Sabato, 20 aprile 2024 - ore 04.55

Cremona Libreria Convegno Incontri con LUISA VIGLIETTI e NADREA CASOLI

SABATO 10 LUGLIO LUISA VIGLIETTI- COMINCIò CHE ERA FINITA/ DOMENICA 11 LUGLIO NADREA CASOLI - DA QUESTO TEMPORALE

| Scritto da Redazione
Cremona Libreria Convegno Incontri con LUISA VIGLIETTI e NADREA CASOLI

Cremona Libreria Convegno Incontri con LUISA VIGLIETTI e NADREA CASOLI

SABATO 10 LUGLIO  LUISA VIGLIETTI- COMINCIò CHE ERA FINITA/ DOMENICA 11 LUGLIO NADREA CASOLI - DA QUESTO TEMPORALE

SABATO 10 LUGLIO ORE 18.15 ANTICA OSTERIA DEL FICO- LUISA VIGLIETTI- COMINCIò CHE ERA FINITA/

Luisa Viglietti in questo libro che presenteremo sabato 10 luglio alle ore 16.30 all'Antica Osteria del Fico, ci restituisce un ritratto intimo e privato di Carmelo Bene.

Il libro aggiunge aneddoti e particolari riguardanti gli spettacoli e i lavori cos come collaborazioni teatrali di CB.

Un libro che si può leggere sui così detti "mille piani" deleuziani perché può essere letto come un memoir narrativo ma anche come un saggio documetaristico che dipinge e ci dona un ritratto di Carmelo Bene delicato, sincero, onesto e affettuoso.

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 DOMENICA 11 LUGLIO ORE 18:15- NADREA CASOLI - DA QUESTO TEMPORALE

Spesso chi veramente va controcorrente non è chi sembra andarci. Spesso anzi i veri rivoluzionari non si notano, non vogliono essere rivoluzionari e forse intimamente si sentono talvolta come figli del passato, custodi di un ieri invisibile agli uomini e alle donne del loro tempo. Walter Benjamin diceva che c’è una profezia del passato che aspetta di avverarsi nel presente, in ogni presente.

Andrea Casoli, che già nel primo libro aveva dato buona prova, qui si innalza e prosegue il suo personale percorso, e lo approfondisce. Non solo è capace, come nel precedente libro, è più consapevole del ruolo del poeta, il camminare davanti agli altri tenendo la lanterna dietro di sé, di dantesca memoria, non vedendo la strada, ma facendo luce agli altri che lo seguono.

Il primo insegnamento di Casoli è la cura formale, una perizia metrica e un uso quasi naturale delle figure metriche e retoriche, che rappresentano in sostanza l’insegnamento dei padri; tuttavia senza esserne impedito, senza che si avverta la volontà di seguire per forza uno schema irrigidito. Non è la sua una adesione formale, ma è un uso che gli viene dall’essere egli un poeta naturale, un poeta cioè alla Sandro Penna piuttosto che un poeta culturale alla Montale (la distinzione non è mia, è di Borges).

Il secondo insegnamento è l’autonomia, la caparbietà a seguire il proprio percorso, la capacità di essere moderno contro i moderni, di cercare un lessico semplice dove oggi i più insistono con parole aduse e polverose che sanno di letture liceali più che di vera conoscenza letteraria (e meno che mai di coscienza letteraria…). Oggi si riempie il vuoto di senso con misticismo e paroloni, si cerca l’effetto speciale d’accatto, che sia visibile al più largo pubblico; e questo atteggiamento funziona, a vedere i nomi che contano nel panorama odierno della poesia italiana. A nessuno pare interessare il dopo, conta il qui e ora, ma una Chiesa che sposa la contemporaneità rimane presto vedova.

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