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Frammenti di vita partigiana:Cremonesi in val di Susa 1944 | G.Azzoni

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Frammenti di vita partigiana:Cremonesi in val di Susa 1944 | G.Azzoni

Il Presidente dell’ANPI cremonese, “Kiro” Fogliazza, mi passa alcune copie di giornalini partigiani. Ogni giornalino è fatto di pochi fogli, battuti a macchina o scritti a mano e poi ciclostilati alla macchia. Queste copie recano date che vanno dall’estate al dicembre 1944 ed hanno diverse testate: “Sentinella garibaldina – quindicinale della 17° Brigata Garibaldi”; “Saetta garibaldina -  distaccamento S. Faleschini”; “I cavalieri della macchia – distaccamento Mondiglio”; “Il partigiano – distaccamento Tolmino”; “Le tre vedette – distaccamento Girotto”; “Col del Lys – distaccamento Mulatero”. Questi distaccamenti appartengono tutti alla 17° Brigata Garibaldi “F. Cima”, di cui Kiro era commissario politico e della quale facevano parte molti cremonesi. Lo stesso Kiro firma un appello che viene riprodotto su molti dei giornali sopra citati: “Garibaldini, col nemico non si discute, lo si combatte... questa è la posizione che dobbiamo sempre tenere nei riguardi del nemico nazifascista... Non solo non dobbiamo patteggiare ma dobbiamo trascinare nella lotta i timidi ed i paurosi; solo così potremo animare l’imminente insurrezione nazionale; solo così libereremo al più presto il nostro amato Paese!” E’ lo spirito che anima queste pubblicazioni, che animava i partigiani a fronte del famoso proclama Alexander (che invece invitava i partigiani a desistere almeno temporaneamente, ed affidare la lotta solo agli eserciti degli alleati) e ad ambigue profferte di cedimento.
E’ con una certa emozione che si scorrono gli scritti su questa carta consunta: si pensa a come fossero giovani – ragazzi alcuni! – gli autori, al rischio che correva chi li scriveva e li diffondeva, si pensa anche che qualcuno è caduto poco tempo dopo aver scritto uno di questi testi. Ingenuità ed entusiasmo, freschezza e fede nei nuovi ideali; esperienze umane irripetibili. Riportiamo dei brani, che non abbisognano di commento alcuno. Brandelli di vita, di giovinezza, di ambiente, di azione e di rischio, di riflessioni. Una minima antologia tanto semplice quanto intensa. Non ci sono, almeno  in questi numeri dei giornalini, le azioni più importanti, eroiche e drammatiche che pure la 17° Brigata ha vissuto. C’è piuttosto la tesa, disagiata, triste e allegra vita di tutti i giorni. Frammenti del movimento che fu protagonista della svolta storica che, a metà del secolo breve, salvò il Paese dal baratro in cui il fascismo l’aveva precipitato.
Riportiamo di seguito testi tratti dai giornali citati.

“IL NOSTRO ACCAMPAMENTO.
Spunta l’alba, un caseggiato lungo giace sul monte, con la facciata domina la valle di Rubiana mentre la parte posteriore guarda Val delle terre; diversi faggi secolari le fanno da ornamento, è la Bassa, il nostro nuovo accampamento. Tanti ne abbiamo già cambiati, sempre semplici e rustiche baite; ora dopo tante tappe eccoci ben sistemati; ...per noi è come un palazzo, mai ci siamo trovati in una dimora così ospitale e bella, la posizione è bella pure, magari un pò esposta ai cannoneggiamenti ed ai tiri di mortaio, ma il nostro occhio vigile fa buona guardia... siamo sempre pronti a ricevere il nemico come si deve. Siamo contenti pure che la bella chiesa ci offre la possibilità di rivolgere qualche preghiera alla Madonna... Questa nostra dimora è già stata provata dal vile fuoco nemico e diversi buchi nei muri segnano i colpi sparati dai nazisti con gli 88 mm, cosa che per fortuna non fu grave....- Barba”(vedi nota per il nome anagrafico, di seguito v.n.)

