Sabato, 20 aprile 2024 - ore 08.59

Madrid Cop25 Cgil Clima ‘L'ambientalismo può cambiare il modello di sviluppo’ di Giorgio Sbordoni

Il sindacato a Madrid per la Cop25. Fracassi (Cgil): "Pronti alla sfida con le nostre richieste: investimento straordinario sull'istruzione, sostegno al reddito per la transizione verso un sistema sostenibile, ripensare organizzazione e orari di lavoro"

| Scritto da Redazione
Madrid Cop25 Cgil Clima ‘L'ambientalismo può cambiare il modello di sviluppo’ di Giorgio Sbordoni

Madrid Cop25 Cgil Clima ‘L'ambientalismo può cambiare il modello di sviluppo’ di Giorgio Sbordoni

Il sindacato a Madrid per la Cop25. Fracassi (Cgil): "Pronti alla sfida con le nostre richieste: investimento straordinario sull'istruzione, sostegno al reddito per la transizione verso un sistema sostenibile, ripensare organizzazione e orari di lavoro"

La casa brucia. Su questo le anime del movimento ambientalista sono tutte d’accordo. L’incendio divampa velocemente, è la cronaca degli esperti, e tra poco invaderà l’ingresso, bloccando la porta e facendo tutti prigionieri del rogo. Di fronte all’immagine apocalittica, alimentata dai moniti di Greta Thunberg, l'attivista svedese che, al netto delle basse invidie e degli attacchi della destra mondiale, resta l’icona globale di questa urgenza, la risposta politica sembra sempre ferma all’altro ieri. Ci avevano promesso che gli obiettivi Parigi 2020 avrebbero rallentato questa corsa verso il disastro. Ne abbiamo perso le tracce e adesso, nei giorni caldi della Cop25 di Madrid, la conferenza mondiale sul clima, ci ritroviamo con l’agenda 2030. E di decennio in decennio non è cosa semplice rintracciare segnali concreti di cambiamento. Sul sindacato, quale attore protagonista del panorama sociale ed economico, grava una responsabilità cruciale.

La Cgil da molti anni si impegna per richiamare la politica su un versante e abbracciare i movimenti sull’altro, svolgendo appieno la sua vocazione tradizionale di corpo intermedio. Lo sa bene Gianna Fracassi, vicesegretaria generale, riconoscendo il ruolo che è toccato loro: tradurre questa battaglia ideale in rivendicazioni precise che non alterino l’equilibrio tra lavoro e ambiente e tengano insieme gli obiettivi dell’uno e dell’altro che, in passato, come insegna la vicenda Ilva, sono stati spesso in conflitto. “È questa la partita strategica – dice Fracassi –. Ce la giochiamo con alcune richieste cruciali: un investimento straordinario su istruzione, ricerca e università che ci trovi pronti alla sfida dello sviluppo sostenibile. Uno strumento di sostegno al reddito che accompagni la transizione ambientale, perché i suoi effetti non ricadano sulle spalle dei lavoratori. Un ripensamento dell’organizzazione del lavoro, a partire dall’orario. Un nuovo governo delle politiche industriali e di sviluppo, nella prospettiva di un cambio totale del sistema produttivo”.

È vero, come gridano alcuni cartelli delle piazze dei Fridays for Future, che l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio? “Legare il tema lavoro con il tema ambientale chiama in causa, necessariamente, il ripensamento dell’attuale modello di sviluppo capitalistico”. La casa che brucia “non è solo l’ambiente, è anche la società. La risposta va data a entrambe le questioni. Avere l’ambizione di cambiare il modello sociale e di sviluppo e mantenere la stessa architettura economica non avrebbe senso. Il modello neoliberista ha fallito, è evidente”.

Oggi a Madrid va in onda la marcia sociale per il clima. Attese oltre centomila persone. La pressione popolare è enorme, la spinta continua. Ma qualcosa di concreto è successo, ricorda la sindacalista. “In dieci anni è cresciuta la consapevolezza di dover accelerare il cambiamento. Ormai lo sostiene chiaramente l’Unione europea, lo ha ribadito, facendone un punto centrale del suo insediamento, la neo presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. E gli obiettivi enunciati sono importanti e avranno degli effetti. Obiettivi che parlano all’attualità e al prossimo futuro e si declinano poi, sul terreno della concretezza, in un modello di produzione industriale che dovrà cambiare. Pensiamo al cantiere dell’automotive e alla corsa all’auto elettrica”.

Peccato che nell’Italia dei 20 mila morti in venti anni riconducibili agli eventi meteorologici estremi, nell’Italia sommersa di Venezia e Matera, per stare agli ultimi disastri, i segnali in manovra siano piuttosto deludenti. Che carte ci sono rimaste in mano? Possiamo dire che l’asso nella manica è una generazione di giovani che si rivolge all'ambientalismo? “Senz’altro – risponde –. I ragazzi di oggi si sono fatti portatori di un modello di relazioni e di obiettivi molto importanti e diversi. L’educazione ambientale e la rivendicazione politica sono l’unica strada per costruire un contesto diverso e battere quelli che hanno fatto dell’odio, della divisione e dell’idea del consenso breve il carburante degli ultimi successi elettorali. Per questo, noi tutti, compresa la sinistra di questo Paese, dobbiamo sostenerli, questi giovani, e dargli una risposta politica concreta”. La casa brucia. Non deludiamo gli unici pompieri che ci sono rimasti.

Fonte rassegna sindacale

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