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I morti sul lavoro non fanno festa

| Scritto da Redazione
I morti sul lavoro non fanno festa

I morti sul lavoro non fanno festa
Il 2011 è arrivato, ma le famiglie di 1080 lavoratori che nel 2010 hanno perso la vita non hanno nulla da festeggiare. Gli infortuni sono in aumento, e sono dati sottostimati. L'unico deterrente sono le sanzioni, ma il governo le dimezza
di Marco Bazzoni*
Il 2011 è arrivato, ieri tutta Italia a festeggiare per l'arrivo del nuovo anno, ma c'erano anche delle persone che non avevano nulla da festeggiare, e sono i familiari dei 1080 lavoratori, che nel 2010 hanno perso la vita perché sono morti sul lavoro. In attesa dei dati che ci fornirà l'Inail per l'anno 2010, notiamo che rispetto al 2009 quando ci sono stati 1050 morti sul lavoro, i morti sul lavoro nel 2010 sono in aumento, questo secondo i dati forniti dal blog Caduti sul Lavoro.
Dopo questa premessa, vorrei ricordare, che i dati Inail tengono conto solo degli infortuni denunciati, quindi sono dati che vanno presi come punto di riferimento, ma non come dati definitivi, perché non tengono conto anche di tutti i lavoratori che muoiono "in nero" o che denunciano l'infortunio come malattia per paura di ritorsioni da parte del datore di lavoro, perché hanno un lavoro precario e sono ricattabili.
Questi dati sono molto sottostimati.
Vorrei che ci ricordassimo di tutte queste persone che non ci sono più, spesso morte perché nelle aziende non si rispettavano neanche le minime norme di sicurezza sul lavoro. Ma non dobbiamo dimenticarci anche degli oltre 25 mila lavoratori che sono rimasti invalidi, e che difficilmente potranno essere ricollocati sul lavoro: c'è chi ha perso un piede, una gamba, un braccio, una mano, un occhio o è rimasto in carrozzina.
Qual è la soluzione perché si riducano drasticamente tutti questi infortuni e le morti sul lavoro? Di una cosa sono sicuro, non è di certo quella intrapresa dal Governo Berlusconi, che il 3 Agosto 2009, con il Dlgs 106/09, detto decreto correttivo al Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (Dlgs 81/08), ha completamente stravolto il testo voluto dal Governo Prodi, dimezzando tra le tante cose, molte sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti, preposti, e sostituendo in alcuni casi il carcere con l'ammenda.
L'unico deterrente che temono i datori di lavoro sono le sanzioni, se vengono dimezzate, cosa resta?
I controlli forse? Ma se l'Asl hanno un personale ispettivo ridotto all'osso che è formato da circa 1850 tecnici della prevenzione (o ispettori Asl), che sono in continuo calo, perchè man mano che molti tecnici vanno in pensione, non ne vengono assunti altri.
Tanto è che se dovessero controllare tutte le aziende che ci sono in Italia, che sono circa 6 milioni: http://www.registroimprese.it/ , ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 33 anni, quindi considerando la vita media di un'azienda, praticamente MAI.
Non è una soluzione neanche quella del Ministero del Lavoro, di fare una campagna per la sicurezza sul lavoro, con lo slogan "Sicurezza sul lavoro.La pretende chi si vuole bene", con degli spot che colpevolizzano i lavoratori, perchè sembra quasi perchè i lavoratori non vogliono bene a loro stessi e alle loro famiglie, ecco perche si infortunano sul lavoro, restano invalidi, si ammalano o peggio muoiono. Mentre dice poco o nulla sulle responsabilità dei datori di lavoro. Mi dispiace ma non ci siamo assolutamente. La prima cosa da fare sarebbe iniziare ad insegnare la sicurezza sul lavoro fin dalle scuole elementari come si fa in Francia, perché molte volte ho sentito parlare di mancanza di cultura della sicurezza sul lavoro, sia nei datori di lavoro, che nei lavoratori, ma se non la iniziamo ad insegnare fin da piccoli, come pretendiamo che ci sia la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro?
Perché, non dimentichiamolo, gli studenti di oggi saranno i lavoratori e gli imprenditori di domani....
Inoltre, andrebbero ripristinate e quindi aumentate le sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti e preposti, perché è impensabile che l'unico deterrente sia indebolito. I controlli devono aumentare, e questo lo dicono tutti, purtroppo solo a parole. Per far ciò bisogna che aumenti il personale ispettivo delle Asl, perché solo così si possono reprimere i comportamenti scorretti di molti datori di lavoro, che considerano la sicurezza sul lavoro come un optional per la loro azienda.
Sono stanco di sentire da più parti che non ci deve essere repressione verso le aziende per quanto riguarda la sicurezza su lavoro. Ma quando mai c'è stata tale repressione? Quando? Magari ci fosse stata, probabilmente non avremmo tutti questi infortuni e morti sul lavoro..... Invito a leggere la denuncia da me inviata sia alla Commissione Europea, che al Parlamento Europeo. Dopo 13 mesi da quando ho fatto la denuncia sulle difformità di alcuni articoli del Dlgs 106/09, rispetto alla Direttive Europee sulla sicurezza sul lavoro, il 30 Novembre mi è arrivata (finalmente) la risposta del Capo dell'Unità Salute, sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, della Commissione Europea Occupazione, Affari Sociali, Pari Opportunità, che mi ha comunicato, che a Gennaio 2011 verrà proposto all'Esecutivo della Commissione Europea, l'apertura una procedura d'infrazione contro l'Italia, per la mancata conformità delle misure di recepimento italiane in relazione a certe disposizioni della direttiva europea 89/391/CEE sulla sicurezza sul lavoro, tra cui deresponsabilizzazione del datore di lavoro (articolo 5 direttiva), posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro (articolo 6, paragrafo 3, punto a), proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per modifiche sostanziali apportate ad un impresa esistente (articolo 9, paragrafo 1, punto a).
* Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza-Firenze.

fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2011/01/1/70009/i-morti-sul-lavoro-non-fanno-festa

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