“DOPO IL RANCIO SERALE.
Dopo il rancio serale che naturalmente è sempre servito all’orario dei ricchi ogni Garibaldino si appresta a far passare quel poco tempo che rimane al calar della sera. Subito vari gruppetti si formano ed in ognuno si parla animatamente. Ficchiamo il naso in un gruppetto e vediamo un poco che cosa si dice! “Gli inglesi hanno occupato la città x” è chiaro che si parla di politica. Starei volentieri ad animare la discussione però mi sento attirato da un gruppetto che fa più chiasso degli altri. Mi avvicino e subito odo: “cess.. morra.. sette...” penso subito che saranno Bomba e Merigo (v.n.) che si battono alla morra, forse per far fuori qualche litro di...acqua... infatti Pineugia (v.n.) che è astempio incomincia a leccarsi le dita... Intanto un altro gruppetto ha intonato una canzone. Mi piace assai cantare e quindi mi unisco e metto a disposizione le mie qualità canore. Il canto si fa sempre più forte, tutti gli altri gruppi si uniscono e si forma un coro unico e possente... “avanti siam ribelli” si canta con tutto il fiato ancora disponibile... La sera è già scesa, alcuni si staccano dando la buona notte, il canto si fa più debole, finchè anche i rimanenti vinti dal sonno salutano e vanno a dormire. Un profondo silenzio è sceso intorno all’accampamento, un garibaldino è in piedi, è la nostra guardia” – Barbarossa”. (v.n.)

“TRA PENTOLE E COPERCHI.
...in fatto di condimento ai millecento metri non si sta tanto allegri, mi debbo distruggere per accontentare il distaccamento e per togliere ogni tanto la nausea dell’eterno bollito. Ma quando posso avere un pò di grasso o burro per fare qualcosa di diversivo ecco che mi manca il sale... oppure la conserva... non una volta che abbia la fortuna di tutto il necessario per fare un buon risottino che alzerebbe il morale a tutti noi... – Gianni”.

“DALL’11 AGOSTO
entrai a far parte del distaccamento Sauro Faleschini. Non nascondo la mia sorpresa nel conseguire la conoscenza di tutti i componenti della squadra, che hanno dimostrato la massima concordia e compattezza tra compagni e comandanti e questo mi fece molto piacere. Ma ahimè non fu così nei giorni seguenti, dove fu fatto uno strappo alla regola dai cremonesi che di tanto in tanto si rimbeccano senza seri motivi, e questo fra partigiani non dovrebbe succedere. Mi sono spiegato compagno Balotta? (v.n.) Alludo pure a Topolino e Pinugia. – Gim” (v.n.)

“SPIRITO GARIBALDINO.
...In una lettera aperta pubblicata dalla Stampa un allievo ufficiale della famosa X MAS così classificava i partigiani: un 90% di uomini che erano scappati in montagna per vigliaccheria e per paura del combattimento... mentre solo un 10% di teste calde e gente di fegato scendeva a valle per le azioni. E’ questo un motivo che ritorna sovente nella propaganda fascista che cerca di calunniare così la migliore gioventù d’Italia che ha preso le armi contro l’oppressore. Nel nostro distaccamento accade tutto il contrario. Non appena arriva l’ordine di mandare degli uomini in azione è una gara per essere scelti: chi è già stato accampa i suoi precedenti, chi non è mai stato scelto dice che è ora tocchi a lui. Si grida, si vocifera e quando il Comandante riesce a scegliere gli uomini necessari si nota in quelli che restano profonda delusione in contrasto alla gioia dei prescelti...- Luci”(v.n.)

“QUEGLI SCARPONI CHE NON ARRIVANO.
...In certi distaccamenti si nota che la percentuale più alta dei garibaldini è fornita di scarponi. In questo distaccamento invece ne sono arrivati solo 11 paia. Se si considerasse che qui bisogna stare giorno e notte con i piedi nella neve le assegnazioni si farebbero con più comprensione. Ma il cuoio non c’era per tutti, dirà qualcuno. E va bene, ma allora prima di assegnare il cuoio a chi sta tutto il giorno con i piedi vicino alla stufa lo si dovrebbe dare a chi i piedi li tiene da mattina a sera e dalla sera alla mattina nella neve. ... Diano”


