Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 06.00

Donvito (ADUC): ‘L’irriverente. Un Paese che si blocca per una parolaccia?’

Vincenzo Donvito, Presidente di ADUC, in un elogio della naturalezza dei modi di dire

| Scritto da Redazione
Donvito (ADUC): ‘L’irriverente. Un Paese che si blocca per una parolaccia?’

Sembra che la parolaccia mandata in diretta da Rai 1 allo scoccare dell’anno nuovo sia diventata un “affare di Stato”. Chi l’ha inviata per sms sta diventando una celebrità, con tanto di foto sui principali media che lo riprendono nelle sue performance artistiche; commenti, minacce di ritorsioni, approfondimenti. Cioè tutto questo per un «p**** d**» [la bestemmia è riportata per intero nel testo originale, ndr] e, ovviamente, chi lo ha pronunciato, si scusa e, altrettanto ovviamente, ha ragioni psicologiche (per lui gigantesche) per aver inviato una simile interlocuzione che, ancora ovviamente, lui stesso non si aspettava sarebbe finita in sovraimpressione per annunciare il nuovo anno in anticipo del canale ammiraglio della Rai.

Parolaccia per chi ha un qualche dio in cui credere, che sarebbe stato offeso dall’essere affiancato a uno dei principali animali della nostra alimentazione (non islamica), nonché protagonista di molti cartoni animati adorati da tanti piccoli bimbi, che poi vengono iniziati a cibarsi dei loro beniamini grugnanti. Non sappiamo bene, ma andrebbe chiesto a questi osservanti di un dio che, presente in tutto ciò che loro chiamano creato, sarebbe presente anche nell’animale che si rotola nel fango dei cortili degli allevamenti o che è nelle salamelle, nelle ariste, nelle salsicce di cui tantissimi si alimentano ogni giorno.

E allora? Questa è l’Italia. E non solo (ad esempio, per puritanesimo di questo tipo gli Stati Uniti ci battono). Da una parte i cosiddetti benpensanti che scambiano i propri pruriti per quelli dei più o della “morale dominante”. Dall’altra, i capiredattori dei media che scaglionano i propri reporter a informare sui contorni di avvenimenti del genere, magari costringendoli a scrivere un “tot di battute” perché le pagine vanno riempite e gli ospiti ne parlino in quello o quell’altro spettacolo di intrattenimento mediatico, e visto anche che i tg, più che notiziari, sono diventati rassegne stampa. E i lettori/telespettatori pagano anche le copie cartacee o i loro cosiddetti canoni televisivi per sentirsi raccontare queste cose.

Chissà cosa succederebbe se un domani, una frase del genere, visto il suo essere espressione di quello che tutti adorano sentire e che fa parte del proprio quotidiano, la pronunciasse papa Bergoglio. Fantascienza? Mah! Comunque, qualunque bar, qualunque supermercato, qualunque incrocio semaforico, qualunque benzinaio, qualunque bambino anche delle elementari ha orecchie per sentire frasi del genere che quotidianamente vengono pronunciate da credenti e miscredenti.

Come fare perché la nostra società e la nostra cultura (per chi ci tiene) non ricadano in situazioni del genere? La riposta è: la paura! Cioè qualcuno che tagli gole, faccia stragi per convincere quelli che lui reputa infedeli a non essere più tali. Ne abbiamo esempi a iosa nella nostra quotidianità, recente e non solo. Basterebbe farci riferimento. Ma ne vale la pena? Per quanto ci riguarda preferiamo tenerci i vari «p**** d**» [la bestemmia è riportata per intero nel testo originale, ndr] con spirito blasfemo o meno, poco importa, e accettarli nel nostro intercalare, come quanto ci si schiaccia un dito con un martello e si dicono frasi tipo «porca puttana», «ahia», «ma vaffanculo» ecc. Origine blasfema religiosa? Certamente. Ma è il nostro quotidiano, credenti in una fede religiosa o meno che si sia. Ma questo, forse, farebbe vendere meno un prodotto, una trasmissione, un servizio giornalistico, una cultura ecc.

Vincenzo Donvito, Presidente ADUC

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