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Cremona. 150° la storia siamo noi

| Scritto da Redazione
Cremona. 150° la storia siamo noi

Alle 11 di Giovedì 17 marzo 2011 il Cortile Federico II del palazzo Comunale di Cremona era gremito: diverse centinaia di persone, la gran parte tricolorate (coccarde, fazzoletti, bandierine, bandiere) hanno partecipato alla celebrazione unitaria indetta da tutte le forze politiche e sociali che credono nella Festa dell'Unità d'Italia.

Dopo il saluto introduttivo del giovane Luca Burgazzi, a turno alcuni rappresentanti delle numerose organizzazioni aderenti hanno letto i testi delle diverse epigrafi del cortile Federico II che ricordano la storia patria. In seguito Marco Pezzoni ha proposto ai cittadini presenti l'invio di una lettera al Presidente della Repubblica ed al Presidente del Parlamento Europeo. Il testo è stato approvato con un caloroso applauso.

Legge: Francesca Berardi     

La storia siamo noi. La storia sono i nostri Padri e le nostre Madri. La storia sono quelle migliaia di giovani che hanno creduto nell’ Unità dell’Italia e sono morti per realizzare quell’ideale. Nell’8oo l’indipendenza e l’unità della nazione sono concetti rivoluzionari: indipendenza dal dominio straniero. Unità di un Paese altrimenti frammentato e irrilevante.

Oggi, 17 marzo 2011, rendiamo OMAGGIO a tutti i cremonesi, noti e meno noti, che con il loro lavoro e con la loro testimonianza hanno costruito i mattoni della nostra convivenza civile.

 Cominciamo dai sindaci del secondo dopoguerra, perchè la libertà dal fascismo ha significato innanzitutto libertà e autonomia di ogni Comunità locale e il Comune ne è diventato il presidio democratico più vicino ai cittadini.

Lettura dell’epigrafe a loro dedicata :

“ a perenne memoria
dei sindaci che ressero
in democrazia e con intenti sociali
la civica amministrazione
dal 1945

restaurate per lotta di popolo
le libertà comunali “
Gino Rossini
Ottorino Rizzi
Bruno Calatroni
Arnaldo Feraboli
Vincenzo Vernaschi
Emilio Zanoni
Giovanni Lombardi.


Il ventennio fascista non è stata una parentesi casuale. E’ stato favorito da complicità, irrisolti problemi sociali, fragilità del sistema politico, ritardi nella comprensione del fenomeno, colpevoli  divisioni. Così riconquistare la libertà ha comportato un prezzo altissimo di vite umane.

Lettura dell’epigrafe in omaggio ai partigiani caduti:

“ a perenne ricordo
della lotta sulle nostre montagne
fraternamente uniti
nel nome dei nostri compagni caduti
porgiamo ai partigiani cremonesi
questo segno della nostra riconoscenza e del nostro affetto.”

           I partigiani della Valle di Susa


Legge Filippo Bonali

L’ omaggio e il riconoscimento non può che estendersi a tutti i partigiani e a quel rinato esercito d’Italia che dall’ 8 settembre 1943 al 25 aprile 1945  ha “ prefigurato e preparato nei venti mesi di guerra di popolo la vittoria definitiva” .
Così si esprime  l’epigrafe dedicata ad “artiglieri, bersaglieri, fanti, cittadini di Cremona” che “ segnarono con la lotta e con il sangue l’estrema disperata battaglia contro i carri dell’invasore”.

Nel ricordare la Medaglia d’oro al Valor Militare al Corpo Volontari della Libertà, il Comune di Cremona fa incidere “ a certezza di ispirazione per le future generazioni” queste parole “ Nell’ ora tragica della Patria, quasi  inermi ma forti…  tutto sacrificando a un’ideale supremo di giustizia, i volontari della libertà affrontarono la lotta ad oltranza contro la tirannide…innalzando nella lotta la bandiera invitta del Risorgimento.”
“ Appesi alle forche o sotto il piombo del barbaro nemico morirono rinnovando il sacrificio dei Manara, dei Morosini, dei Mameli, dei Pisacane senza speranza di premio per sé, ma con certezza di bene per la Patria”. 


Filo diretto più chiaro tra Resistenza e Risorgimento non poteva essere espresso!!!

Ed ecco l’omaggio all’umile soldato Alessio Olivieri.
L’epigrafe a lui dedicata recita così:
“ nel gran fascio di luce
proiettato nei secoli dall’epopea garibaldina
non andrà spento il nome dell’umile soldato
ALESSIO OLIVIERI
capo musica nel 2° reggimento Brigata Savoia
che dalla storia ispirata da Luigi Mercantini
trasse l’inno fatidico
squillante da San Fermo a Mentana
l’eroico risveglio nell’ora solenne
in cui per la libertà dei popoli
si scopron le tombe si levano i morti. “
 
Per la libertà dei popoli…! è in questo contesto europeo che si colloca il Risorgimento italiano.  Come sosteneva e predicava Giuseppe Mazzini con la fondazione della Giovine Italia e. poi, della Giovane Europa.

