Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 07.30

Pianeta Migranti. Secondo l’Onu entro il 2050 ci saranno 200 milioni di profughi climatici.

I flussi migratori dei nostri giorni sono il preludio di spostamenti giganteschi annunciati dagli ambienti scientifici internazionali nei decenni a venire. La causa va cercata nei cambiamenti climatici e nei conseguenti disastri ambientali. Ne terrà conto la prossima conferenza internazionale sul clima di Parigi, in dicembre?

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Secondo l’Onu entro il 2050 ci saranno 200 milioni di profughi climatici. Pianeta Migranti. Secondo l’Onu entro il 2050 ci saranno 200 milioni di profughi climatici. Pianeta Migranti. Secondo l’Onu entro il 2050 ci saranno 200 milioni di profughi climatici.

Negli ultimi sei anni 157 milioni di persone hanno dovuto fuggire dalle proprie case incalzati da eventi climatici estremi. I più pericolosi si sono rivelati uragani e alluvioni che hanno provocato l’85% di quelli che ormai vengono definiti profughi climatici. Lo dice l’ IDMC (Internal Displacement Monitoring Centre) che aggiunge che oggi c’è il 60% in più di probabilità di essere costretti ad abbondonare le proprie aree di residenza a causa del clima di quante ce ne fossero nel 1975.

Dati allarmanti, contenuti insieme a molti altri altrettanto gravi, nel rapporto “Migrazioni e cambiamenti climatici”, presentato la scorsa settimana da CeSpi, FOCSIV e WWF Italia, in preparazione alla conferenza sui cambiamenti climatici, conosciuta con la sigla COP 21, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi. Dati che confermano quelli di numerosi altri studi sui disastri dovuti al clima, il fenomeno certamente più preoccupante del nostro tempo che comincia a toccare anche le nostre latitudini e di cui abbiamo già sperimentato talvolta la furia. Nelle scorse settimane ne sono state travolte l’Emilia Romagna e la Costa Azzurra.

E’ l’innalzamento della temperatura globale la causa prima dei disastri dovuti al clima. E’ l’Asia il continente, per ora, più colpito dal fenomeno. Nel 2014 i profughi a causa di eventi climatici e metereologici estremi sono stati 22,4 milioni, è sempre l’IDMC a dircelo; 19 milioni solo in Asia. Se si andrà avanti di questo passo, entro il 2050 saranno 200 milioni, la grande maggioranza proprio in Asia.

Non a caso il paese che produce probabilmente più eco – profughi è il Bangladesh che, per la sua conformazione territoriale, posto com’è sul delta del Gange, già risente in modo drammatico sia dell’innalzamento del livello del mare che dello scioglimento dei ghiacciai himalaiani che gonfiano il fiume provocando sempre più frequenti inondazioni.

I bengalesi hanno provato ad adattarsi a convivere con le inondazioni ed hanno saputo costruire nei villaggi veri e propri rifugi per difendersi dalle tempeste. Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici in atto, i fenomeni di inondazione, erosione degli argini,  cicloni sono sensibilmente aumentati, così che oggi un elevato numero persone ha già perso i propri mezzi di sussistenza ed è stato costretto a spostarsi altrove. La maggior parte della migrazione bengalese è interna ed avviene prevalentemente dalle aree rurali a quelle urbane. Ma molte persone lasciano il paese e si stabiliscono illegalmente in India, dove, spesso, finiscono per essere costretti a prostituirsi o a lavorare in laboratori clandestini in condizioni di semi-schiavitù. Gravissime sono dunque, già ora, le conseguenze economiche e sociali dei disastri provocati dal clima.

Ne sono toccati, e ne saranno toccati in modo anche maggiore nei prossimi anni, soprattutto i paesi meno sviluppati, quelli che meno hanno contribuito alla produzione di anidride carbonica, causata dall’uso di combustibili fossili, quali il carbone e il petrolio, necessari al nostro modello di sviluppo industriale, che sta provocando l’innalzamento generale della temperatura del pianeta.

Di questi fenomeni, e anche delle migrazioni che ne conseguono e che diventeranno sempre più rilevanti nel prossimo futuro, dovranno parlare i governi e i movimenti sociali alla conferenza di Parigi, che, si spera, porterà più frutti di quelle che l’hanno preceduta in cui non si sono trovati gli accordi necessari ad affrontare il modo positivo e risolutivo il problema.

Bruna Sironi

Per approfondimenti: Rapporto IPCC Climate Change 2014 www.ipcc.ch

Foto:

1° :alluvioni in Bangladesh

2° :siccità nel sud est del Brasile

3° :carovana di eco-profughi 

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