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Gli studiosi certificano: il rigore causa recessione | P.Toia

| Scritto da Redazione
Gli studiosi certificano: il rigore causa recessione | P.Toia

Innumerevoli volte e da molte parti, compresi FMI e OCSE, si é detto che una politica fatta di "rigore e di tagli" produce (anzi ha già prodotto, in Italia e in Europa) recessione.
Ma ogni volta questa valutazione é parsa il frutto, un po'avvelenato, di una visione ideologica (di sinistra) oppure la constatazione solo empirica della realtà che é davanti ai nostri occhi.
Ora pero' c'é uno studio molto serio che dimostra scientificamente, dati alla mano, questa inequivocabile verità.
Il merito va al gruppo S&D del Parlamento Europeo che ha sostenuto una ricerca fatta da tre istituti: Ofce di Parigi, Imk di Dusseldorf e Eclm di Copenaghen.
Non si tratta solo di avere uno studio indipendente e alternativo a quelli della Commissione Europea, ma di disporre di una base scientifica da cui partire per una nuova strategia a livello europeo.
Stupisce, peraltro, che in Italia questo studio sia stato poco valutato e diffuso, tranne qualche eccellente eccezione, come quella di Adriana Cerretelli "L'Europa dei dogmi ritrova un po' di buonsenso" apparsa su Il Sole 24 Ore del 29 novembre 2012, parte di una serie di interessanti articoli che approfondiscono gli effetti delle politiche fin qui attuate.
Cos'é e cosa illustra questo studio?
Si tratta di un primo "Rapporto sulla crescita in Europa" che dimostra il peggioramento di alcuni indicatori nel corso degli ultimi anni e in particolare gli effetti sul PIL, sulla produzione e sull'occupazione e anticipa alcune proposte alternative.
Non é un'abiura di Maastricht e del rigore, ma la ricerca di altre proposte, a partire da un "dosaggio" delle misure più spalmato nel tempo per non incorrere nei disastrosi "effetti collaterali" dell'austerity.
L'analisi della situazione economica si potrebbe, in estrema sintesi, riassumere in alcuni dati: rispetto alla primavera del 2011 il numero dei disoccupati nell'UE a 27 é aumentato di oltre 2 milioni di persone, ma il dato più preoccupante riguarda il fatto che la disoccupazione giovanile è cresciuta più rapidamente della disoccupazione generale.
Nel secondo trimestre del 2012, infatti, il numero dei disoccupati tra i 15 e i 29 anni ammonta a 9,2 milioni di persone, pari al 17,7% della forza lavoro 15-29 anni ed il 36,7% del totale. Inoltre, per quanto riguarda il PIL, le previsioni più recenti immaginano una riduzione dello 0,4% del PIL nel 2012 e di un ulteriore 0,3% nel 2013, questo dopo che il rigore, tra il 2010 e il 2012 ha fatto perdere alla Grecia 18 punti di PIL, 7,5 al Portogallo, 4,8 all'Italia.
A questo si aggiunge che il reddito pro capite é precipitato, ad esempio in Italia si é registrato un - 8,6 %

Questo quadro europeo si completa con una ulteriore analisi di alcuni Paesi:
Germania: I polli vanno a casa a riposare
Francia: La battaglia del 3% avrà luogo?
Italia: Austerità a tutti i costi?
Portogallo: Impantanato nella recessione
Irlanda: La tigre celtica ritrae i propri artigli
Grecia: La tragedia greca continua.
Anche le conseguenze sociali della crisi sono trattate nell'analisi, cosi come gli squilibri macroeconomici.
Alla fine dello studio ci si chiede: "c'é una strategia alternativa per ridurre il debito entro il 2032?"

Le proposte che lo studio suggerisce sono principalmente:
1. Ritardare e spalmare maggiormente il consolidamento fiscale: invece dell'attuale rigore da 130 mld di euro per l’area euro si dovrebbe prevedere un più bilanciato aggiustamento pari allo 0,5% del PIL. Tale cambiamento permetterebbe la creazione di uno spazio di manovra pari a più di 85 mld di euro e permetterebbe di modificare le previsioni di crescita tra il 2013 ed il 2017 di 0,7 punti annui al rialzo e di ridurre a - 1,5 milioni i disoccupati.
2. Dare alla BCE la possibilità di agire in maniera credibile come prestatore di ultima istanza per i paesi dell’area euro, anche per ridurre la pressione sui Paesi Membri. Per eliminare il panico la UE deve avere un piano credibile di rientro dal debito.
3. Aumentare in maniera significativa i prestiti offerti dalla Banca Europea di Investimenti ed altre misure (fondi strutturali e project bonds) in modo da progredire in maniera significativa sull’agenda di crescita dell’Unione Europea.
4. Creare un forte coordinamento delle politiche economiche che miri a ridurre gli attuali squilibri della bilancia dei pagamenti. Le misure di aggiustamento non dovrebbero solo pesare sui paesi in deficit, anche Germania ed Olanda dovrebbero attivare misure per ridurre i loro surplus.

Si tratta davvero di uno studio di analisi molto innovativo e prezioso per costruire quella diversa Europa che noi vogliamo, soprattutto se a queste misure si potranno aggiungere quelle che il nostro gruppo ha più volte portato al voto in Parlamento.
Mi riferisco in particolare a:
- la regola d'oro: la cosiddetta golden rule, cioè lo scorporo degli investimenti pubblici produttivi dalla spesa corrente utilizzata per il calcolo del deficit, secondo il patto di stabilità.
- il fondo di redenzione per forme di mutualizzazione del debito assicurato a livello comunitario, che dovrebbe prevede di far confluire nel Fondo l’importo dei debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL. L’ERF (European Redemption Fund) emetterebbe titoli (per complessivi 2.300 miliardi di euro, secondo i calcoli dello stesso Consiglio) per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici (in particolare, riserve auree e di valuta estera) dei Paesi assistiti
- varo degli eurobonds per reperire risorse fondamentali per grandi piani infrastrutturali, cioé titoli non già per mutualizzare il debito esistente (come nel fondo di redenzione), ma per nuovi investimenti a medio e lungo termine.

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