Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha contestato, come quello della Calabria Spirlì e quello della Lombardia Fontana, l’inserimento della sua regione tra le zone rosse. Cirio ha spiegato di non aver dormito la scorsa notte per leggere e “rileggere i dati, regione per regione” per cercare di capire “come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili”.
Cirio si chiede: “Perché si sia voluto assumere scelte così importanti sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni. Perché il netto miglioramento dell’Rt del Piemonte (sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare) non sia stato preso in nessuna considerazione”.
L’indice Rt del Piemonte nell’ultimo rilevamento (19-25 ottobre) è 2.16. Sopra Rt 2, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, per ora c’è solo un’altra regione, la Lombardia.
Cirio nel contestare la scelta del governo ha fatto poi riferimento ad altre situazioni regionali “gravi” che però non sono state dichiarate zona rossa, chiedendo conto al premier della “logica di queste scelte” pur sempre nel “rispetto delle istituzioni”.
E forse un po’ della logica di quelle scelte la può mostrare la foto pubblicata dal quotidiano la Repubblica che racconta uno spaccato rappresentativo dell’emergenza sanitaria che tutta Italia sta vivendo. Arriva dal pronto soccorso dell’ospedale di Rivoli dove si vede un’anziana paziente costretta a stare nel corridoio, su una barella da campo, e più dietro un altro paziente, nelle stesse condizioni, ai lati della corsia.
A causa della chiusura del reparto d’emergenza del Martini di Torino, riconvertito d’urgenza e per necessità in Covid hospital, il nosocomio di Rivoli ha dovuto accogliere più pazienti del previsto. Il che ha reso più complicato fa rispettare nel pronto soccorso dell’ospedale la divisione tra il percorso cosiddetto “sporco” per i pazienti Covid e quello “pulito” per chi ha altre patologie.
La scorsa notte, riferisce l’edizione torinese del quotidiano online, erano 28 i pazienti che sono rimasti in attesa, invano, di un posto letto. Il sindacato degli infermieri Nursing Up suggerisce come si sarebbe potuto ovviare, almeno in parte al problema: agendo per tempo e ridisegnando gli spazi.
“Un conto è pensare che si possa intervenire in emergenza come è capitato per la prima ondata, altro conto è trovarci di fronte alla stessa fretta di riorganizzare gli spazi quando questa seconda ondata era pienamente prevista. Solo dopo diversi giorni dall’inizio della impennata si è cominciato a intervenire” spiega il segretario regionale di Nursing Up, Claudio Delli Carri.