A suo tempo ci siamo chiesti a cosa servisse la collaborazione tra l'ospedale Spallanzani della Regione Lazio con l'Istituto Gamaleya sulla validità del vaccino russo Sputnik. L'iniziativa risale ad aprile del 2021, con la sottoscrizione di un protocollo di intesa che doveva verificare l'efficacia dello Sputnik sulle varianti del Coronavirus.
L'esperimento non ci convinceva, innanzitutto, perché l'ente europeo di controllo dei farmaci, l'Ema non aveva autorizzato - e non lo ha ancora fatto - la somministrazione del vaccino Sputnik nella Ue. In aggiunta, le perplessità riguardavano le modalità di sperimentazione, abbinando i vaccini autorizzati con lo Sputnik.
Ora, dopo l'invasione dell'Ucraina, la Regione Lazio ha deciso di sospendere la collaborazione con l'Istituo Gamaleya perché "la scienza deve essere al servizio della pace", il che aumenta i dubbi sulla utilità di quella collaborazione scientifica.
Il tutto ha una spiegazione: l'invio di presidi sanitari e personale russo all'Italia, accolti con enfasi dal governo Conte, nella persona del ministro Luigi Di Maio. Il generale russo Paramonov, che guidò la spedizione, fu insignito di onorificenze su proposta del presidente Conte e del ministro Di Maio. Ora, di quei titoli, se ne chiede la revoca per l'attacco di Paramonov al ministro della difesa Guerini.
Insomma, più che una operazione umanitaria fu propaganda russa, che ha avuto risvolti nel campo della cosiddetta ricerca scientifica. Ovviamente, gli aiuti sanitari dell'Occidente furono sottaciuti.
Questo era il governo Conte.
La strana storia della collaborazione dell'ospedale Spallanzani per il vaccino Sputnik
Comunicato di Primo Mastrantoni
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