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Racconti , una normalità apparente e altre storie di LUIGI STEFANAZZI Recensione di Gian Carlo Storti

cco tutti siamo Diego Un bel libro da lettere d’un fiato nella pausa serale di una giornata complicata e da non ripetere.

| Scritto da Redazione
Racconti , una normalità apparente e altre storie  di LUIGI STEFANAZZI Recensione di Gian Carlo Storti

Racconti , una normalità apparente e altre storie  di LUIGI STEFANAZZI 

I libri di raccolta di brevi racconto sono quelli che più mi piacciono. Racconti , una normalità apparente e altre storie  di LUIGI STEFANAZZI è uno di questo. Nulla di strabiliante. Ma i racconti sono quelli di ti fanno pensare. A volte trovi similitudini con la tua vita oppure ne scopi di nuove. Questo bel libro  parla di bambini che scoprono in un misterioso fiore tropicale il calore che non esiste più all’interno della famiglia o impossibili presenze che sconvolgono una vita.

Viaggi verso nuove storie nell’illusione di dimenticare le rovine del passato o esistenze stravolte da una morte violenta. Tormenti d’amore declinati senza distinzione di sesso o di età.  Un figlio si confronta con la perdita di memoria della madre.

Il personaggio di Diego è lo specchio di molte realtà. Alcuni passaggi meritano un rilancio : “Diego sollevò lo  sguardo dal giornale e segui gli  incerti movimenti dell'anziana madre che, dopo  essersi alzata dal divano Su cui trascorreva le sue  interminabili giornate, si avvicinava alla finestra.  Irene apri l'anta dopo aver girato la maniglia con  entrambe le mani e sporse il capo verso l'esterno,  prima a destra e poi a sinistra, sperando di scorgere  qualcuno che tardava ad arrivare. Quell 'azione  poteva ripetersi svariate volte nell 'arco di una  manciata di minuti.  «Si può sapere perché continui ad affacciarti alla  finestra?»  Si penti subito delle Sue parole. Conosceva a  memoria la risposta, ma qualcosa in lui si ribellava  a quel continuo vagare della mente.  «E quasi buio e non è ancora tornato nessuno.»  «Chi vuoi che torni?» cercò di dare il tono più  dolce possibile alla Sua domanda”.

Ed ancora “ «Il mio papà e la mia mamma. E quasi ora di cena.»  Una volta Diego le avrebbe urlato che aveva più di  novant'anni e i suoi genitori non potevano essere  che morti. Poi sarebbe corso nella camera della  madre, aperto il cassetto che conteneva un  cofanetto con pochi gioielli e i santini con le foto  dei defunti e glieli avrebbe mostrati nel tentativo di  farle ricordare la morte dei suoi cari. Avrebbe osservato speranzoso i dubbi prendere forma nello  sguardo assente di Irene, ascoltato con tenerezza le parole con le quali si sarebbe stupita della memoria  che ormai la stava abbandonando e poi avrebbe  sistemato ogni cosa. Santini, cofanetto e cassetto.  Ben sapendo che dopo pochi minuti avrebbe perso  nuovamente quel bagliore di lucidità.  Una volta Diego si sarebbe comportato in quel  modo. Ora si limitò a chiudere il giornale, si alzò dalla poltrona e si diresse verso la cucina. Anche Sua madre si era accorta che era ormai Ora di cena. Prese un pezzo di zucca dal frigorifero e con un coltello iniziò a pulirla e tagliarla in piccoli pezzi. I pensieri seguirono la lama che si muoveva sicura”.

Ecco tutti siamo Diego Un bel libro da lettere d’un fiato nella pausa serale di una giornata complicata e da non ripetere.

Buona lettura

Gian Carlo Storti

Cr 16 ottobre 2020

Il libro lo trovi qui  https://ilmiolibro.kataweb.it/ 

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