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Dal welfare burocratico al welfare di comunità | G.C.Storti

| Scritto da Redazione
Dal welfare burocratico al welfare di comunità | G.C.Storti

Dal welfare burocratico al welfare di comunità | G.C.Storti
Questa nota vuole essere un contributo al centrosinistra per la costruzione del programma in vista delle elezioni per il Sindaco di Cremona del 2014.
In questo periodo di crisi economica e sociale emerge sempre di più come l’attuale sistema di welfare  che abbiamo costruito nei corso degli ultimi trent’anni non regga più sul piano della giustizia sociale e dell’equità.
Nel momento in cui aumentano in maniera esponenziale i poveri o  quelli appena sopra la soglia di  povertà (vedi gli innumerevoli dati e studi istat) il sistema di welfare risulta iniquo  e non in grado di tenere dentro nel sistema  le categorie sociali più deboli che non sono solo i vecchi o gli extracomunitari ma intere famiglie ed i giovani in particolari.
Inoltre appare sempre più evidente che vi è la necessità di coinvolgere nella gestione del bene comune intere categorie e generazioni che si sentono e sono escluse dal sistema di welfare.
Il tema è ovviamente complesso e non si risolve a livello locale.
A livello locale però è possibile introdurre elementi di innovazione che abbiamo per lo meno due obiettivi di minima.
Il primo rendere più equo il sistema di welfare ed il secondo di includere più cittadini nella gestione del bene comune.
In modo schematico sviluppo quindi queste riflessioni.

1.) Quale nuovo welfare comunitario per Cremona
Rispetto alla situazione attuale, quando il welfare non intercetta i bisogni dei poveri e dei cittadini meno abbienti, ci si  affida all’intervento di strutture caritatevoli ( sia pubbliche  che private, religiose o laiche) che “ tamponano situazioni” per  il pagamento dell’affitto, delle bollette varie, della mensa per la scuola materna ecc non danno e non possono dare certezza e stabilità nel tempo all’intervento.
A volte si erogano contributi economici senza avere la possibilità di verificarne il buon fine.
Due sono le questioni generali da assumere come riflessione sociale  e politica  per uno schieramento di centrosinistra:
-I criteri e l’entità di compartecipazione alla spesa per servizi ed utilità;
-la contropartita “sociale” richiesta in cambio  a chi beneficia di erogazione economica di contributi o di servizi.

I criteri e l’entità di compartecipazione alla spesa per servizi ed utilità

Siamo in una fase in cui il reddito medio dei cittadini si sta velocemente abbassando.
Premesso che le aziende che erogano utilità hanno il diritto di percepire il dovuto e l’equo, si pone il problema di rimodulare le tariffe in base al reddito. Il nuovo isee- pubblicato di recente sulla GU- ( progressività   delle compartecipazioni)ci può aiutare nel distinguere i falsi poveri dai veri.
In questo capitolo sono compresi:
- i prezzi delle utenze  ( acqua, luce, gas e teleriscaldamento);
- l’accesso ai servizi scolastici (mensa compresa);
-le rette dei servizi sociali ( dove si applica già l’isee) e quelle per il ricovero nelle RSA.
Si tratta cioè di compiere una riflessione ad ampio raggio che permetta di rendere più equa la compartecipazione ai servizi o al pagamento delle utenze trovando un equilibrio diverso rispetto ad oggi.
So bene che questa impostazione troverà molte resistenze anche nel centrosinistra, ma se vogliamo dare una risposta sociale  più equa non abbiamo molte alternative.

La contropartita “sociale” richiesta in cambio  a chi beneficia di erogazione economica di contributi o di servizi.

E’ questa una frontiera nuova per l’Italia. In altri paesi europei  ( governati stabilmente dalla sinistra) questa modalità sta diventando  sempre di più sistema.
Il concetto è semplice:  qualora il soggetto interessato non sia in grado di pagare il dovuto e se la PA eroga contributi economici o garantisce l’accesso ai servizi ( i più vari) in cambio chiede “attività-lavoro”( sul piano legislativo vi è anche lo strumento del voucher inps).
In questo modo il cittadino è maggiormente coinvolto nella gestione del bene comune.
Già si fa qualcosa  ma questa modalità dovrebbe divenire sistematica e coinvolgere più persone. Lo scopo sociale è che quel soggetto, quella famiglia non precipiti in una situazione di non ritorno.
Gli effetti benefici sono due per la PA: da un lato si ha un ritorno “produttivo” all’erogazione di contributi e dall’altro si educano i cittadini alla gestione del bene comune .

