Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 06.39

Garanzia giovani Nuove storie dei delusi: ‘Così ho chiamato gli ispettori’

Continuiamo la nostra inchiesta sui risultati a oggi ottenuti dal progetto europeo. "Lavoro 12 ore come tuttofare senza vedere un centesimo". "Ho finito il tirocinio, aspetto mille euro". "Con 150 euro al mese non si vive"

| Scritto da Redazione
Garanzia giovani Nuove storie dei delusi: ‘Così ho chiamato gli ispettori’

"Ho finito il tirocinio e aspetto ancora mille euro". "Ero un tuttofare per 12 ore al giorno senza vedere un centesimo". "Con 150 euro al mese non si vive". "Dopo un anno il mio stage non è mai partito". Continua la nostra inchiesta sui delusi di Garanzia giovani: e anche stavolta, purtroppo, lo scenario non è positivo. Abbiamo iniziato ad analizzare la questione con "Storia di Giulia, vittima di Garanzia giovani", l'esperienza di una ragazza che ha assunto il valore di simbolo. Poi abbiamo ascoltato altri giovani coinvolti nel progetto, invitandoli a scrivere alla nostra redazione: sono arrivate tante storie che hanno in comune gli stessi sentimenti, rabbia, amarezza, rassegnazione. Abbiamo raccolto qui la prima parte, oggi pubblichiamo la seconda. Un'altra tornata di esperienze, ricostruite da chi le ha vissute in prima persona e ha voluto parlare per condividere il proprio disagio. Una pioggia di racconti diversi nelle modalità ma simili nella sostanza, che culmina in uno in particolare: una ragazza di 24 anni che ha deciso di "ribellarsi" e chiamare gli ispettori del lavoro. Lasciamo a loro la parola.

N. è una ragazza di 21 anni, che ha iniziato il tirocinio con Garanzia giovani il 10 settembre 2015. Così il suo racconto: "Ho lavorato presso una società di alta formazione come operatore amministrativo. Ero stata avvisata dei tempi lunghi di pagamento da parte della Regione, mi avevano indicato dicembre come possibile inizio. Ogni mese ricevo regolarmente l'assegno di 150 euro dalla società. Arrivato l'anno nuovo, non avendo avuto notizie ho chiamato l'Inps: mi hanno comunicato che era stato effettuato un pagamento il 4 gennaio. Aspetto quindi ricevere la lettera ed ecco l'amara sorpresa: la Regione mi ha pagato solo 300 euro relativi al mese di settembre. Nel frattempo ero al quarto mese di tirocinio". Un problema che si trascina anche nei mesi successivi: "Tra due settimane termina il mio stage - scrive la ragazza -, e ancora non ho ricevuto le somme che mi spettano. Non si può vivere con 150 euro al mese, venendo anche da lontano i soldi vanno tutti nel viaggio".

Ileana: aspetto ancora mille euro "Ho fatto il tirocinio in una gioielleria, allo scadere ovviamente mi hanno lasciato a casa". Ileana ricorda la sua esperienza: "Per non c'erano possibilità, mi hanno detto, tranne un contratto a chiamata. Sono poi venuta a sapere che hanno preso un'altra tirocinante: in pratica siamo come stracci, veniamo usati fino all'osso e poi buttati via per prenderne di nuovi". Com'era il lavoro all'interno dell'impresa? "Ogni mese arrivava lo 'stipendio' di 150 euro dall'azienda, ma i primi 300 euro dalla Regione tramite l'Inps li ho ricevuti a novembre, mentre avevo iniziato a luglio. Dopo aver chiamato due volte lo stesso Istituto, mi hanno riferito che mancava il mio codice Iban: nessuno me l'aveva mai chiesto". Dalla fine del tirocinio "non ho più ricevuto un centesimo, mi devono ancora mille euro". In mezzo ci sono le spese di tutti giorni: "Andavo a lavoro in macchina quindi dovevo pagare la benzina, ho fatto anche volantinaggio nel parcheggio del centro commerciale perché lo chiedeva il mio capo". Alla fine c'è sempre la stessa amarezza: "E' il progetto peggiore a cui abbia mai aderito".

Mary: il mio tirocinio mai partito "A luglio 2015 ho firmato un 'accordo' (lo chiamano così) con un'azienda, ad oggi 19 febbraio 2016 ancora non mi sanno dire se il tirocinio verrà avviato o meno". Si apre così l'esperienza di Mary. "Ho chiamato una volta a settimana - spiega - sia in azienda sia al centro per l'impiego, ovviamente  si rimpallano le responsabilità. Ma non è finita qui, ultimamente sono stata accusata perfino di non esser stata dietro alla situazione". Un'altra particolarità è che dopo la firma dell'intesa il giovane non può fare marcia indietro. "Non posso recedere io, è sconcertante - prosegue -, altrimenti uscirei definitivamente dal programma. Se trovassi un altro impiego, però, non potrei far fruttare all'azienda gli sgravi previsti e quindi non sarei un soggetto lavorativamente interessante. E' un cane che si morde la coda, mi sento incastrata e amareggiata".

