Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 00.22

Crema Città Europea dello Sport, successo del dibattito sullo sport giovanile

Molti gli spunti di riflessione emersi dalla serata di lunedì

| Scritto da Redazione
Crema Città Europea dello Sport, successo del dibattito sullo sport giovanile

Lunedì 29 febbraio, alle ore 20.45, presso la Sala Pietro da Cemmo a Crema (CR), si è tenuto il dibattito sullo sport giovanile intitolato Coach e mister – Troppo allenatori, poco educatori? – Carenze della tecnica di base e abbandono dell’attività. Iniziativa promossa da Crema Città Europea dello Sport 2016 e organizzata grazie all’impegno di Mario CaccialanzaMassimo Parrella e Simone Donarini, l’iniziativa ha richiamato un buon pubblico di sportivi, genitori e appassionati, desiderosi di approfondire le interessanti tematiche di estrema attualità sportiva. Il giornalista Marco Conca e la psicologa Simona Previdi hanno introdotto le parole dei relatori, che hanno portato le esperienze delle proprie discipline sportive.

Filippo Giuliani, allenatore di calcio, ex Pergolettese e Pizzighettone, attualmente responsabile del settore giovanile dell’A.C. Crema 1908, ha evidenziato la necessità di operare una netta distinzione tra l’Attività di Base, completamente ludica, e quella agonistica. «Per far crescere umanamente e sportivamente ogni ragazzo è necessario tanto lavoro, ma anche un patto educativo tra genitori e allenatori, che possano condividere finalità e modalità del percorso da intraprendere insieme», ha detto.

Gloria Severgnini, istruttrice della Pallacanestro Crema, ha posto l’accento proprio sull’esasperazione e sugli eccessi che troppo frequentemente circondano il mondo dello sport giovanile: «Capita spesso che i ragazzi, poco dopo un tiro sbagliato, si girino verso la tribuna, più preoccupati del rimprovero del proprio genitore, che non di ascoltare l’allenatore. Senza contare poi l’effetto che può avere per i più piccoli saper di essere ripresi sempre dalle telecamere dei genitori». La crescita dei ragazzi deve quindi tornare ad avere centralità in tutte le giovanili di tutti gli sport.

Anche perché poi bisogna passare all’attività agonistica e serve che i ragazzi abbiano motivazione rispetto alla propria disciplina, come ricorda Matteo Moschetti, responsabile tecnico del progetto Volley 2.0 dalla grande esperienza, anche a livello nazionale (Foppapedretti Bergamo). «Sono molto diversi gli approcci da parte di chi ha obiettivi ludici e di chi ha obiettivi agonistici», ha detto. «Naturalmente meno si chiede, meno si avrà dai ragazzi. Credo che le società che ambiscono a formare giocatori debbano cercare di alzare il livello qualitativo della proposta».

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