Welfare fra Pubblico e privato

In un’ottica , che è opportuno ribadire, di sistema pubblico ( di gestione e governo)  , è però necessario costruire modalità di erogazione del welfare che veda la partnerschip  di soggetti privati ( associazioni a vario titolo di volontariato e privati in senso stretto).
Una forza di centro sinistra  non può non porsi il problema e non può guardare oltre il suo ambito ristretto del locale.
Questo non vuol dire privatizzare sia ben chiaro ma riconoscere un ruolo a soggetti privati no profit e quando è conveniente profit.
In tale ambito ,  va incentivata un’azione che chiami la persona, il cittadino, l’utente, al “ rispetto del bene comune” da un lato e dall’altro la chiamata , da protagonista, alla sua “gestione”.
Un cittadino quindi che non solo usufruisce dei servizi , che li usa, ma che li “ progetta “ e li “gestisce”.
Anche i modelli organizzativi vanno ripensati. Già vi sono esperienze in alcune regioni d’Italia che mutuano soluzioni europee che hanno al centro “ la persona non come soggetto passivo che utilizza il servizio” ma come “soggetto protagonista della gestione del servizio stesso”.

Triangolazione Comune-Fondazione-Azienda Cremona Solidale.

Un tema  sul quale il centro-sinistra dovrà discutere è se il sistema  a tre-punte messo in piedi dalla Giunta Bodini e proseguito dalla Giunta Corada ( che la Giunta Perri non ha potuto smantellare per le battaglie dell’opposizione) è ancora valido ed efficace.
Mi riferisco alla triangolazione Fondazione-Azienda Cremona Solidale-Comune dove la Fondazione ha un ruolo di cassaforte, l’Azienda di gestione ed il comune di indirizzo.
Non si tratta di mettere in discussione il  sistema pubblico ( ovvero privatizzare Azienda Cremona Solidale che è opportuno rimanga  pubblica) ..ma di ricercare patners  istituzionali e/o privati non profit e/o profit ( come prevede lo statuto di ACS) per  rendere più flessibile  il sistema gestionale.
Ovviamente non va presa nemmeno in considerazione l’idea di modificare l’assetto contrattuale dei dipendenti che pubblico è e che tale deve rimanere.

L’emergenza stacco utente ( acqua, luce, gas e teleriscaldamento).

Il problema dei distacchi delle utenze  di acqua, luce e gas ai poveri a Cremona è ormai un problema sociale di ampia portata.
Premesso che gli enti gestori hanno il diritto di essere pagati per i servizi di fornitura e che i distacchi è corretto effettuarli per i morosi che possono pagare ma che non lo fanno è indispensabile che il Comune definisca una linea sociale che blocchi i distacchi delle utenze  di acqua, luce e gas ai poveri ( evitare cioè che nasca il problema).

E’ quindi necessario che il Comune, tramite i sui servizi sociali, ridefinisca i criteri di intervento :
-rafforzando   l’azione per l’ individuazione dei “ falsi poveri” che non pagano le bollette pur avendone le risorse;
-la ridefinizione dei “ poveri” ai cui non staccare le utenze;
- la costituzione di un fondo sociale: vanno individuati i criteri di finanziamento anche con il contributo di privati; non si può  lasciare la Caritas da sola a fronteggiare la situazione;

- ridefinire con gli enti gestori una nuova politica tariffaria ( acqua, luce , gas e teleriscaldamento)  introducendo criteri di equità differenziandole in rapporto al reddito e carichi familiari degli utenti ( introduzione cioè di un sistema analogo all’Isee);

-estendere l’azione di chiedere agli utenti “ lavori sociali  e di pubblica utilità” per pagare le bollette stesse;

-istituire un ufficio che si faccia carico di aiutare questi cittadini a trovare anche lavori saltuari ( pagati anche con voucher) che coinvolga la rete produttiva cittadina ecc.

 

Ruolo del volontariato

n tale ambito la ricchezza che offre il volontariato va ulteriormente implementata e sostenuta.
Lo schema di welfare che si sta delineando in europa  (vedi nei paesi dove la sinistra ha più inciso)  prevede  una forte direzione pubblica che si articola su tre livelli:
-offerta di servizi gestisti dal pubblico
-offerta di  servizi gestiti dal privato ( non si può impedire ad un cittadino di preferire servizi privati)
-offerta di servizi partecipati ( dove il cittadino utente è anche in parte gestore del servizio stesso).
Direi che è questa ultima ( una sorta di terza via)  la sfida dei prossimi decenni dove le risorse a disposizione sono  molto limitate.
Questo non significa offrire meno servizi , di qualità inferiore, di serie “C” ( considerando quelli pubblici di serie “ A” e quelli privati di serie “B”  , ma  modalità di fruizione dei servizi “ partecipati” e che creano  “ ulteriore ricchezza”.

Nuove modalità di erogazione del  welfare
Vanno colte e sviluppate nuove esperienze. Alcuni esempi.

