Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 14.52

Il nuovo esame di Stato? Speriamo che se la cavino!

di Maurizio Tiriticco

| Scritto da Redazione
Il nuovo esame di Stato? Speriamo che se la cavino!

Scrivono e parlano tanto di scuola i nostri governanti e ciò è senz’altro un bene! Tutti abbiamo apprezzato il primo discorso di Renzi, al momento del suo insediamento, quando pose l’istruzione tra i primi posti del processo riformatore che il suo governo aveva intenzione di avviare. Oggi abbiamo sotto gli occhi almeno due documenti, “la buona scuola, facciamo crescere il Paese”, un rapporto curato dai due “Cantieri sulla scuola”, attivati all’inizio dell’estate e coordinati da Alessandro Fusacchia e Francesco Luccisano, e l’intervista rilasciata dal Ministro Giannini a “Il Sole24 ore” di oggiDocumenti interessanti! E’ fuor di dubbio! Il primo si snoda per oltre 130 pagine, il secondo per un’intera pagina del quotidiano! E non sono cose da poco. Finalmente i problemi della scuola occupano gli spazi che meritano! Ma… i problemi della scuola, quelli veri, sono veramente affrontati? A me personalmente sembra di no. In effetti, emergono solo buone intenzioni, alcune delle quali discutibili, ad esempio il “premio” agli insegnanti “bravi”, per cui si ipotizza che i nostri figli possano essere affidati anche a insegnanti “non bravi”. Si andrà a rompere quella unitarietà di una professionalità che è tra le più delicate che siano sul mondo del lavoro, anche perché la scuola “è di tutti” e deve “promuovere” tutti! E chi e come deciderà che un insegnante è bravo e meritevole di un aumento stipendiale? E l’insegnante “non bravo” e “non meritevole” non avrà mai un avanzamento di stipendio? Mah! Sapendo come vanno le cose nel nostro Paese, un minimo di preoccupazione l’avrei! Non si accenderanno arene pericolose? Con l’insegnante mentor, che ne sa una più del diavolo, con il dirigente che decide chi scegliere e chi no! Mah! Mettere in discussione l’unitarietà di una professionalità così delicata come quella docente, sancita per altro da titoli di studio, da concorsi superati, da contrattazioni sindacali, mi sembra un po’ rischioso! Comunque, staremo a vedere! Ma ciò che più mi interessa in questa riflessione è come si metterà mano al “nuovo” esame di Stato, conclusivo dei percorsi di istruzione di secondo grado. In effetti dall’intervista del ministro, le questioni di fondo non emergono! Mah! Vorrei fare un po’ di storia. Anche perché è bene sapere dove e come “mettere le mani” innovatrici! Con la Legge 425/97, si passò da un esame centrato sulla “valutazione globale della personalità del candidato” (come recitava la precedente Legge 119/69) ad un esame che doveva essere centrato sulla certificazione delle competenze conseguite dal candidato. Una svolta di 180 gradi! E all’articolo 6 della legge 425 si legge: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”. Occorreva che il Ministero dell’Istruzione rendesse operative le indicazioni della legge e rendesse pieno conto del valore e del peso di quei tre nuovi vocaboli, competenze, conoscenze e capacità. Nel Regolamento che seguì (dpr 323/1998), all’articolo 1 leggiamo: “Gli esami di Stato conclusivi del corso di studio di istruzione secondaria superiore si sostengono in unica sessione annuale. L’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le CONOSCENZE generali e specifiche, le COMPETENZE in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le CAPACITA’ elaborative, logiche e critiche acquisite”. Si tratta delle famose tre C sulle quali organizzammo numerose attività di aggiornamento, anche con il concorso della Rai/TV.

Si tentò anche di dare una definizione più circostanziata di ciascuna delle tre C: a) CONOSCENZA, il sapere – acquisizione di contenuti, cioè di dati, informazioni, oggetti, eventi, metodi, procedure, regole, concetti, principi, teorie: un insieme di conoscenze teoriche afferenti ad una o più aree disciplinari; b) COMPETENZA, il saper fare – utilizzazione delle conoscenze acquisite per risolvere situazioni problematiche e/o per produrre nuovi “oggetti”; l’applicazione concreta di una o più conoscenze teoriche a livello individuale; c) CAPACITA’, il saper essere – utilizzazione significativa e responsabile di determinate competenze in situazioni organizzate in cui interagiscono più fattori e/o più soggetti e si debba assumere una decisione.

