Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 10.35

Crisi/rilancio PD. Caro De Micheli serve dialogo | T.Scalmani – Romanengo

Signor Direttore, mi permetta di dialogare con Giorgio Demicheli, che interviene a commento di un mio scritto pubblicato dal suo quotidiano/online.

| Scritto da Redazione
Crisi/rilancio PD. Caro De Micheli serve dialogo | T.Scalmani – Romanengo

Crisi/rilancio del PD. Caro De Micheli serve dialogo | Teodoro Scalmani – Romanengo

Signor Direttore,  mi permetta di dialogare con Giorgio Demicheli, che interviene a commento di un mio scritto pubblicato dal suo quotidiano/online.

Gentile Giorgio la mia lettera si può definire un detto sfogo più che una riflessione, e subito dopo aver ascoltato e letto la dichiarazione di Zingaretti. Quelle parole e la modalità dell’intervento, ha frastornato il PD e i suoi iscritti e non solo, perché la preoccupazione di un vuoto politico nella guida del partito  rientrava nella stessa preoccupazione della tenuta del governo Draghi, nel momento difficile dettato dalla pandemia, e una crisi del politica del PD sarebbe stato una segnale pericoloso per la stabilità democratica del Paese.

Ho inteso riconoscere al segretario Enrico Letta il merito di scogliere gli indugi in 48 ore, e prendersi cura di un partito che ha contribuito a nascere, lasciando il lavoro universitario per gettarsi anima e corpo nel tracciare il percorso del “nuovo” partito di centrosinistra.

Si possono fare molte critiche a questo partito, ma che sia ed è la colonna vertebrale dei governi Conte e Draghi è  insindacabile, e questo è un merito e non un demerito, perché è per il bene “dell’Italia tutta intera”.

Ma il un punto del dialogo conte te Giorgio, è il Partito Democratico e la forma Partito.

Sull’aspetto politico della democrazia interna ai partiti se ne parlava già nella fase Costituente , e ancora oggi l’argomento è depositato in un’aula parlamentare, ma è solo uno scritto sulla carta. Eppure sul come vivono e sono strutturati i partiti (statuto e regolamenti) dovrebbe essere un elemento di attenzione pubblica perché poi va a rispecchiarsi nell’attività pubblica.

Sul problema delle correnti nel partito,  occorre capirsi, come scrivi anche tu, se è una forma di partitini cespugli nel partito, dove vivono e muoiono tutte le contraddizioni umane narcisistiche e personalistiche di un potericchio fine a se stesso.

Consenso e dissenso potrebbero definirsi delle convergenze parallele se il fine è l’attuazione del progetto programmatico e politico. Il sottoscritto è oramai un anziano militante di partito. Iscritto al PCI dal 1972 (nascita dell’era berlingueriana) dove le regola di vita interna era il vituperato centralismo democratico, dove si formavano maggioranze e minoranze, ma sulla “linea del partito” non si transigeva. Ecco, il Pd non ha saputo “nella fusione a freddo” trovare il giusto equilibrio tra il modello comunista e quello democristiano.

Non si può legare la vita interna di un partito ad una legge elettorale. Al prossimo congresso, si dovrà mettere mano a regolamento e statuto “col cacciavite”, per capirsi meglio sul gioco si vuole giocare. Un altro aspetto è il convivere con una detta democrazia interna di “correnti di pensiero” strutturati  come cantieri culturali per capire la società nel suo insieme nell’era della globalizzazione, il capitalismo e le sue sfaccettature, e il ruolo dello Stato, nelle trasformazioni economiche e sociali.

Le “Agorà Democratiche” indicate dal segretario. Giorgio, nessun iscritto al Circolo romanenghese ha camminato sulla nota via damascana, ma dall’interno ha sempre cercato di dare un contributo costruttivo e critico al funzionamento di questa bella comunità politica.

Dopo l’elezione di Letta ci siamo riuniti via web come Circoli di Romanengo e Offanengo (presente Matteo Piloni, consigliere regionale), è abbiamo discusso dei 21 punti del documento presentato dal segretario per la consultazione sul cammino da intraprendere.

E ho sentito il rinascere della passione per la bella politica tra di noi.

Occorre che iscritti elettori di area del centrosinistra entrino nelle sedi di partito e offrano il loro contributo. Serve la voglia, la volontà collettiva di uscire dal letargo e impegnare noi stessi in questa nuova sfida. Perché se il web è un utile strumento, sono comunque le persone devono farsi carico della partecipazione attiva, della e nella vita di un partito.

Un aspetto che può consolidare il primato valoriale di una società civile e solidale, descritta nelle pagine della Costituzione Repubblicana.

Teodoro Scalmani – Romanengo

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