizzazioni europee e africane hanno aderito all’appello “Marciamo a Bruxelles. Diritti non morti”. Chiedono alle istituzioni europee un cambio radicale nelle politiche sull’immigrazione.
L’appuntamento si è svolto in due giornate con una manifestazione, il 1 ottobre, vicino al Parlamento europeo. In piazza e agli incontri delle due giornate si sono alternati i rappresentanti di associazioni provenienti da diversi paesi africani quali Niger, Marocco, Tunisia, Senegal, Camerun. Hanno aderito molte organizzazioni del Belgio, Spagna, Francia e Italia.
I vari interventi hanno evidenziato le politiche di morte dell’Unione Europea, senza dimenticare di denunciare gli appetiti neocoloniali dell’Europa e dei suoi Stati membri, e la complessità delle cause alla base delle migrazioni.
Ecco alcune loro voci.
“Più di 28.000 persone hanno perso la vita dal 2014 mentre cercavano di raggiungere o attraversare l’Europa, 49.000 dal 1993. Queste sparizioni in mare o in montagna, nel deserto e sulle strade, sono insopportabili. Per coloro che riescono a varcare questi confini, ogni giorno vengono erette altre barriere: non avendo i documenti giusti, vengono discriminati e viene impedito loro di accedere a una vita dignitosa. Quante tragedie, quanti naufragi nella Manica, nel Mediterraneo o sui sentieri ghiacciati nelle Alpi o nei Pirenei ci vorranno perché questa politica disumana e assurda cessi?“.
Stiamo lottando per essere riconosciuti. Il sistema economico ha rovinato la nostra salute e la nostra vita. Spesso ci dicono di tornare nel nostro Paese d’origine; ci insultano, ma noi abbiamo dei diritti. La miseria, la precarietà e le preoccupazioni dei lavoratori senza documenti devono essere ascoltate e comprese! Per questo abbiamo organizzato manifestazioni prima e durante la pandemia da Covid-19. Il 30 giugno 2021 abbiamo occupato una chiesa e un’università per far sentire la nostra voce. Abbiamo attuato uno sciopero della fame; ‘loro’ pensano che sia un suicidio ma è un modo per far aprire un dialogo.
Lottiamo per i nostri diritti fondamentali, per chiedere la regolarizzazione delle persone senza documenti, e siamo qui per far conoscere la nostra lotta e cambiare questa situazione.
Dobbiamo organizzare una marcia europea per i lavoratori senza documenti” ha ribadito Ahmed dell’Unione dei Sans Papiers del Belgio. Abbiamo iniziato l’occupazione abusiva di una banca con due obiettivi. Il primo, per denunciare che la causa del problema è il sistema economico mondiale e il secondo, per denunciare il sistema politico belga che ci sfrutta. Il 45% dei migranti irregolari sono donne che lavorano in case e ristoranti. Chiediamo un cambiamento della legislazione degli anni ’90. Abbiamo presentato una proposta di regolarizzazione”.
In piazza, hanno preso la parola anche le madri tunisine per raccontare la battaglia per la ricerca dei figli e familiari scomparsi nel Mediterraneo e ricordare tutte le morti dei confini. “Siamo qui con la Sindone della Memoria dove abbiamo appuntato i nomi con il filo rosso delle persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. Sono i nomi delle persone provenienti dall’Africa.
Prima di andare in piazza, i partecipanti alla due giorni si sono confrontati insieme in 6 workshop su questi temi: esternalizzazione delle frontiere; accoglienza e solidarietà locale; criminalizzazione delle migrazioni e della solidarietà; neocolonialismo, crisi e migrazioni; lotta per la regolarizzazione e accesso ai diritti sociali; documentazione, memoria e giustizia attorno alla violenza di frontiera.
Un segnale chiaro, e un segno di speranza mentre la destra avanza in varie parti d’Europa: le reti internazionali di solidarietà lavorano insieme con determinazione per un processo trasformativo delle politiche migratorie e sociali.