Dopo tali premesse, necessitava che il Ministero predisponesse un modello di certificazione e indicasse – a seconda dei singoli indirizzi di studio – quali fossero le competenze da accertare e certificare e come certificarle. Si trattava di una svolta di 180 gradi, come ho detto precedentemente, sulla quale non era facile legiferare, anche perché la prima tornata d’esame fu quella del giugno 1999; e il Regolamento era del luglio dell’anno precedente! Il Ministero dovette lavorare di conserva e varò in via provvisoria un modello di certificazione di una grande genericità – quello che di fatto, però, dopo tanti anni è ancora in vigore – in cui si dichiarava che: “i modelli delle certificazioni hanno carattere sperimentale e si intendono adottati limitatamente agli anni scolastici 1998/99 e 1999/2000”. Il Ministero prevedeva che entro due anni sarebbero state individuate le competenze terminali di ogni percorso di studi e sarebbero state indicate le modalità operative per l’accertamento e la certificazione. Il che – com’è a tutti noto – non è mai avvenuto! Da Berlinguer alla Moratti! Da un’idea di scuola ad un’altra! Ne è conseguito che, da oltre dieci anni, gestiamo un esame di Stato che non è più di maturità, ma che non certifica neanche alcuna competenza. E’ un esame fasullo? A chi legge l’ardua sentenza! Fatto sta che i nostri diplomi sono “illeggibili”: non dicono nulla a proposito del saper fare del diplomato! Il che è abbastanza grave, soprattutto se un candidato vuole utilizzare il diploma in un altro Paese, in uno dell’Unione europea in particolare. E l’Unione europea, invece, è andata avanti! Ha legiferato, in materia di titoli di studio, con due distinte Raccomandazioni. Nel 2006 ha dettato le otto competenze chiave di cittadinanza finalizzate a facilitare l’apprendimento permanente. Sono le competenze di cittadinanza che dovrebbero essere conseguite al termine del nostro percorso obbligatorio di istruzione decennale. Sono previste dal dm 139/2007, ma sono state deliberatamente omesse dal modello di certificazione di cui al dm 9/2010!. Le ragioni di questa scelta non sono note!. Nel 2008 l’Unione europea ha istituito il Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework). Si tratta di uno schema di riferimento finalizzato a rendere leggibili qualifiche e titoli di studio dei diversi Paesi dell’Unione in ciascuno dei 28 Stati membri. Tutti i 28 Paesi sono stati chiamati a collegare le finalità e le competenze dei singoli sistemi scolastici nazionali con l’EQF.Ma il nostro Paese ha recepito la Raccomandazione europea del 2008 solo nel 2012! Si veda l’“Accordo per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche all’EQF, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008”, sottoscritto il 20 dicembre 2012 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. In base a tale accordo, la nostra licenza media corrisponde al livello 1 dell’EQF, la certificazione dell’obbligo di istruzione al livello 2, la qualifica triennale regionale al livello 3; l’esame di Sato conclusivo degli studi secondari e le qualifiche quadriennali al livello 4. I livelli successivi riguardano titoli più qualificanti fino al dottorato e ai master di secondo livello. In tale contesto normativo europeo e italiano, pensare al nuovo esame di Stato significa anche e soprattutto dare indicazioni precise circa le competenze da certificare e coniugare con le competenze del livello 4 dell’EQF, e come certificarle! Gli istituti tecnici e gli istituti professionali hanno il vantaggio di disporre di Linee guida in cui le COMPETENZE terminali sono debitamente indicate, a coronamento dell’acquisizione di date CONOSCENZE e di date ABILITA’ (il modello dolmen: due piedritti e l’architrave). Ma le Indicazioni nazionali dei sei licei in materia sono estremamente vaghe! Quindi? Riusciranno i nostri eroi del Miur a coprire in breve tempo questo vuoto? Quando il ministro ci dice che le piace il saggio breve, non ci ha detto nulla circa un esame i cui problemi sono molto più complessi! E bisogna agire presto perché tra breve avremo il primo giorno di scuola! E che faranno i nostri insegnanti delle quinte classi in merito alle competenze che i loro alunni dovranno acquisire entro giugno e che una commissione dovrà accertare e certificare? Questi sono gli interrogativi di fondo! E a questi bisogna dare risposte rapide e certe. E non è che lo vuole l’Europa! Lo vogliono i nostri ragazzi che dovranno misurarsi con un mercato del lavoro transnazionale… che esige competenze e non “pezzi di carta”!

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