Il Museo Diocesano ha spogliato molte comunità di molte opere lasciando una copia
Egregio direttore, apprendo dal giornale di un’ulteriore opera pittorica sacra tolta dalla parrocchia di Pandino e portata al museo diocesano recentemente inaugurato.
Evito di commentare ciò che ha asserito don Eugenio Trezzi sostenendo la maggior visibilità dell’opera in un museo. Anche nella nostra chiesetta di Santa Cristina, appartenente alla parrocchia dell’Immacolata Concezione, è stata tolta una Deposizione attribuita alla scuola del Campi e portata «momentaneamente» in Curia durante i lavori di restauro della chiesa.
Il quadro, quando l’allora nostro parroco don Pier Codazzi è andato a riprenderlo, si è sentito dire che riportarlo a Santa Cristina era sotto la sua responsabilità... Cosa che, giustamente, lui non ha accettato optando per una soluzione fotografica. Ora la chiesa amata e frequentata da tanti fedeli è priva dell'unica opera di valore che avesse.
Aggiungo che a spese di un parrocchiano era stata dotata di un sistema di allarme. Concordo pienamente con l’architetto Andrea Silva per quanto riguarda le possibili soluzioni per rendere visibile le opere d’arte, ma «usurparne» una per isolarla dal suo contesto non mi sembra la migliore.
Anche la parrocchia di Sant ’Agata è stata privata di una Pala e chissà quante altre opere hanno subito lo stesso trattamento. Santa Cristina è una piccola frazione dell’Immacola - ta Concezione, ma ciò non toglie l’amarezza provata per il metodo decisionista con il quale siamo stati privati di un'opera che era un valore aggiunto per la nostra piccola comunità.
Lorenza Scolari Cremona
20 novembre 2021
