Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 14.22

Difficili rapporti fra Canton Ticino e Lombardia . Intervenga la Regione | PD

NORD NON CHIAMA SUD. Il Ticino è diventato ostile con la sorella Lombardia.

| Scritto da Redazione
Difficili rapporti fra Canton Ticino e Lombardia . Intervenga la Regione | PD

Intervenga la Regione su Bellinzona e Berna, chiede il Pd. Sono bastati 5 mesi e il clima è cambiato radicalmente, diventando pesantemente ostile. Cinque mesi dal giorno del referendum che ha modificato per sempre i rapporti tra la Svizzera e il resto del mondo, e, più nel particolare, tra il Canton Ticino e la sorella Lombardia. La stessa realtà, la stessa geografia, la stessa gente. Eppure, quel confine, oggi, è un oceano infinito che sembra separi due continenti, non lo stesso cortile. E a pagarne le conseguenze a caro prezzo sono i lavoratori frontalieri e aspiranti tali, i cosiddetti notificati.

Una situazione che non può più reggere e che andava indagata nel profondo prima di adesso. E che forse all'origine ha motivazioni ben diverse dal traffico - reale, da affrontare - e dalla presunta disoccupazione ticinese - un endemico e contenutissimo 3 per cento -, lamentati dai fratelli d'oltre confine.

Il Gruppo regionale del Pd ha provato a dare una lettura della vicenda e ha chiesto al consiglio di sostenere con una mozione gli oltre 60mila lombardi che ogni giorno si recano in Ticino per apportare manodopera e cervelli di qualità.

"Nel documento abbiamo chiesto in primis un ruolo maggiormente proattivo da parte della Giunta di Regione Lombardia: non facciamo l'errore di pensare che il problema si concretizzerà solo nel 2017. Le tensioni sono sempre maggiori. E se all'inizio si parlava di sintomi, oggi si è scatenata una vera epidemia", spiega Luca Gaffuri, primo firmatario della mozione poi approvata.

Il testo, che segue altri di analogo tenore, è stato sottoscritto praticamente da tutte le forze politiche che siedono in consiglio regionale, le quali si sono dette d'accordo con la necessità di un intervento più incisivo nei rapporti con Bellinzona e Berna e hanno espresso preoccupazione per i quasi 60mila frontalieri delle province di confine, oltre ai 3mila che partono ormai ogni giorno anche da Milano.

"Siamo sempre stati vasi comunicanti con i territori di confine - ha illustrato in Aula un accalorato Gaffuri -. Non si dimentichi la storia, tutto sommato recente: quando l'economia era florida in Lombardia, i ticinesi venivano da noi, ora che succede il contrario, siamo noi ad andare da loro".

E i problemi di convivenza, secondo Gaffuri, sono stati creati "non dai rapporti tra lavoratori e imprese, quanto da scelte di carattere politico, portate avanti da alcuni partiti all'interno del Canton Ticino e iniziate con la campagna, all'inizio anonima, 'Bala i ratt'. E se la scusa sono stati i padroncini, il risentimento svizzero verso la Lombardia nasce da due elementi: le black list e la mancanza dell'allora Ministro Tremonti di dialogo con la Svizzera, e i ritardi sulle opere infrastrutturali, in particolare l'Arcisate-Stabio, ma anche Alptransit. Loro sono pronti, noi tergiversiamo ancora".

E poi è arrivato il referendum, ha ricordato il consigliere Pd: "E' fondamentale che Regione Lombardia sia maggiormente attiva in questa interlocuzione. Bisogna darsi degli obiettivi ed è necessario che ci chiariamo quali sono quelli che vogliamo perseguire. Se il tema è la mobilità, dobbiamo capire come risolverlo. Se le aziende ticinesi si lamentano di non riuscire a entrare nel mercato italiano, dobbiamo agevolare la reciprocità". Tutte azioni che vanno fatte subito: "La Commissione speciale che tiene i rapporti con la Svizzera non ha ancora incontrato, dopo il referendum, i rappresentanti del Canton Ticino, e questo non va bene. Dobbiamo tutelare il tricolore che fa funzionare quella parte del meccanismo dell'orologio svizzero", ha concluso Gaffuri con una metafora richiamata a uno dei componenti tutti italiani dei famosi prodotti rossocrociati.

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