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Giornata di mobilitazione delle Pmi anche a Cremona

| Scritto da Redazione
Giornata di mobilitazione delle Pmi anche a Cremona

20mila imprese a rischio.  Rete Italia: “La politica ascolti l’economia reale”
Centocinquanta imprese di Rete Italia, questa mattina, all’Auditorium della Camera di Commercio, hanno voluto richiamare politici ed amministratori locali sull’urgenza di “ascoltare l’economia reale”, di mettere in campo quella svolta nella politica economica che è necessaria per uscire dalla crisi. Le imprese hanno lanciato il loro allarme ai tanti politici in sala: i parlamentari Fontana, Comaroli e Pizzetti, l’ex assessore regionale Rossoni, il consigliere Alloni, il presidente della Procincia, accompagnato dal suo vice Lena, i sindaci Perri e Bonaldi oltre a tanti altri amministratori e candidati alle prossime consultazioni elettorali.
Cna, Confartigianato, Casartigiani, Confesercenti e Confcommercio hanno ribadito che il futuro del Paese è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese ed all'impresa diffusa. Ha ricordato il presidente Claudio Pugnoli: “Cosa è il terziario in provincia di Cremona lo dicono i numeri. Delle 28.000 aziende attive iscritte alla C.C.I.A.A. più di 20.000 sono riferibili al terziario (72% del totale). Danno lavoro al 61% dei 156.000 occupati della provincia (95.000 addetti) e producono il 60% del PIL del territorio. 20.000 aziende che non ce la fanno più a produrre ricchezza, dare lavoro, tirare avanti”. Che la situazione sia da “allarme rosso” lo dicono, ancora una volta, i numeri.
“Il conto è salato anche da noi – continua il presidente della Confcommercio -: gli occupati tra il 2007 e il 2011 sono diminuiti del 6% e il tasso di disoccupazione, nello stesso periodo, è aumentato dal 3,1 al 5,4% (i dati 2012 non sono ancora disponibili ma appesantiranno certamente le statistiche) e tante, troppe aziende hanno chiuso i battenti: 471 nelle costruzioni, 474 nel commercio, 44 nei trasporti, 160 nei pubblici esercizi, 288 nei servizi. E le nuove aperture non hanno certo riequilibrato la situazione”.
Se si restringe poi il campo di indagine alla sola città di Cremona, per le M.P.M.I, il risultato è anche più drammatico”. Il governo Monti – afferma Rete Italia, rappresentata oltre che da Pugnoli anche da Marco Bressanelli, Massimiliano Montani, Massimo Rivoltini, Pierpaolo Soffientini ed Ernesto Fervari – ha messo in sicurezza i conti pubblici e ha rafforzato la fiducia nei confronti dell’Italia,  di onorare il proprio debito pubblico, facendoci superare, in questo modo, i momenti più difficili della crisi. Ma lo si è fatto a un prezzo pesantissimo: l’aumento insopportabile, per le nostre aziende, della pressione fiscale complessiva, che ha determinato pesantissimi effetti recessivi”.
Ciò che le imprese domandano a gran voce - come ha affermato nel suo intervento trasmesso in streaming, Carlo Sangalli è, in fin dei conti, un Paese normale, dove “fare impresa non significhi né la quotidiana odissea dello scontro con una burocrazia barocca e miope, né l'estenuante ricerca di un credito bancario sempre più difficile da ottenere”. Dove non essere costretti a “scontare i tempi biblici di pagamento delle pubbliche amministrazioni, facendo comunque puntualmente fronte ad una mole di tasse, che, per il contribuente in regola, sono arrivate oggi al 56 per cento circa di pressione fiscale complessiva”. Dove “fare impresa significhi avere certezza del diritto, disporre di infrastrutture e servizi pubblici efficienti, pagare costi energetici secondo standard europei”. Dove pmi e impresa diffusa siano “una risorsa e non una marginalità da superare”. Le richieste del mondo rappresentato da Rete Imprese Italia sono tutte rivolte alla politica: “vogliamo vedere i programmi elettorali - ha detto Sangalli - e misurarli sulle esigenze tanto delle imprese che rappresentiamo quanto degli interessi generali dell'Italia. E non ci accontentiamo né di promesse, né di sogni e diffidiamo di ogni scorciatoia”. Le imprese non chiedono “privilegi ma opportunità e strumenti per tornare a crescere”, ma pretendono nello stesso tempo “impegni puntuali e coerenza di azione”.
“Abbiamo deciso una mobilitazione Nazionale – ha concluso Pugnoli - con l’obbiettivo di invitare, persuadere, costringere la politica a fare una riflessione vera, nuova, moderna sul ruolo che le nostre imprese possano avere per la ripartenza dell’economia”.
Rete Italia non rinuncia alla speranza di superare la crisi. “L’Italia – spiegano i presidenti - ha imprese e persone straordinarie per tornare a crescere, ma serve un governo che lo voglia fortemente e subito, perché il tempo è ormai scaduto. Chiediamo, chiunque governi, di aprire una nuova stagione di dialogo che metta al centro della politica economica della prossima legislatura, le istanze di questo sistema di imprese”. Il primo articolo della nostra costituzione – ricorda Rete Imprese - dice che “ l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. “Il lavoro che c’è e soprattutto quello che oggi bisogna costruire. E’ questa, in definitiva, la scelta di campo che chiede un’Italia produttiva che, ogni giorno, rischia e si confronta con il mercato: affrontare la sfida della crescita e del futuro del nostro paese”.

2013-01-28 Cremona

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