Sabato, 11 maggio 2024 - ore 20.36

I fasti dell’asino di Buridano | Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
I fasti dell’asino di Buridano | Rosario Amico Roxas

Casini con  l’ UDC, rinnova i fasti dell’asino di Buridano e torna prepotentemente a riproporre quel determinismo causalistico, per cui tutte le azioni sarebbero predeterminate causalmente.

Le affermazioni di Buridano e l’esempio mortale del suo indeciso asino, scomodarono fior di filosofi che si presero la briga di contestare la non scelta dell’asino e la logica della sua morte.

Si scomodò anche la Chiesa per affermare  una fondamentale differenza tra quell’asino e l’uomo, una differenza consistente nel libero arbitrio di cui è dotato l’uomo, ma di cui sarebbe privo l’asino, ragion  per cui l’asino sarebbe destinato alla non scelta della morte, mentre l’uomo se la caverebbe con un salvifico opportunismo. Temo che la Chiesa di allora non intuisse nemmeno la possibilità di un certo genere di libero arbitrio del quale sono dotatissimi larghe schiere degli attuali politici, nonché tutti coloro che sono riusciti ad intrufolarsi dentro una delle tante “caste” di privilegiati; questi ultimi, infatti non farebbero ricorso ad una pura e semplice scelta tra una greppia e/o l’altra, perché si butterebbero su entrambe, lasciando i meno fortunati nella impossibilità di scegliere, perché tutto esaurito.

Ora non si capisce cosa vuole o vorrebbe fare o dire Casini con l’UDC; ciò che si vede ci porta ad esplorare la fragile mente dell’asino di Buridano e la sua incapacità  “filosofica” di una decisione.

Ci troviamo in piena campagna elettorale, ma ancora non conosciamo i candidati, le alleanza, i programmi, i progetti; l’ombra minacciosa di Berlusconi ancora aleggia sul futuro politico, ma né Al Fano né Casini hanno la dignità morale di mandarlo definitivamente in Kenia, con tutte le escort che vuole, purchè se ne vada.

Il novello Buridano tentenna tra l’alleanza con la destra  e l’alleanza con la sinistra; sostiene di non voler essere suddito di Bersani, ma a suo tempo accettò di essere vassallo di Berlusconi.

Si tratta di due alleanze opposte nella loro diversità: da una parte l’alleanza con i residui del capitalismo liberistache ha condotto l’Italia allo sfacelo, sfruttando la finanza creativa e l’invenzione della moltiplicazione del denaro senza ricorrere al fastidioso sistema del lavoro, della produzione, della competitività, nonché del mercato dei prodotti e non della finanza; dall’altra l’alleanza con il capitalismo sociale che vorrebbe restituire dignità al lavoro, accreditandolo come il capitale del quale dispone il prestatore d’opera, in grado di allearsi con il capitalismo produttivo per promuovere sviluppo e progresso, con la reciprocità di comuni interessi. Il collante della democrazia è la solidarietà; privata di tale collante la democrazia si trasforma in una dittatura del più forte e del più spregiudicato… come abbiamo visto !

Ma forse Casini ritiene di poter contare sui voti cattolici, che l’attuale Vaticano potrebbe garantirgli, ma sempre senza pregiudicare scelte da rimandare … a miglior tempo.

Non tiene, però, nella giusta considerazione che proprio questo vaticano, avendo sostenuto il governo Berlusconi, con l’esito che stiamo pagando, ha perso l’autorevolezza che il popolo dei cattolici gli attribuiva. Il crollo di Berlusconi è stato tanto dirompente da trascinarsi appresso anche l’autorevolezza dei suoi sostenitori, presso i quali si è dilatato il divario tra religione e Fede,  così come si è dilatato il divario laico tra sondaggi e consensi, tra politica e società civile.

L’assenza del decisionismo e l’esigenza di una scelta coerente  provocano negli elettori un rifiuto difficilmente recuperabile, che alimenta il rifiuto globale della politica, incrementando il panorama degli astensionisti.

Rosario Amico Roxas

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