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Crema La storia siamo Noi spettacolo per le scuole al Teatro san Domenico

E'andato in scena per le scuole lo spettacolo "Se il razzismo entra in campo"

| Scritto da Redazione
Crema La storia siamo Noi spettacolo per le scuole al Teatro san Domenico Crema La storia siamo Noi spettacolo per le scuole al Teatro san Domenico

Oggi, martedì 23 gennaio, alle ore 10, presso il teatro san Domenico, è andato in scena per le scuole lo spettacolo "Se il razzismo entra in campo", organizzato dall'Amministrazione comunale di Crema, che propone per il secondo anno la rassegna “La storia siamo noi”, pensata per promuovere il ricordo e la memoria di accadimenti storici particolarmente significativi e apprendere valori che possono rappresentare uno stimolo all’impegno per le giovani generazioni.

In occasione della giornata della memoria l’Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili, con l’aiuto del centro di ricerca Alfredo Galmozzi, del comitato di promozione dei principi della Costituzione e grazie al supporto del Teatro San Domenico, organizza un programma di iniziative volte a mantenere vivo il ricordo di una delle pagine più buie della storia contemporanea e a ribadire con decisione la responsabilità del fascismo, al pari di quella del nazismo.

Il cuore di questa commemorazione è stato il racconto della vita e della tragica fine di Arpad Weisz, illustre allenatore ebreo-ungherese degli anni '30, vincitore di scudetti con l'Inter e il Bologna. Fuggito dalle leggi razziste italiane, Weisz fu catturato in Olanda e perì ad Auschwitz insieme alla sua famiglia.

Gianfelice Facchetti, figlio del capitano nerazzurro Giacinto, si è interrogato su "chi è Anna Frank? Cosa c’entra con il calcio? Ricordate la figurina di Anna Frank con la maglia della Roma comparsa un anno fa allo stadio Olimpico in occasione di un derby? Cosa volevano dire quelle figurine? Che i tifosi della Roma sono…ebrei…come fosse un’offesa quando non lo è! Il calcio si scandalizzò per quell’accostamento osceno e assurdo ma lo fece rispondendo con un gesto la cui efficacia fu senz’altro discutibile. Si chiese ai capitani delle squadre di serie A, di leggere qualche riga del diario di Anna Frank pochi attimi prima del calcio d’inizio. A chi potevano interessare? Immaginiamo la scena: i giocatori entrano in campo, si schierano mentre lo speaker legge le formazioni accompagnate da boati, musica e urla. A quel punto in mezzo al rumore, una persona al microfono in mezzo a 30/40000 persone avrebbe dovuto leggere un libro. Con tutta la buona volontà, chi poteva ascoltare? Salviamo l’intenzione ma nei fatti quel gesto non servì a nulla e infatti da quel giorno poco è cambiato. Sui muri della capitale di continuo sono apparse qua e là scritte in cui le frange estreme del tifo si rimpallavano per quale squadra facesse il tifo Anna Frank (è della Roma o della Lazio?) come dire, “ebrei siete voi!”, come fosse un’offesa e non lo è. Niente di nuovo dunque dopo un anno, per di più di recente hanno fatto la loro comparsa anche altri manifesti con sopra scritto, “Napoli, Lazio, Israele, stessi colori, stesse bandiere”, il tutto sempre corredato da svastiche e celtiche. Questo discorso non riguarda solo Roma, è una piaga che non ha confini perché, per esempio, anche a Milano per buona parte della curva dell’Inter, i rossoneri sono appellati ebrei. È difficile capire dove tutto questo sia nato ma abbiamo il dovere di provare a comprendere perché gli stadi ogni tanto diventino contenitori di odio che di volta in volta prende come bersaglio negri, zingari, ebrei. E se tutto questo succede anche nel derby di Tel Aviv tra Hapoel e Maccabi dove gli uni invocano la “Shoah” per gli altri, giustificandola come pura espressione di odio profondo…beh, abbiamo il dovere di provare a ricostruire come siano nate certe contaminazioni pericolose tra sport e ideologia saldate insieme dall’ignoranza."

L'evento si inserisce nel contesto del Giorno della Memoria per le scuole superiori, offrendo agli studenti un'opportunità unica di apprendimento e riflessione sulla tragedia dell'Olocausto e sulle sue connessioni con il mondo dello sport e ha visto una grande partecipazione degli studenti degli istituti Sraffa e Galilei. La mattinata si è articolata in due parti significative. Inizialmente, è stato proiettato un breve documentario della durata di 10 minuti, che ha ripercorso la straordinaria carriera di Arpad Weisz negli anni '20 e '30. Successivamente, Gianfelice Facchetti ha guidato il pubblico in un racconto di 45 minuti sulle pericolose contaminazioni tra calcio e ideologia, con una parte finale dedicata alle storie di coloro che hanno detto "no" all'odio e alla discriminazione.

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