“LA PATTUGLIA.
Un servizio come tanti altri la pattuglia. Un servizio che si fa volentieri, anche se la stagione ora non è delle migliori e per giunta le notti sono tanto lunghe che pare non debba mai più spuntare l’alba. Si parte all’imbrunire, salutiamo i compagni che rimangono – in bocca al lupo – ci rispondono, e si va... allegri, cantando magari sottovoce nel primo tratto di strada... poi silenzio. Si inizia il servizio, teniamo le orecchie bene aperte; il minimo rumore ci mette in guardia. Due ore, poi il cambio. Ci si riposa vicino al fuoco ma dormire non si riesce, si chiacchiera, si fuma, le sigarette spariscono in un baleno come pure vola il tempo. Ci chiamano, tocca nuovamente a noi. Il freddo si sente sempre più pungente, le scarpe lasciano passare l’acqua, ma bisogna vincere il freddo e stare fermi, appostati per sentire, sentire se qualche minaccia si avvicina, dato che gli occhi servono poco di notte e la neve attutisce ogni rumore. La notte termina, ancora un pò di pazienza... il servizio è finito, siamo pieni di freddo ma il buon umore non manca: era buona la grappa di stanotte? Caspita, per quello che costa... la fatica a tirarla su dal pozzo! ... – Naviga”

“LA POSTAZIONE E LA MITRAGLIATRICE.
E’ una cosa semplice, un semplice piano circondato da un muricciolo... in un punto dove la nostra poca tattica militare ci ha indicato. Dentro c’è la nostra fida 12,7, sempre pronta, ben lubrificata, ...che ci dà forza e coraggio. Quando arriva un allarme corriamo come scoiattoli verso di essa, appena l’ha raggiunta il mitragliere le si fa vicino vicino, l’abbraccia con affetto, pronto a farle intraprendere la sua micidiale canzone. Un’ora, due... l’allarme cessa, il vile nemico non ha osato farsi vedere... allora la si abbandona... si copre per bene...ancora un dolce sguardo al muricciolo che la protegge e giù di corsa all’accampamento, felici e tranquilli. – Barba”.


“LA PRIMA AZIONE.
Sono assegnato al distaccamento Faleschini dove con grande gioia ho trovato tutti i miei compagni. Appena arrivato sento parlare incessantemente del bisogno di un automezzo per il nostro distaccamento... Io che sono autista mi faccio subito notare per il mio interessamento in questa azione. Il Comandante manda Balilla (v.n.) a Torino e dopo due giorni ritorna all’accampamento con la buona notizia: ci sarebbe una millecento nuova da requisire, ma l’azione è abbastanza rischiosa. Non importa, sono deciso e si parte con altri due compagni. Il viaggio di andata trascorre senza incontrare nessuna pattuglia repubblicana o tedesca e abbastanza di buon umore ciarlando fra di noi arriviamo alla meta. L’azione si dovrebbe fare alle ore 15, ma c’è l’allarme e il comandante è costretto ad aspettare. Io insisto per tentare il colpo anche con l’allarme. Verso le 17 siamo decisi, entriamo nello stabilimento proprio mentre le sirene suonano il cessato allarme. Siamo in tre e l’impresa si presenta difficile. Bloccato il centralino telefonico ci facciamo consegnare dal padrone dello stabilimento le chiavi della macchina con la quale ci allontaniamo velocemente. ... Nel ritorno abbiamo sorpassato un camion di repubblicani che avevano intenzione di fermarci. Siamo così rientrati al distaccamento, dopo la mia prima azione compiuta con una sola pistola, priva di colpi. – Tavin”. (v.n.)

“PATTUGLIA VOLANTE.
...nella notte il silenzio, i rumori e la morte vanno a braccetto nella terra di Rubiana. ...scroscia il torrente a valle, sente l’orecchio ma è sordo lo spirito teso a raccogliere la presenza umana. Non si cela solo alle spalle la morte. Può nascondersi dietro un albero, ad una rupe, dietro un crocchiare di rami secchi, ad un frusciare di foglie. ...dietro un silenzio traditore e pieno di insidie. Il partigiano si muove cauto, tutto raccolto su se stesso, pronto ad un balzo salvatore, di albero in albero, di rupe in rupe, ogni piega del terreno è rifugio, ogni passo è ardimento. Egli inciampa: uno scricchiolio sinistro di terra gelata, un rotolar di pietre smosse rompono il silenzio incombente... pare debbano risvegliare gli echi di mille antri, tutti gli esseri della vallata... che corrono giù gridando - è qui, è qui. Il partigiano si ferma ed impreca, perché il comando non procura alla pattuglia soprascarpe di feltro perché possa muoversi silenziosa e sorprendere tutte le possibili imboscate?...- Claudio”(v.n.)

