La macchina per contar le stelle di Enzo Ronco Recensione di Gian Carlo Storti
Bentornato da queste parti, ispettore Lazzari.
Il barcone resse degnamente il mare quella notte al fumo di pipa, tra sbirri e ciminiera sul tetto, lontane le luci dei traghetti e sempre acceso il piccolo sonar per destare le balene appisolate sotto il pelo dell’acqua: fate largo capodogli, arrivano sti quattro scanzonati a far la pulizia dei fondali.
A Marzio l’alba in mare aperto garbava assai, se ne stava appoggiato al candeliere a guardar giù nel blu profondo, che magari un delfino gli venisse a dar la mano.
Questa stringata ma efficace presentazione ti apre la fantasia. Quale sarà la trama di questo giallo scritto da Enzo Ronco?
Ovviamente non lo svelo . Presento solo alcuni personaggi la cui descrizione mi particolarmente colpito.
In particolare Marzio Lazzari. Impiegato da sempre presso il commissariato della Polizia di Stato di Mirafiori, vive con l'anziano padre Romano da quando la moglie Flavia, impaurita dagli eventi narrati ne "L'estate devi addii", ha fatto ritorno nel piccolo borgo di Grotte Santo Stefano (VT) assieme alle due figlie. Marzio ha circa cinquantacinque anni, di cui trenta spesi nell'indifferenza del suo superiore, il commissario Bottini, che da qualche mese ha dovuto sostituire pro tempore (vedi: 'Come una città del sud'); spinto dall'amico Francesco Meucci, vicequestore, Marzio ha recentemente vinto un concorso interno che lo vede in attesa di promozione a commissario capo presso la sede di Viterbo, città natale del padre Romano. Marzio è un appassionato sub e spesso viene chiamato in missioni marine e lacustri, nonché tiene corsi di nuoto a disabili e ragazzi del carcere minorile. E solito andare al mare alla spiaggia di Santa Severa (RM), dove trascorre le giornate a ronfare sotto una coltre di alghe secche, mentre la famiglia lo veglia scuotendo la testa.
Romano I’ anziano poliziotto in pensione, abita con Marzio al pian terreno di un piccolo stabile tra i quartieri Santa Rita e Mirafiori nord, appartamento che un tempo divideva con la moglie. Una volta vedovo, ha dedicato gli anni migliori della carriera alle calcagna del boss dei Mercati Generali, Biagio Busacca (vedi: Mehari di Marzio '3. Proprio al culmine di un estenuante inseguimento ferroviario, gli scagnozzi di Busacca sparano a Romano frantumandogli il ginocchio, cosi da costringerlo ad una vita lavorativa d'ufficio.
E l' avvenente parrucchiera cinquantenne Agata Golosi è la sorella di Paolo 'Pablo", migliore amico di Marzio deceduto in una torbida vicenda che ha visto coinvolto il malvivente Cuor di Cane (in dialetto lucano: 'Cnreculi'), ultimo luogotenente di Biagio Busacca prima che questi abbia fatto perdere le sue tracce (vedi: "L'estate degli addii/ La Mehari di AlaRio'). Agata è separata dal marito camionista e vive con il nipote Ninetto, unico figlio di Pablo, che mantiene aiutata da Marzio.
Ed infine Santo "Santino" Caricabotti: figlio e nipote di fornai a Castelvetrano UP), è un giovane agente di Polizia che Marzio ha preso con sé. Tullio Franti: ispettore della squadra mobile prestato in più occasioni al piccolo commissariato di Mirafiori. Nato a Roma da padre di Ancona e madre slava, Tullio sogna un giomo di tornare tra le braccia della sua città natale.
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Un trama avvincete che parte così: “Maledetti inglesi, quasi mezzanotte e un cielo senza stelle, quelli ancora tiravano saette tra le onde a sfiorar l'ombra del mercantile. Scintille di siluri da spiaggiarne la metà fin sulla sabbia di Cap Corse, tanto che i bambini trascorsero l'estate successiva a giocarci a cavalcioni uno ln fila all'altro: dapprima l'ammiraglio gli piazzò alle calcagna un piccolo sottomarino buono a nulla, poi un incrociatore stipato di bengala da far giorno sul Tirreno, ma a ben poco servi, impavido delle muraglie d'acqua il barcone avanzava solenne come frate nel salo. Maledetti inglesi, alla fine dovettero speronarlo quel bastimento coraggioso, imposero la gloria ad un vetusto cacciamine li alla fonda che conficcò il rostro nelle carni di tribordo a farlo sanguinare: andarono giù abbracciati i due pezzi di ferraglia, laggiù che il fondale di sabbia non va Oltre i trenta metrl. Nafta, cisterne e barili, ecco che portava in pancia quella bestia tedesca: quando il lenzuolo sull'acqua pareva ormai quieto per il requiem però, d'improvviso il vortice di risucchio eruttÒ una lingua di fuoco da incendiarci il mare, cosi da scaldare quell'ultimo inverno sul fronte. Dai borghi di pescatori arroccati sul capo, i giovani impavidi si buttarono a remi tra le vampe pur di trascinare in secca i barili e riaccendere i trattori”
Ed il resto è tutto da scoprire e da gustare
Gian Carlo Storti
Cremona Novembre 2020
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