Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 17.06

IL GIORNALISTA

Claudio Beniywoll

| Scritto da Redazione
IL GIORNALISTA

IL GIORNALISTA

 

Capitolo XXXIV

 

Quella stessa sera, una volta che a casa si fosse fatto una doccia, abbia cenato e si fosse rimesso nel suo studio: mandò una mail al suo complice di vedersi e fargli sapere quando fosse stato possibile.

Sperò che gli rispondesse quella sera stessa e attese il tempo di fumarsi un sigaro, ovvero tre ore, che nel frattempo riempì leggendosi uno dei libri che teneva nella piccola libreria.

 

La risposta non arrivò quella sera, ma a metà pomeriggio del giorno dopo, proponendogli di vedersi la sera successiva, sempre al bar dove lo aveva conosciuto.

Nella mail gli spiegò che, nonostante non fosse stato possibile riconoscerlo il giorno della messa in scena, non voleva vedere i suoi amici del bar e il lunedì il locale sarebbe stato più vuoto che pieno.

Amedeo alzò gli occhi al cielo, spazientito, ma accettò.

 

All’orario stabilito, Amedeo, si fece trovare davanti al bar.

Anche l’altro non tardò ad arrivare. Senza aggiungere commenti, entrarono.

Ordinarono un amaro del capo per Amedeo e una birra per l’altro e si sedettero ad un tavolo.

Soppesarono l’uno lo sguardo dell’altro. Poi il direttore prese parola: «Una pistola giocattolo...» disse soltanto.

L’altro annuì ingoiando la saliva.

«Come ti è saltato in mente? Cosa credevi, che stessimo giocando a guardie e ladri?»

L’altro negò vigorosamente con la testa, chinandola. «Cosa altro potevo prendere? Non ho un porto d’armi per una pistola vera».

Il direttore sospirò grattandosi la fronte.

«Va bene, ormai è andata. Ma dovevi lasciarla cadere a terra? Grazie a Dio non c’erano sopra impronte digitali».

 

To be continued...

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