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OSPEDALI PIÙ SICURI, PILONI E ROZZA (PD): LEGGE QUADRO PER TUTELARE MEDICI, INFERMIERI E PAZIENTI

Un progetto di legge per prevenire e contrastare le aggressioni e gli atti di violenza verso il personale ospedaliero: è la proposta che il Gruppo regionale del Pd ha presentato nei giorni scorsi al Consiglio regionale della Lombardia.

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OSPEDALI PIÙ SICURI, PILONI E ROZZA (PD): LEGGE QUADRO PER TUTELARE MEDICI, INFERMIERI E PAZIENTI

OSPEDALI PIÙ SICURI, PILONI E ROZZA (PD): LEGGE QUADRO PER TUTELARE MEDICI, INFERMIERI E PAZIENTI

Un progetto di legge per prevenire e contrastare le aggressioni e gli atti di violenza verso il personale ospedaliero: è la proposta che il Gruppo regionale del Pd ha presentato nei giorni scorsi al Consiglio regionale della Lombardia.

“Negli ultimi anni si parla sempre più spesso degli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari – dice Matteo Piloni, insieme alla prima firmataria e proponente Carmela Rozza - questi episodi, oltre a mettere a rischio l’incolumità fisica e psichica degli operatori, creano un clima di insicurezza e provocano nei lavoratori stress e disturbi psicologici. Per questo è importante intervenire, prima di tutto per monitorare la situazione e poi per mettere in atto una serie di iniziative tese e prevenire, scoraggiare e contrastare i possibili atti di violenza”.

“Il fenomeno non è certo nuovo – spiegano i consiglieri – ma si fa ancora fatica a stabilirne a pieno le dimensioni, perché manca un sistema di procedure univoco ed omogeneo di raccolta e monitoraggio e i dati forniti dalle strutture sono ancora parziali e assai disomogenei”.

“Dal settembre scorso, abbiamo chiesto di sapere in quali e quante strutture del servizio sanitario regionale sono presenti postazioni fisse sulle 24 ore delle forze dell’ordine e una statistica degli episodi di aggressione sul personale sanitario. Nell’80 per cento dei casi a essere colpiti sono gli infermieri, negli altri medici e operatori” fanno sapere i consiglieri che poi riportano i dati forniti dalle Asst lombarde, dai quali emerge chiaramente anche quali siano gli ambiti in cui sono concentrate le aggressioni: a fronte di una dato regionale totale di 5850, i più colpiti sono i posti di pronto soccorso (1.447 casi dal 2016 al primo semestre 2019) e i reparti di psichiatria (964 episodi).

Due ambiti nei quali non è difficile decifrarne le cause. Nel primo caso, infatti, non si può non rilevare un collegamento con la scarsezza del personale, con conseguenze che si ripercuotono purtroppo sulle ore di attesa. Nel secondo, invece, la causa va ricondotta alla mancanza di formazione specifica per gestire la tipologia di paziente. Corsie che si svuotano, medici e operatori sempre più deficitari si trovano a farsi carico di un numero sempre maggiore di pazienti, col risultato di liste e tempi di attesa che si allungano. A farne le spese sono purtroppo gli infermieri, secondo i numeri, nell'80% dei casi.

“I dati risultano in crescita, anche perché nel tempo è aumentata l’attenzione e le strutture sanitarie hanno iniziato a raccoglierli. Nel monitoraggio effettuato presso l’Asst di Crema e di Cremona, per esempio, abbiamo notato evidenti difformità” sottolinea Piloni.

“L’Asst di Crema ha riportato soltanto i dati degli ultimi due anni, registrando nel 2018 un totale di 9 casi con 33 giorni di prognosi, e nel 2019 un totale di 7 casi con 49 giorni di prognosi – riferisce il consigliere - L’Asst di Cremona invece ha riportato i dati dal 2013 al 2019, registrando soltanto 3 casi nel 2013 e 150 nel 2019. Qui è particolarmente evidente che nel corso degli anni è aumentata la sensibilizzazione e il conteggio è diventato più accurato”.

"Fino ad oggi ci sono state solo raccomandazioni, adesso ci vuole una legge – dichiarano Rozza e Piloni -. Solo con la forza di una legge possiamo obbligare tutte le aziende sanitarie a mappare il fenomeno delle aggressioni in maniera omogenea e secondo un sistema univoco. Dai numeri raccolti emerge approssimazione e noncuranza nei confronti di un fenomeno troppo importante. Gli operatori socio-sanitari arrivano a sentirsi responsabili di inefficienze e ritardi, cosa che li spinge spesso a non segnalare episodi di cui sono vittime, per questo è necessario, da una parte, che le amministrazioni li tutelino e non li facciamo sentire soli e, dall'altra, è indispensabile che persone in sofferenza, come pazienti, possano sentirsi assistiti nelle migliori condizioni possibili".

La proposta, infatti, interviene sulla formazione del personale, mette in fila obblighi, procedure e responsabilità coinvolgendo istituzioni, dirigenti, operatori e cittadini, in una grande operazione di riequilibrio, rinnovamento e messa in sicurezza dei luoghi della cura e dell’assistenza. In più, detta la necessità di istituire un tavolo dove tutti gli attori, dai sindacati alle forze dell'ordine, dall'assessorato ai tecnici del settore, possano contribuire a definire le linee pratiche alle ATS, e un fondo economico di 400mila euro per la prima annualità.

Milano, 5 dicembre 2019

 

 

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