Mazziniano e poi garibaldino è stato Pietro Ripari, nato a Solarolo Rainerio nel 1802 e morto a Roma nel 1885.
Ecco l’epigrafe a lui dedicata.

“Cospiratore ai primi albori della Giovane Italia
prode repubblicano al Vascello e a Villa Spada
galeotto per sette anni negli ergastoli papalini
medico in capo nella spedizione dei Mille
chirurgo sapiente sul Golgota di Aspromonte
a Giuseppe Garibaldi dilettissimo
PIETRO RIPARI
nel lungo ciclo di 83 anni di vita
sempre e fedelmente serviva
la patria   la verità    la giustizia
Onore alla sua memoria.”

Altro garibaldino, Giovanni Cadolini !

La sua epigrafe:
“GIOVANNI CADOLINI
colonnello garibaldino,
nelle congiure, nell’esilio, sui campi di battaglia
e nei maggiori consessi della nazione
consacrò la intera vita
agli innovati destini d’Italia”.

Legge Aurora Diotti

Il Risorgimento porta alla luce il forte contrasto tra potere temporale del Papa ed esigenza di una completa e compiuta unità del Paese.

Nell’epigrafe dedicata a Giacomo Pagliari l’asprezza dello scontro di prospettiva è evidente:

“ A GIACOMO PAGLIARI
Ucciso a Porta Pia di Roma
Il giorno 20 settembre 1870
Nel combattimento che fu ultimo ad atterrare
una dominazione sacerdotale
Non voluta da Cristo.
Condannata dalla ragione e dalla storia”.
Ma proprio in quegli anni a Cremona opera un Vescovo che lavorerà nel profondo delle coscienze e delle culture politiche per superare quel contrasto, Geremia Bonomelli. Il primo nel mondo cattolico a porsi il problema dell’emigrazione di milioni di italiani in Europa e nel mondo e di come organizzare un aiuto concreto.

Epigrafe a lui dedicata:

“Al grande suo Vescovo
protettore degli operai emigranti
GEREMIA BONOMELLI
che divinando in amore
Segnò le vie all’armonia feconda
Tra Chiesa e Italia”

Non è dunque un caso se nel 1952 l’epigrafe dedicata all’arcivescovo GIOVANNI CAZZANI,  lo definisce “ cittadino, patriota, strenuo difensore della città di Cremona” .

Diverse epigrafi sono poi dedicate a parlamentari cremonesi insigni

come al Ministro ANGELO BARGONI, 

al Senatore PIETRO VACCHELLI,

al deputato e Ministro ETTORE SACCHI “ strenuo difensore di libertà, nel dominio inviolabile della legge, propugnatore fervido … di ogni progresso civile e sociale”.


Nel nostro Famedio grande importanza è stata giustamente data ai grandi ideali e alle personalità che li hanno fatte vivere.

L’epigrafe dedicata a LONIDA BISSOLATI , parla di una città risvegliata a tempi nuovi che lo riconosce “ assertore magnanimo dell’idealità socialista”.

Viene ricordato FERRANTE APORTI ,
“ apostolo dell’infanzia
primo fondatore degli asili in Italia
vaticinò
nell’educazione del popolo
la rinascita politica della patria.”

Cosa possiamo trovare di più attuale oggi per definire il compito di una Nazione che vuole essere civile, giusta, moderna !!!

Nell’educazione sta la rinascita politica della patria !!!!
Le ultime 2 figure che ricordiamo appartengono al passato, ma ci parlano di futuro.

Arcangelo Ghisleri, discepolo di Carlo Cattaneo, federalista e antifascista, convinto sostenitore dell’ideale repubblicano e democratico.

E don Primo Mazzolari, nato al Boschetto, anticipatore del Concilio Vaticano II sostenitore della nonviolenza e tra i grandi  pacifisti europei del secolo scorso.

ARCANGELO GHISLERI
Geografo, letterato, uomo politico
Mazziniano di fermissima fede
Con la stampa, dalla cattedra
Lottò indomito per dare all’Italia
una repubblica nemica di ogni tirannide
severa maestra di giustizia e libertà.

Il Comune di Cremona
Onora il suo cittadino
PRIMO MAZZOLARI
Sacerdote
Con la parola e con gli scritti
Fervido assertore dei più alti ideali
Di fraternità, di libertà, di giustizia, di pace.