Nidi e materne
Dopo la riduzione dei servizi all’infanzia decisa dalla giunta Perri che si fa? Si ripropone il ripristino delle situazione di prima o ci  si pone  anche il problema di un ulteriore ampliamento dei servizi ? Che ruolo deve avere la cooperazione sociale?
Il sistema comunale francese favorisce e finanzia i micro-nidi familiari. Non vi sono dipendenti né di cooperative nè del comune ma sono autogestiti dalle stesse madri e nelle loro case; il pubblico interviene con finanziamenti e con personale che fa le verifiche dei progetti. Questo potrebbe essere un modello vincente ad esempio per le comunità di nuova immigrazione.. Con questo modello fra l’altro alla madre che gestisce il nido familiare viene garantito un reddito creando ricchezza aggiuntiva e l’ente locale interviene con politiche operative e di indirizzo e con risorse non  “assistenziali” ma “produttive” ( le leggi italiani non impediscono la realizzazione dei micro-nidi-familiari)

Anziani: il sistema olandese prevede ed incentiva economicamente l’aggregazione in case private degli anziani con un  sostegno economico a che svolge attività di cura ecc. Il pubblico interviene per la verifica dei progetti, per l’indirizzo ecc.

Sostegno alla povertà: nella maggior parte dell’Europa non si erogano più contributi e stop. Ma in cambio della erogazione di contributi alle famiglie si chiedono prestazioni sociali ( dalla pulizia delle strade, a lavori di piccole manutenzioni e pulizia nelle scuole ecc.). Qualcosa si sta facendo anche da noi .. ma siamo alla marginalità . Questa nuova modalità di sostegno alla povertà dovrebbe divenire sistema.

Politiche verso i giovani: una delle frustrazioni dei giovani è quella di vivere ancora in famiglia; essi ricercano una loro autonomia che non c’è; in Europa è il comune che favorisce l’aggregazione giovanile mettendo a disposizione alloggi condivisi a canoni popolari ( ovvero le case pubbliche non sono solo più assegnate alle famiglie ma anche a gruppi di giovani che intendono vivere una loro esperienza di vita). E qui vi è tutto il problema anche del riconoscimento delle coppie  di fatto;

Sostegno ai profughi. E’ veramente desolante vedere decine e decine di giovani profughi accolti alla casa dell’accoglienza che non fanno nulla; perché non si producono politiche di micro-inserimento lavorativo con gli strumenti  di legge che ci sono?

Casa per le giovani coppie. A Lodi hanno sperimentato con successo accordi con costruttori di case che affittano le case stesse a giovani coppie…le quali dopo un certo numero di anni hanno la possibilità di scontare parte dell’affitto come anticipo per l’acquisto della stessa casa. Il vantaggio è evidente

2.) Una nuova cittadinanza.

In questo capitolo ci metterei tutte le tematiche che riguardano :
-il riconoscimento ed il sostegno alle coppie di fatto sia etero che omosessuali  in tutto lo spettro dei rapporti di cittadinanza; il registro va visto in particolare partendo dalla necessità di garantire a tutti i cittadini modalità paritarie di accesso al welfare;
-il registro del testamento biologico-una politica delle pari opportunità;
-più incisive politiche dell’integrazione.

4.) Una nuovo modello di partecipazione.
Solo un accenno. Il modello di partecipazione  dei quartieri disegnato dall’ amministrazione uscente  non va cassato ma rivitalizzato, rilanciato. Mi spiego. Oggi i quartieri sono eletti sulla base di un elettorato che si determina con l’adesione. Questo principio è oggi adeguato ai nuovi modelli partecipativi delle nostre società: “ il cittadino ha un diritto sancito che viene esercitato solo se lo attiva”. Questo concetto va mantenuto e rafforzato motivando i cittadini alla partecipazione.
Questi quartieri però non debbono avere solo ruolo di proposta  e di protesta .. ma anche sviluppare un ruolo di micro-gestione di alcuni servizi.
I cittadini devo essere protagonisti della fruizione del bene comune e quindi anche gestirlo.
E’ necessario lavorare su  due schemi:
-Il primo , classico, che vede i quartieri rivendicare interventi al Comune;
-il secondo , nuovo, è quello di chiamare i cittadini  alla “ gestione dei beni comuni “  sviluppando il volontariato possibile per avere una città più bella ecc. Va quindi stimolato un modello di volontariato che si impegni anche sulle cose da fare giorno per giorno.
Per questo ai quartieri vanno dati spazi per organizzarsi e promuovere iniziative a 360 gradi sulla cittadinanza.
I centri per anziani sono una grande conquista ma bisogna andare oltre per coinvolgere tutta la cittadinanza. In questo contesto le politiche dell’autofinanziamento saranno  centrali.

Contributo di Gian Carlo storti

Direttore www.welfarecremonanetwork.it
Cremona 28  gennaio 2014

 

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