Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 10.11

Cremona Pianeta Migranti. Il difficile 8 marzo delle badanti straniere.

La maggior parte delle badanti che lavorano nel nostro paese, circa 350.000, proviene dall’Europa dell’Est, soprattutto da Romania, Ucraina e Moldova.

| Scritto da Redazione
Cremona Pianeta Migranti. Il difficile 8 marzo delle badanti straniere.

Cremona Pianeta Migranti. Il difficile 8 marzo delle badanti straniere.

Fare la badante è un lavoro molto duro. Una donna che sceglie questa strada rinuncia a tutto, alla propria casa, agli affetti, alla vita personale. Con conseguenze pesanti per il suo benessere e quello della famiglia d’origine.

La maggior parte delle badanti che lavorano nel nostro paese, circa 350.000, proviene dall’Europa dell’Est, soprattutto da Romania, Ucraina e Moldova.

Tante indagini e ricerche definiscono il lavoro delle badanti straniere come logorante e pericoloso. Chi ha occasione di frequentare con una certa assiduità i giardinetti della propria città dove le badanti si ritrovano nei momenti di libertà, può incontrarle e raccogliere flash di storie e di vissuti. Di solito giungono in Italia senza la famiglia, e quindi disponibili a vivere presso l’abitazione dell’assistito, che peraltro coincide con il datore di lavoro o un suo familiare.

All’inizio del rapporto di lavoro si affidano al loro buonsenso e alle competenze acquisite nelle famiglie di origine nell’affrontare situazioni di malattia e disabilità anche gravi, senza la necessaria preparazione e senza conoscere l’italiano.

A volte, le famiglie delegano totalmente a loro a cura degli anziani non autosufficienti e si trovano a lavorare in solitudine. Si può chiedere loro di essere sempre a disposizione dei bisogni della famiglia o dell’assistito e, se serve, di rinunciare il giorno di riposo. Sono ricattabili negli orari, nelle mansioni da svolgere e lavorano anche senza contratto, pur di arrotondare lo stipendio. Non di rado subiscono anche maltrattamenti psicologici e fisici. Pur di poter aiutare economicamente le loro famiglie sopportano tutte queste fatiche, con in più il peso del distacco affettivo dei loro cari.

Le difficoltà materiali, le tensioni emotive di vivere accanto a chi soffre, l’isolamento, le umiliazioni ricevute possono avere delle ripercussioni negative sul loro benessere e quello delle loro famiglie. Non va dimenticato per ogni donna che arriva nelle nostre case per curare i nostri anziani, c’è una famiglia nel Paese di origine che viene smembrata: anziani e mariti che restano soli, figli affidati ai nonni o agli zii, i cosiddetti “orfani bianchi” che secondo i dati Unicef sarebbero almeno 350mila in Romania e 100mila in Moldavia. 

Ma ancora più duro se non drammatico è, spesso, il ritorno delle badanti nelle loro famiglie dopo anni di lavoro in paesi stranieri. Un’indagine del Corriere della Sera documenta che molte di loro, al rientro, finiscono in ospedale psichiatrico. Già nel 2005 due psichiatri di Kiev avevano osservato sintomi comuni a molte ucraine, romene e moldave tutte emigrate per anni ad assistere anziani europei. L’hanno denominata la “sindrome Italia”.  La casistica comprende pazienti che rifiutavano i giorni di riposo e le ore libere per guadagnare di più; impegnate a curare una persona non autosufficiente 24 ore al giorno, senza mai una sosta, col fardello mentale della famiglia che si è lasciata alle spalle.

“Avevo abbandonato i miei genitori per curare quelli di altri. Il mio bambino dormiva con la foto sotto il cuscino, tremava sempre, mi telefonava: torna a casa, se no vado sul tetto e mi butto giù... A 19 anni, aveva già i capelli bianchi”. Questa ed altre testimonianze si possono leggere online in

Romania, il male ignoto delle badanti: «Ansia e panico, è la sindrome Italia»| I 100 giorni in Europa del Corriere della Sera - Corriere.it

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