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
e al Presidente del Parlamento europeo  Jerzy Buzek
Letta da Marco Pezzoni

Oggi, 17 marzo 2011, dalla Piazza del Comune di Cremona, città giustamente famosa per la liuteria e per i  suoi grandi liutai, nell’onorare solennemente il 150°anniversario  dell’Unità d’Italia, intendiamo ricordare quella straordinaria tradizione comunale e poi municipale che  ha preparato e costituito l’intelaiatura civile , sociale, economica e istituzionale delle future Autonomie Locali.

Oggi, 17 marzo 2011, non possiamo dimenticare quel “ vento profondo e giovane” che nel Risorgimento concorse a fare di un popolo diviso una Nazione, grazie alla lotta e al sacrificio di migliaia di uomini e donne, i cui nomi in gran parte sconosciuti vorremmo resuscitare per poterli ringraziare.

Oggi, 17 marzo 2011, ricordiamo in particolare i cremonesi che si distinsero sui campi di battaglia, nell’insegnamento e nella arti, nelle professioni e nelle Istituzioni, perché hanno posto i mattoni della nostra Casa comune che ormai si allarga alla convivenza pacifica e all’integrazione politica di tutti i popoli d’Europa.

Se la costruzione è incompiuta, tocca alla nostra responsabilità completare l’opera dei Padri fondatori della nostra democrazia, imparando dal loro coraggio e dalla loro dedizione alla causa della libertà e della giustizia.

Condividiamo, caro Presidente della Repubblica, le sue affermazioni  sulla piena compatibilità tra i principi dell’autonomia e dell’indivisibilità della nazione. Anzi siamo convinti, come Lei, che il vero federalismo possa dare nuova vitalità ad una unità del Paese  troppo spesso sottovalutata come risorsa strategica per il futuro.

Proprio per questo i significati delle parole vanno rispettati e non continuamente manipolati . Se davvero si crede alla sovranità popolare, allora l’opinione pubblica ha diritto di conoscere le reali intenzioni di ogni attore politico.  Così, non si può confondere federalismo con il suo contrario, che è il separatismo.

E’ antistorico,  anti-italiano e antieuropeo rifiutare il valore dell’unità nazionale.

Stati Federali come gli Stati Uniti d’America hanno vissuto come una tragedia la Guerra di Secessione tra Nord e Sud e ogni anno celebrano il valore dell’Unione.

Stati Federali come la Germania hanno vissuto come una legittima punizione, per gli orrendi crimini del nazismo, la separazione tra Est ed Ovest e considerano una grande conquista democratica la riunificazione delle due Germanie.


In Italia e in Europa, non abbiamo bisogno di nuovi Muri di Berlino, veri o presunti, nei confronti degli immigrati o nei confronti di aree svantaggiate.

Condividiamo, caro Presidente del Parlamento europeo, la sua idea di missione : dare all’Europa una nuova visione che vada al di là del presente, al di là di ciò che è, per orientarsi verso ciò che dovrebbe essere. Per dare vita insieme a tale visione, dobbiamo dar prova di immaginazione, di conoscenza, di saggezza e soprattutto di audacia.

Citando Hannah Arendt, filosofa tedesca di origini ebree, Lei ha voluto ricordarci che la politica è, insieme alla religione, il solo ambito in cui possono accadere dei miracoli .

Per ottenerli, ci vuole immaginazione, conoscenza, saggezza e soprattutto audacia.

Invece, il declino arriva inevitabile se ci chiudiamo rispetto al mondo e alle nuove sfide. Carlo Cattaneo sognava gli Stati Uniti D’Italia. Uniti, appunto e aperti alla modernità e al mondo. Cattaneo e  Giuseppe Mazzini  pensavano ad una Federazione Europea di popoli che mantenevano le loro identità, ma che non restavano certo prigionieri della sovranità assoluta degli Stati nazionali.

Quanto pesa il fatto che l’Europa non abbia ancora un Governo dell’economia, una propria autorevole politica estera ?

Lo vediamo nel prolungarsi della crisi economica e finanziaria. Lo vediamo nelle crisi aperte e irrisolte nell’area del Mediterraneo.

Il rinnovamento del processo di unificazione politica e istituzionale deve ormai riguardare sia l’assetto interno dell’Italia, sia l‘assetto europeo.

Oggi, 17 marzo 2011, celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia significa riconoscere la validità dei principi di indipendenza, sovranità e libertà per ogni popolo.

La libertà comincia nella comunità locale e ha nell’Istituzione comunale il primo Presidio democratico. Per questo chiediamo che dai Comuni si levi forte e chiara la voce a difesa di tutte le Istituzioni repubblicane, nate dalla Resistenza e si esprima l’impegno a legare indissolubilmente il destino dell’Italia a quello dell’Europa.

 

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