Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 02.38

L'unità sindacale tiene nei territori

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L'unità sindacale tiene nei territori

Rapporto Cgil-Spi-Ires. L'unità sindacale tiene nei territori
Circa 14 milioni di persone coinvolte dalla contrattazione sociale territoriale, quasi sempre condotta unitariamente da Cgil, Cisl e Uil. Al centro degli accordi, sostegno al reddito e aiuti socio-sanitari. "Potente strumento difensivo contro la crisi"
La contrattazione sociale territoriale è un potente strumento di risposta alla crisi, seppure declinato in un’ottica prevalentemente difensiva, e quasi è sempre condotta unitariamente da Cgil, Cisl e Uil. Un'attività che ha raggiunto lo scorso anno milioni di persone, per sostenere redditi azzerati o falcidiati dalla cassa integrazione e per integrare il welfare vessato dai tagli lineari delle manovre economiche. È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dal secondo rapporto sulla contrattazione sociale territoriale curato dell'osservatorio sulla contrattazione sociale (Ocs) costituito da Cgil e Spi con il contributo dell'Ires. Uno dettagliatissimo dossier di 84 pagine basato sull'analisi di 439 documenti. Entrando nel dettaglio, si scopre che nell'83,1% dei casi siamo in presenza di veri e propri accordi; il 10,11% si riferisce a resoconti o verbali di incontro (cioè tutti quei provvedimenti che si collocano nel mezzo del percorso di negoziazione); infine, le piattaforme negoziali (6,8%).

Dal punto di vista territoriale è il livello comunale quello più ampiamente rappresentativo, per una popolazione interessata stimabile intorno ai 12-14 milioni di persone e che ingloba tutti quei provvedimenti di valenza universalistica. Grande rilievo è dato ai lavoratori delle aziende in crisi. Nel 67,6% degli accordi e nel 40% delle piattaforme sono previste iniziative per chi è in cassa integrazione o in mobilità, per i disoccupati e i precari. Seguono i temi cardine della contrattazione sociale: infanzia, anziani, povertà, disabili. Dal rapporto emerge però la difficoltà a portare in luce i bisogni delle donne, dei giovani e deii migranti.


Il tema più affrontato da questi accordi è quello della politica dei redditi e delle entrate (83% dei casi). Seguono le politiche socio-assistenziali e sanitarie (76,1%) e quelle del lavoro e dello sviluppo (75,3%). Da segnalare il dato relativo alle intese sulle politiche abitative e del territorio e quelle per l’infanzia. Quasi un terzo degli accordi riguarda politiche culturali di socializzazione e sicurezza. Più marginali, invece, i contributi alle politiche della partecipazione e cittadinanza e le azioni di contrasto delle discriminazioni e il tema delle pari opportunità (10,2%).

Per il segretario confederale della Cgil con delega al welfare, Vera Lamonica, "i temi trattati sono molto ampi, anche se la maggior parte riguarda il welfare e la spesa delle famiglie per tasse locali, tariffe o rette. Ciò conferma l’intreccio sempre più presente con le politiche generali di sviluppo e di governo del territorio". A suo giudizio, "nelle condizioni sociali date il welfare non si difende mantenendo lo stato di cose presenti, ma agendo per una progressiva pratica di inclusione e di estensione della cittadinanza, anche come capacità sindacale di trasformare domande inespresse e bisogni emergenti in pratica di costruzione di nuove piattaforme e di nuove capacità di rappresentanza".

Il profilo della contrattazione sociale territoriale per il 2010 appare infatti prevalentemente ‘difensivo’. Del resto, con la crisi e i tagli non poteva che essere così: mettere a posto i bilanci ha un costo, e molto spesso lo paga proprio lo stato sociale. Dal 2008 ad oggi, i principali canali di investimento (dal fondo per l’affitto a quello per i servizi all’infanzia) hanno subito una riduzione del 78%, calando dai 2 miliardi e 527 milioni di allora ai 538 milioni di oggi. Alcuni capitoli di spesa sono stati completamente azzerati (come il fondo per i non autosufficienti e alcuni servizi all’infanzia). Eppure la contrattazione nei territori ha introdotto rilevanti novità. Il segretario generale dello Spi, Carla Cantone, sottolinea la crescente confederalità e i 'patti antievasione', "che abbiamo proposto - osserva - per non subire passivamente una contrattazione vincolata ai tagli. Un'iniziativa per l’equità più incisiva che nel passato".

fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2011/06/7/74999/lunita-sindacale-tiene-nei-territori

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