Tuttofare per 12 ore al giorno Cosa si fa ogni giorno sul posto di lavoro? La risposta è: praticamente di tutto. Lo testimonia un'altra storia che abbiamo ricevuto: "Sono iscritto a Garanzia giovani: svolgo la mia attività in una scuola privata come segretario, autista e tuttofare. Mi alzo alle 6.10 al mattino per andare a prendere i ragazzi con il pulmino, arrivo a scuola per le 8.10 e poi vado dritto in segreteria e ufficio fino alle 14:00. Riparto con il pulmino e torno alle 14:30 in segreteria, riparto per riportare alcuni ragazzi alle 16:30, torno a casa sempre per le 18:30 del tardo pomeriggio. Dodici ore fuori casa senza vedere un euro".

Federica: così ho chiamato gli ispettori Federica, 24 anni, proviene dalla provincia di Treviso. "Ho preso parte al progetto da giugno a settembre 2014, sono stata tra i primi giovani inseriti in quanto era stato approvato da poco", racconta. Il tirocinio previsto era in un'azienda che si occupa di sicurezza sul lavoro. "Fin qui niente di strano, se non che il primo giorno di lavoro mi ritrovo a 'spartire' il mio posto con un altro ragazzo. Il titolare ci disse che ci aveva presi in due perché, alla fine dello stage, avrebbe avuto bisogno di una persona in più e avrebbe tenuto uno di noi. In pratica era iniziata una guerra tra poveri". Ma non tutti accettano la competizione obbligatoria: "Non ricorro a subdoli giochetti per assicurarmi il posto - prosegue la ragazza -, vorrei mi apprezzassero per ciò che sono realmente". In ogni caso, i tre mesi passano in relativa tranquillità: "Con i colleghi mi trovavo bene, con l'altro stagista avevo instaurato un buon rapporto. Dovevo rispondere al telefono fare fotocopie e aggiornare il gestionale... va bene, mi sono detta, si inizia sempre dal basso. Ma alla fine ho capito perché ci avevano presi: stavano rinnovando l'ufficio, avevano bisogno di qualcuno che riordinasse l'archivio cartaceo e aggiornasse il gestionale". Il racconto continua e la situazione gradualmente peggiora. "A settembre non avevamo ancora finito, perché il lavoro era veramente di proporzioni epiche, quindi il titolare ha avuto l'idea di prolungarci i contratti. L'altro stagista è stato riconfermato per altri 6 mesi con contratto di stage, a me è stato proposto un contratto di collaborazione occasionale a 3 euro l'ora per 3 mesi. La collaborazione era tutt'altro che occasionale, visto che facevo 40 ore a settimana, e dulcis in fundo ho lavorato 3 mesi senza ricevere un centesimo. La motivazione del titolare è stata 'ti pago tutto alla fine', ma ha avuto anche il coraggio di dirmi 'beh, se hai bisogno di soldi ti posso dare 200 euro adesso e poi quando ti pago a dicembre me li restituisci'... Come se fossi andata a chiedere la carità". A quel punto la decisione forte di chiamare gli ispettori: "Ero al limite della sopportazione, ho deciso di ribellarmi. Ho contattato prima l'ispettorato del lavoro e poi l'Inps, raccontando l'accaduto e chiedendo che venissero per un'ispezione. Per fortuna ho trovato un ispettore Inps che ha preso a cuore la mia storia ed è venuto in tempi brevi. Ovviamente io ero li a lavorare. Il titolare mi ha chiesto di mentire, dicendo che ero lì solo un paio d'ore a settimana. Dopo che l'ispettore si è informato a dovere, però, il datore di lavoro ha avuto una maxi sanzione per lavoro a nero (circa 20.000 euro), ha dovuto anche regolarizzarmi a tempo indeterminato e versare tutti i contributi arretrati da settembre a dicembre". Poi l'epilogo della storia: "Probabilmente sia il capo che i colleghi hanno intuito che ci fossi io dietro gli ispettori, hanno iniziato a farmi mobbing. Alla fine ci stavo rimettendo in salute, non volevo continuare a stare li e lui non mi voleva, così siamo giunti a un accordo e mi ha licenziata". Il giudizio sul progetto? "Per me è solo l'ennesimo modo di avere dipendenti praticamente gratis, sfruttare giovani che lavorano 40 ore a settimana per 3 euro l'ora, perché pensano che sia meglio di niente...".

di Emanuele Di Nicola

Fonte: Rassegna Sindacale

 

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