Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 16.29

Pianeta Migranti. Le implorazioni di donne e bambini nei centri di detenzione libici. (video)

Le parole sono insufficienti per far capire ciò che succede nei centri di detenzione dei rifugiati in Libia. Meglio lasciare il posto al pianto dei bambini e al gesto di protesta delle donne rifugiate nel centro di Tarek al Sika.

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Le implorazioni di donne e bambini nei centri di detenzione libici. (video) Pianeta Migranti. Le implorazioni di donne e bambini nei centri di detenzione libici. (video)

Pianeta Migranti. Le implorazioni di donne e bambini nei centri di detenzione libici. (video)

Le parole sono insufficienti per far capire ciò che succede nei centri di detenzione dei rifugiati in Libia. Meglio lasciare il posto al pianto dei bambini e al gesto di protesta delle donne rifugiate nel centro di Tarek al Sika. Il video è postato sul‘ The post international’ da Giulia Tranchina, avvocato che si occupa di rifugiati per lo studio legale Wilson Solicitors, di Londra.

L’avvocato Tranchina è in contatto con i migranti rinchiusi nei centri libici situati nelle zone di conflitto, da dove partono le denunce per la mancanza di cibo, abusi, torture e bombardamenti. Anche gli operatori di Medici senza frontiere (MFS) hanno monitorato in alcuni centri, allarmanti livelli di malnutrizione.

Oggi, sulla Libia incombe l'incubo di una grave crisi umanitaria. Secondo l’Onu, gli scontri in corso hanno già provocato 260 morti e oltre 32 mila sfollati. Ma sono i rifugiati a subire le più drammatiche conseguenze. Braccati nei centri di detenzione, spesso abbandonati dalle guardie, non hanno più via di scampo. La via verso l’Europa, è a rischio morte nel Mediterraneo perché non ci sono più navi addette alla ricerca e al salvataggio. Se stanno a Tripoli, subiscono i raid aerei, che ne hanno già uccisi parecchi.

L’organizzazione MFS ha chiesto agli Stati membri dell'Ue di trovare un accordo per portarli in porti sicuri e ha chiesto di non creare più ostacoli alle ong impegnate in mare nelle operazioni di soccorso.

L’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) ritiene che, data la situazione, l’unica soluzione sia l’ evacuazione umanitaria: la settimana scorsa, con non poche difficoltà, ha trasferito163 migranti dalla Libia in Niger, grazie alla collaborazione del governo nigerino.

Amnesty International, attraverso il suo responsabile per il Medio Oriente e il Nord Africa, Magdalena Mughrabi, ha sollecitato il governo libico "a liberare immediatamente tutti i migranti dai centri dove sono detenuti illegalmente”. Ha chiesto anche alle autorità locali di fare di tutto per garantire la sicurezza di uomini, donne e bambini, lasciati senza cibo, acqua e ad altri beni essenziali, sotto i bombardamenti.

Secondo Amnesty, il conflitto a Tripoli dimostra, ancora una volta, quanto sia cruciale che gli Stati dell'Ue garantiscano rotte sicure dalla Libia. E che rimettano in discussione il sostegno dato alla Guardia costiera libica, che ha riportato innumerevoli migranti e rifugiati in Libia, un porto certamente non sicuro, visto il trattamento degradante e violento che vi si pratica. Tutto, ovviamente, fatto in dispregio delle norme internazionali che impongono, oltre al salvataggio in mare dei naufraghi, anche il loro trasferimento in porti sicuri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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