Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 16.46

Il governo dell'inciucio gialloverde mostra sempre di più la sua vera natura by Gabriele Beccari

Egr. Direttore, ogni giorno che passa il governo dell'inciucio gialloverde mostra sempre di più la sua vera natura e consistenza, basata sull'approssimazione e sui piagnistei del complottismo più becero, che trova la più facile delle vie d'uscita nell'attribuzione ad altri di ogni responsabilità per la propria pochezza.

| Scritto da Redazione
Il governo dell'inciucio gialloverde mostra sempre di più la sua vera natura by Gabriele Beccari

Il governo dell'inciucio gialloverde mostra sempre di più la sua vera natura by Gabriele Beccari

Egr. Direttore, ogni giorno che passa il governo dell'inciucio gialloverde mostra sempre di più la sua vera natura e consistenza, basata sull'approssimazione e sui piagnistei del complottismo più becero, che trova la più facile delle vie d'uscita nell'attribuzione ad altri di ogni responsabilità per la propria pochezza.

Il miracolato Di Maio, capo politico assoluto della forza politica più votata, vicepremier e bi-ministro, dopo essersi dichiarato per anni contro i doppi incarichi e la mancanza di competenze per chi li assumeva (in effetti, nel suo caso gli incarichi sono almeno quattro e le competenze le deve aver assimilate in qualche corso accelerato della Casaleggio Associati), disserta ogni giorno di parassiti sociali con la sicumera di chi si sente al di fuori di questa misera mischia, la stessa sicumera di chi scambia un rimorchiatore per incrociatore, ma è informatissimo sulle manovre di mercato della Juventus, alla faccia degli operai Fiat di Melfi e Pomigliano d'Arco, guarda caso dove risiede il moralizzatore Di Maio.

La dichiarazione: “È immorale che Cristiano Ronaldo prenda più di 30 milioni all’anno, mentre i lavoratori si suicidano, perché non ce la fanno ad arrivare alla terza settimana e sono disperati” risulta essere di Domenico Destradis, delegato Usb dello stabilimento di Melfi, e non di Di Maio o di qualcun altro della sua galassia di esperti di propaganda a spese dei cittadini, che come al solito saranno quelli che dovranno pagare il conto per le scelte incompetenti dell'attuale esecutivo.

Di quanti parassiti sociali si sono dimenticati Di Maio e i suoi nel loro sforzo propagandistico sulle pensioni di un migliaio di ex parlamentari? Alcune categorie di lavoratori beneficiarono in determinati anni di leggi speciali con trattamenti economici "manipolati" nei periodi terminali della loro attività. È così che si raggiungono cifre non di 4-5mila euro, ma di 50-60-90mila euro al mese.

La Legge Mosca n. 252/1974 regalò decine di anni di contribuzione figurativa a migliaia di politici e sindacalisti (circa 40.000). Molti di questi personaggi sono tuttora viventi. Perché Di Maio non chiede l'elenco al presidente Boeri e non interviene anche su di loro azzerando o quasi queste pensioni?

Il D.Lgs. n. 564/1996 (noto come "decreto Treu") stabilì che le pensioni dei sindacalisti in distacco potessero essere calcolate sulla base dello stipendio anche solo dell'ultimo mese (non dei migliori 5 anni degli ultimi 10). Gli aumenti "anomali" degli ultimi stipendi consentirono così a migliaia di sindacalisti di percepire pensioni anche doppie rispetto al dovuto.

I colleghi parlamentari di Di Maio, oltre ai consiglieri regionali ed ai parlamentari europei, hanno goduto per decenni delle "doppie pensioni".

Durante i mandati parlamentari, gli istituti previdenziali di riferimento per decenni pagarono i loro contributi senza richiedere agli interessati alcun versamento. Da qualche anno i parlamentari pagano un terzo, ma anche questa resta una vergogna nazionale. Se sono parlamentari non possono avere dei versamenti di contributi paralleli, soprattutto se a pagare non sono i soggetti beneficiari, ma la comunità.

Sono anni che è stata depositata una proposta di legge per abolire le "doppie pensioni", eppure anche oggi il Governo del Cambiamento non ne parla. Fare un decreto che imponga il divieto di cumulo richiede cinque minuti. Perché non si fa?

Oltre 8 milioni di pensionati su 16 milioni sono "pensionati assistiti", che non hanno mai o quasi mai versato né contributi né imposte. Fra loro ci sono anche i bisognosi, ma gli approfittatori sono tanti. E anche questi beneficeranno dell'aumento delle pensioni minime in programma.

Come Ministro del Lavoro, Di Maio dovrebbe certamente sapere che la mancata separazione fra "previdenza" e "assistenza" è una piaga di questo Paese, tanto più che l'assistenza supera ormai la soglia dei 110 miliardi e cresce ad un tasso annuo del 6% (contro lo 0,2% delle pensioni). Oltre che una piaga, è una grave irregolarità bollata dalle norme Ue e Ocse. Vogliamo per favore dare attuazione alla legge n.

88/1989 tuttora disattesa? Possibile che non si capisca che gli interventi di sostegno al reddito vanno finanziati sulla fiscalità generale e non sulla previdenza? La separazione fra previdenza e assistenza fra l'altro è citata allo specifico paragrafo 17 del Contratto di Governo. Perché lo scrivete e poi non lo fate?

Di Maio è al corrente che l'Inps ha dichiarato in Parlamento di essere nella "impossibilità tecnica" di effettuare il ricalcolo contributivo di tutte le posizioni previdenziali private e pubbliche? Ma allora di cosa stiamo parlando?

Gabriele Beccari (Cremona)

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