Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 18.10

Le proposte di Cingolani contro il caro bollette ''sconcertano'' il mondo delle rinnovabili

Coordinamento Free: ''Tutto ciò scoraggia gli investimenti, ribadiamo la disponibilità degli stakeholder per la creazione di un tavolo condiviso''

| Scritto da Redazione
Le proposte di Cingolani contro il caro bollette ''sconcertano'' il mondo delle rinnovabili

Mentre il rincaro delle bollette – trainato dai prezzi del gas in continuo rialzo – prosegue ormai da molti mesi, il Governo continua ad elaborare proposte a contrasto senza un confronto con il comparto che più di ogni altro potrebbe rappresentare una soluzione strutturale al problema: quello delle rinnovabili.

Le proposte illustrate ieri dal ministro della Transizione ecologica nel corso di un’audizione parlamentare, sebbene rappresentino ancora un «work in progress» come sottolineato dallo stesso Cingolani, sembrano infatti concentrarsi su una riduzione del sostegno alle fonti rinnovabili aprendo al contempo a una maggiore estrazione di gas naturale dai giacimenti italiani, delineando un contesto opposto a quello che ci si aspetterebbe nel corso di una crisi non solo energetica ma anche climatica.

In sintesi, i principali interventi ipotizzati da Cingolani per recuperare risorse per calmierare le bollette in modo strutturale – dopo gli stanziamenti di 8,5 mld di euro arrivati nel complesso nel corso del 2021 – ammontano a circa 10 miliardi di euro: circa 1,5 mld di euro potrebbero arrivare dai proventi delle aste della CO2 nell’ambito del mercato Eu-Ets; altri 3 mld dalle cartolarizzazione (con conseguente dilazione del pagamento) per gli oneri di sistema rientrarti all’interno della componente Asos delle bollette; 1,5 mld da una limatura agli incentivi per il fotovoltaico; 1-2 mld dall’estrazione di rendita dai grandi impianti idroelettrici non incentivati che operano sul mercato spot; 1,5 mld dal rafforzamento della negoziazione a lungo termine per l’acquisto di energia rinnovabile (Ppa); infine, resta in ipotesi il raddoppio della produzione nazionale di gas naturale.

Un quadro che mette in allarme il Coordinamento free, ovvero la più grande associazione nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica del nostro Paese.

«Le dichiarazioni del ministro sono in contrasto con il principio, giusto, di voler accelerare lo sviluppo delle rinnovabili – afferma il presidente del Coordinamento, Livio de Santoli – La revisione dei contratti di incentivazione delle rinnovabili perché, afferma il ministro, “sono soldi che alle fonti pulite non servono più”, potrebbe peggiorare una situazione già critica per gli operatori, che vede attualmente assegnata solo una piccola parte della disponibilità dei bandi per i noti motivi legati al permitting, e quindi provocare l’effetto contrario rispetto a quanto dichiarato».

«Oltre a ciò sconcerta – sottolinea de Santoli – il fatto che il settore fossile, vero responsabile della crisi di questi giorni, sia addirittura incentivato dalle azioni di Governo che si stanno mettendo a punto in queste ore. Dire che “un risparmio da quantificare arriverebbe dal raddoppio della produzione nazionale di gas da 4,5 miliardi di metri cubi all’anno a 8 miliardi” significa puntare sulle fossili senza tenere conto delle dinamiche del mercato visto che questo aumento di quantità sarebbe assolutamente insignificante per calmierare i prezzi del gas, con il settore fossile che avrebbe extra profitti dalla sua vendita, che si aggiungerebbero a quelli esistenti, anche perché il settore paga allo Stato royalty d’estrazione tra le più basse al mondo».

Nessun accenno invece al biometano, ovvero l’analogo rinnovabile del gas naturale – le cui potenzialità inespresse arrivano a 9 mld di metri cubi l’anno – o sull’efficienza energetica, che resta la prima arma contro i rincari.

«Segnaliamo infatti – conclude de Santis – la mancata attuazione dei provvedimenti di supporto previsti dal DM 21 maggio 2021 sul meccanismo dei certificati bianchi, che aiuterebbero le imprese, messe a dura prova dalla crisi, a investire in efficienza energetica e a ridurre la loro esposizione sia al caro bollette, sia all’emission trading. Tutto ciò scoraggia gli investimenti sulle rinnovabili ed efficienza energetica, mentre nulla viene detto su un aspetto che risulterebbe decisivo per il contrasto al caro bollette: quello dell’eliminazione dei Sad (Sussidi ambientalmente dannosi) che valgono circa 20 miliardi di euro. Ribadiamo la disponibilità degli stakeholder per la creazione di un tavolo condiviso per varare misure contro il caro bollette che permettano il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030».

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