Impianti Biometano: siamo di fronte a una grande sfida: da raccogliere e vincere
Egregio direttore, mi permetto di intervenire sul caso dell’impianto di Biometano senza nessuna presunzione, semplicemente fornendo spunti per una riflessione sull’argomento.
Nel nostro Paese continua il blocco di molti investimenti nel settore del biogas e biometano a causa
delle cosiddette opposizioni Nimby. Ovviamente le contestazioni locali colpiscono duramente l’insieme delle fonti rinnovabili e la produzione di biometano risulta essere la più colpita dalle problematiche di accettabilità sociale. Basta fare una verifica per rendersene conto: da una parte troviamo le comunità locali (comitati di cittadini e sindaci) che si oppongono per i forti timori sulla salute dei cittadini, dall’al tra ci sono i soggetti proponenti esterrefatti per tali incomprensibili reazioni.
Ed è un vero peccato, perché il biometano, essendo il risultato della raffinazione e purificazione del biogas prodotto dalla fermentazione anaerobica di biomasse agricole e zootecniche, può essere impiegato nella rete del gas naturale senza la necessità di apportare modifiche agli impianti... A questo punto sorge spontanea la domanda: come superare le diffuse opposizioni in cui il dialogo tra sordi la fa da padrone?
In più occasioni ho avuto modo di indicare la possibile via d’uscita, la quale a mio modesto avviso è in larga parte nelle mani dei soggetti proponenti: servono dialogo e competenza per superare le conflittualità e consentire la costruzione di nuovi impianti concorrendo alla sicurezza energetica del Paese e alla costruzione di un futuro sostenibile...
In generale, a mio avviso l’assemblea pubblica è lo strumento meno adatto per le aziende proponenti che desiderano sviluppare attività di ascolto e coinvolgimento dei propri stakeholder. Pertanto è necessario ripensare il modo in cui i proponenti si relazionano con il territorio. è arrivato il momento di passare il Rubicone.
Per mettere in campo, attraverso buone pratiche di stakeholder engagement, nuovi approcci dialogici e di confronto che contemplino processi decisionali inclusivi per gestire o prevenire i conflitti locali e ambientali.
Si tratta di strumenti imperniati sul coinvolgimento diretto dei vari portatori d’interesse sul territorio: le istituzioni, i settori economici e produttivi, le associazioni culturali, allo scopo di costruire consenso e fiducia e giungere in tempi ragionevoli a una decisione sul progetto il più possibile condivisa e soddisfacente per tutte le parti in gioco.
E in questo, l’impiego di facilitatori professionisti diventa determinante.
Inoltre il ricorso a tali strumenti e professionalità comporta il vantaggio di rendere l’iter autorizzativo meno complesso e più spedito, senza aggravi documentali e Conferenze di Servizi senza fine.
In altre parole, siamo di fronte a una grande sfida: da raccogliere e vincere.
Mario Doldi Crema