“SE AVESSIMO AVUTO ARMI AUTOMATICHE.
Sono sceso a valle per procurare un mulo al distaccamento. Con me era Balilla (v.n.). Dopo molto gironzolare entrammo finalmente in un cascinale. Stavamo attendendo il padrone quando un ragazzo, frettolosamente venuto, ci avvertiva di repubblicani che stavano arrivando. Lasciammo subito il cascinale e ci nascondemmo in un campo di grano. Dopo una decina di minuti i repubblicani spuntarono e venivano proprio verso di noi.... eravamo armati di una sola Beretta in due. I repubblicani con mitra in spalla si avvicinavano sempre di più... sparai...sorpresi si gettarono a terra. Stavo premendo per la terza volta il grilletto quando l’arma si inceppò... dovetti abbandonare l’impresa... se meglio armato essa mi poteva fruttare tre mitra per il distaccamento. Invito il mio Comandante a procurarci presto qualche arma automatica...- Meo”

“DIALOGO.
– Salve Carlo. – Salve Enzo, come va? Era un pezzo che non ti vedevo. – Sfido, sono relegato in un gruppo relegato ai piedi del Civrario e così conduco la vita dell’eremita.  –Cosa dici della Brigata? Tu non credevi che si potesse riuscire a metterla in piedi così bene... – Già, non credevo ci fossero uomini col coraggio di riorganizzare una Brigata lasciata nelle condizioni che tutti sappiamo. – Dopo aver sistemato la Brigata si cerca di creare quell’atmosfera di simpatia e di fiducia che tutta la popolazione deve avere nei confronti dei partigiani e che è molto necessaria. – Ottima idea è stata quella di distribuire all’orfanatrofio le scarpe col numero troppo piccolo, potremmo distribuire le calze per bambini che ci sono tra quelle che abbiamo portato alcuni giorni fa al Comando. Altra buona idea sarebbe quella di venire incontro ai danneggiati dalle puntate nemiche... (E poi evitare sprechi e distribuire il possibile)... la guerra che conduciamo ha molto ma molto bisogno dell’aiuto del popolo...- Carolina”.

“UN DOVERE.
Cari compagni, parliamo della guardia? ... Siamo coscienti dell’importanza di questo servizio? Se sì dobbiamo comprendere che, data la scarsità di effettivi, siamo costretti a fare saltuariamente qualche ora di più per rendere il servizio continuativo. ...Il servizio di guardia è un servizio dei più duri, soprattutto per il freddo che gradatamente aumenta con l’inverno. ... Con senso di autodisciplina e del dovere possiamo essere sicuri che non vi saranno sorprese ma saremo sempre pronti a scattare per attaccare e difenderci... – Rovigo”

“NOI DELLA MONTAGNA.
Come mai il nuovo Comando non ha ancora organizzato azioni in massa come prima? Qui si ammuffisce. Noi attendiamo. – Ghisi”. (v.n.)

“PAROLE DI UN PRIGIONIERO.
Garibaldini! E’ un prigioniero che parla. ...cerco di esprimervi senza tanti fronzoli e termini altisonanti le impressioni su questa vostra organizzazione partigiana. Da appena una settimana sono al vostro contatto e ciò che mi ha colpito è il senso di sincera fratellanza che vi unisce tutti, comandanti e subalterni... Per attingere ad una impresa quale voi vi proponete bisogna indubbiamente essere forti e disposti a sacrificare tutto... Non tutti gli italiani, scossi negli animi dai quattro interminabili anni di guerra hanno avuto quella pronta ripresa per schierarsi dalla vostra parte... Nessuno meglio di me può testimoniarvi che nell’eterogeneo esercito repubblicano esistono molti ragazzi che pur essendo col pensiero con voi subiscono la dominazione nazi fascista per tema di rappresaglie contro la loro famiglia... – Prigioniero Guido”

