Un altro summit europeo si è consumato la scorsa domenica. Il sesto da aprile, quando cominciò ad essere chiaro che il flusso migratorio verso l’Europa stava assumendo aspetti, e numeri, ben diversi rispetto al passato.
E si è arrivati al sesto summit, alla metà di ottobre per cominciare a discutere di come affrontare l’inverno incombente. I leader europei si sono accorti che qualcosa andava fatto quando ormai le nostre pagine Facebook e i telegiornali erano affollati da immagini di migliaia di migranti, molti dei quali bambini al di sotto dei cinque anni, nel fango, a piedi nudi, sotto la pioggia gelida dell’Europa centrale, protetti da Kway, se non da sacchetti di plastica, fermi davanti a barriere invalicabili; video che mostrano famiglie sedute sul nudo terreno, bambini avvolti in stracci che si preparano ad una notte all’addiaccio. Una situazione indegna dell’Europa in cui vogliamo continuare a credere.
Junker, presidente della commissione europea, alla fine del summit, in cui si è discusso soprattutto di come rallentare il flusso dei profughi e dell’accordo in proposito con la Turchia (invitata a fare da paese filtro in cambio di molte concessione sul piano politico-diplomatico e di un notevole sostegno economico) ha però dichiarato che “l’imperativo immediato è preparare ricoveri… non può essere che nell’Europa del 2015 la gente sia lasciata a cavarsela da sola, a dormire nei campi”. E dunque si è raggiunto l’accordo per il finanziamento di 100.000 posti in strutture ricettive adeguate da preparare lungo la rotta dei Balcani, 50.000 delle quali in Grecia. Ma ci vorrà tempo, e l’inverno non aspetta.
Intanto in prima linea nel soccorso ai profughi ci sono migliaia di volontari, quelli che stanno documentando la situazione e che per primi si sono mobilitati per evitare che, in aggiunta ai morti in mare, ci siano i morti di freddo e di disagio sulle strade dell’Europa centrale.
Riportiamo la loro lettera ai governi europei. Le loro parole lucide e accorate non hanno bisogno di commenti.
“Noi, i volontari di prima linea che da mesi siamo arrivati in aiuto alle migliaia di rifugiati, ci appelliamo a tutti i governi d'Europa perché agiscano immediatamente e in modo decisivo per migliorare la situazione. Ci sono decine di migliaia di persone lungo tutta l'Europa sud orientale, e la capacità attuale dei punti di aiuto organizzati dai volontari è seriamente messa in discussione. Tenendo conto dell'arrivo rapido dell'inverno e dei problemi di molte frontiere, noi crediamo esista un pericolo vero che la situazione possa portare a gravi problemi medici e anche a decessi nella comunità dei rifugiati.
Tutti hanno il diritto legale di domandare asilo. Se l'Europa non è capace di fornire rotte legali e sicure ai richiedenti asilo, deve perlomeno fornire un aiuto a coloro che percorrono le rotte pericolose. Non vogliamo vedere un solo rifugiato morire mentre fa una fila senza fine davanti alle frontiere d'Europa, o nelle nostre braccia.
I volontari hanno fornito un largo ventaglio di attività fino ad oggi, in parecchi settori hanno molto semplicemente rimpiazzato le istituzioni governative e il loro aiuto. Abbiamo distribuito il cibo e l'acqua, abbiamo gestito i gruppi, abbiamo fornito le informazioni critiche sulla registrazione alle frontiere, abbiamo orientato le persone vulnerabili verso i servizi medici o all'UNHCR, ci siamo presi cura dei bambini, abbiamo gestito stock di coperte e di vestiti, abbiamo pulito i luoghi, abbiamo raccolto fondi e abbiamo fornito un riparo a coloro che erano più in pericolo.
Abbiamo passato molti mesi a Lesbos, Atene, Gevgelija, Budapest, Röszke, Belgradeo Eidomeni, Hegyeshalom, Nickelsdorf, Vienna, Salzburg, Heiligenkreuz, Zakány, Botovo, Calais, Preševo, Berkasovo, Bregana, Harmica, Trnovec, Mursko SredišÄÂÂÂe, Bapska, Opatovac e in altre città d'Europa. Abbiamo dimostrato che i volontari possono fare molto, ma non saremo mai in grado di mettere al caldo migliaia di persone, ora che l'inverno è alle porte.
L'inverno arriva a grandi passi e noi abbiamo davanti a noi appena qualche giorno, per rispondere in un modo umano.
Ci appelliamo ai paesi europei perché forniscano immediatamente aiuto a tutti i paesi che vivono la crisi dei rifugiati, invece che aiutare questi paesi a costruire chiusure e muri.
Chiediamo la costruzione di centri di accoglienza e di transito sicuri, con installazioni che possano corrispondere alle condizioni rigide dell'inverno nella regione.
Chiediamo anche che sia fornito aiuto umanitario alle persone che ne hanno bisogno, con la messa a disposizione di servizi medici appropriati e con il coordinamento degli sforzi, a livello pan-europeo.
Chiediamo anche alla UE di mettere in opera immediatamente gli altri meccanismi esistenti per organizzare un passaggio sicuro verso la UE.
Questo è un avvertimento a voi tutti, dirigenti d'Europa: ci saranno persone che moriranno di freddo alle nostre frontiere, prossimamente, se voi non agite ora.
Noi abbiamo fatto del nostro meglio e continueremo a venire in aiuto, per tutto il tempo che sarà necessario. Ma ora è il vostro turno, governi d'Europa. Per favore, rispondere e mostrate al mondo che l'umanesimo è ancora al centro dei valori europei”
La lettera âª#europeact ha l'appoggio dei gruppi di volontari il cui elenco si trova in allegato.
Riportiamo integralmente il lungo elenco in allegato nella convinzione che è necessario sapere chi si è mosso in questi drammatici lunghi mesi per evitare tragedie che avrebbero già potuto avvenire per l’assenza delle istituzioni e l’opposizione di alcuni governi ad affrontare la crisi migratoria nel rispetto dei diritti umani e della protezione dovuta ai profughi, secondo le convenzioni internazionali vigenti.
Riteniamo inoltre di fare un servizio alle associazioni italiane che si stanno organizzando per intervenire e che potrebbero trovare nell’elenco partner con cui meglio coordinare l’azione.
Redazione