L’accesso all’acqua potabile è uno dei diritti umani fondamentali, come emerge dalla risoluzione approvata il 28 luglio 2010, a New York, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La legislazione italiana, però, nonostante il referendum del 2011, percepisce solo in minima parte questi principio. Secondo la Legge di Stabilità i gestori del Servizio Idrico Integrato sono tenuti solo a “garantire agli utenti domestici a basso reddito l’accesso a condizioni agevolate alla quantità d’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali”.
In questi giorni, dopo una lunga e impegnativa fase di preparazione, si è insediato il Consiglio di Amministrazione della Banca dell’Acqua, riunitosi per la prima volta nella sede di via Macello 14 e, di fatto, iniziando ufficialmente fase operativa.
Il Consiglio di Amministrazione della Banca dell’Acqua, a cui partecipano anche i referenti di Padania Acque, vuole essere una giusta sintesi fra i rappresentanti della realtà sociali del territorio, del mondo accademico e dell’associazionismo a difesa dei consumatori e dell’ambiente.
E’ così composto:
Presidente: Mantovani Angelo di Casalmaggiore
Vicepresidente: Dott. Ettore Vittorio Uccellini di Cremona
Vicepresidente: Marco Parolari
Consigliere: Dott.ssa Katja Avanzini
Consigliere: Dott. Davide Vighi
Consigliere: Prof. Riccardo Antonio Groppali
Consigliere: Gianluigi Cappellini
La Banca dell’Acqua agirà con la collaborazione delle tre Aziende/Consorzi che operano nella provincia di Cremona (l’Azienda Sociale Cremonese, la Comunità Sociale Cremasca, l’Ufficio di Piano Concass), che dovranno relazionarsi tra loro presentando al Consiglio di Amministrazione progetti relativi a “casi particolari”.
Si tratta di affrontare una questione molto delicata con un approccio innovativo e un vero e proprio salto culturale.
Stiamo parlando di persone, in difficoltà dal punto di vista economico, che possono essere aiutate e riabilitate, risolvendo il debito che hanno verso Padania Acque S.p.A, che, anziché sostenere spese per azioni legali nei confronti degli utenti, “incolpevolmente morosi”, potrà così garantire un ritorno in progetti “socialmente utili”.
In questo modo verrà assicurato il livello minimo di fornitura di acqua alle utenze domestiche non in regola con i pagamenti, evitando situazioni davvero traumatiche per le famiglie coinvolte, e si contrasterà il fenomeno della morosità, trasformando le situazioni di disagio sociale in opportunità di impiego al servizio della collettività e del territorio.