“IMPRESSIONI DI UN CAPPELLANO.
...Ed un giorno venni sui monti! Era giusto e doveroso che anche un sacerdote venisse fra la gente che soffre e che combatte... Tutti dovevamo dare il nostro contributo per la Patria tradita: come italiano e come sacerdote dovevo venire tra i Patrioti. Tra le loro file ho trovato i figli del popolo, del vero e millenario popolo d’Italia. Gente che conosce il sacrificio... Ho notato la fratellanza fra tutti, quassù ci si sente veramente uniti, ci si vuole bene. ...Non esiste più quella esagerata ed odiosa differenza tra soldati e Comandanti. ...Si divide il giaciglio e la pagnotta, la mensa è uguale per tutti. ...Nelle ore di riposo i garibaldini parlano di tante cose... ricordano i loro cari lontani, gente che soffre. Circolano fotografie di compagni caduti, di mamme lontane che i garibaldini ripongono devotamente nei portafogli insieme ad immagini della Madonna e dei Santi... – Don Paolo” (v.n.)

L’APPELLO E IL SACRIFICIO DI DEO TONANI

“STA SCOCCANDO L’ORA SOSPIRATA.
Garibaldini! Siamo agli sgoccioli della candela di ghiaccio. Il caldo del fuoco partigiano ed angloamericano sta liquefacendo l’ultimo residuo di barriera che ci costringe a rimanere su queste vette montane. Avremo le sospirate armi e con esse, una volta scesi, faremo la sacrosanta giustizia. Pazientiamo ancora un poco ed atteniamoci agli ordini. – Deo”.
* * *
Questo “appello” è pubblicato in apertura di “Saetta partigiana” datata 17 giugno 1944. Kiro Fogliazza, dopo aver letto questa antologia che ho tratto dai giornalini che lui stesso mi aveva messo a disposizione, così mi scrive  “Il 30 marzo 1945 muore Deo (Amedeo Tonani), il giorno prima erano caduti Pucci (Sergio Rapuzzi)  ed altri quattro. Di Deo facciamo la sepoltura nel cimitero di Monpelato il 2 aprile... si propone proprio Barba (Attilio Novasconi) comandante di Brigata al posto di Deo, lui era comandante del distaccamento di Mondiglio. In un momento così drammatico e di sconforto lui accettò pieno di entusiasmo, questo avveniva il 2 aprile... il 4 mattina era freddato insieme ad altri due davanti all’Albergo Nazionale di Rubiana.”
Una ampia documentazione su queste pubblicazioni partigiane si trova in appendice al libro: “Deo ed i cento cremonesi in Val Susa” di Enrico Fogliazza, Ed. Tierrepi, Cremona 1985. Il volume ricostruisce in modo completo fatti e luoghi della vicenda della 17 Brigata “F. Cima”,  riportando i nomi dei cremonesi che ne fecero parte e dei numerosi caduti.
Nota: dallo stesso libro ricaviamo questi nominativi anagrafici dei nomi di battaglia citati con rinvio alla nota: Barba /Barbarossa: Attilio Novasconi – Bomba: Renzo Pellini – Merigo: Amerigo Manara – Pineugia: Dante Pini – Balota: Giovanni Parizzi – Topolino: Mario Rebecchi – Gim: Severino Sticca di Torino – Luci: Ottorino Bolzoni – Tavin: Gino Torresani – Ghisi: Dario Spotti – Claudio: Claudio Scala – Don Paolo: Don Aldo Parisio di Torino.
(* Il Piccolo, febbraio – aprile 2007)

Nota Redazione welfare Cremona Network
La redazione ringrazia Giuseppe Azzoni che ci invia del materiale, a suo tempo pubblicato sul settimanale " Il Piccolo di Cremona" e che non non sono presenti, per motivi di spazio sul suo recente libro " Cremona Rossa".
Il sito del welfare volentieri ripresenta questi scritti.

2012-04-12

 

 

 

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