Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 03.24

Quando la sanità pubblica non funzione si va dal privato | Licio D’Avossa (Cremona)

A seguito di un malore mia moglie chiama il 118 i cui operatori arrivano dopo pochi minuti. Trasportato al Maggiore dove ricevo la prima visita alle 23,30.

| Scritto da Redazione
Quando la sanità pubblica non funzione si va dal privato | Licio D’Avossa (Cremona)

Quando la sanità pubblica non funzione si va dal privato | Licio D’Avossa (Cremona)

Gentile Direttore, appena rientrato dal Kenya, sono ricorso alla sanità cremonese per problemi di salute. Desidererei un suo parere su quanto mi è accaduto. A seguito di un malore mia moglie chiama il 118 i cui operatori arrivano dopo pochi minuti. Erano le ore 17,30. Trasportato al Maggiore dove ricevo la prima visita alle 23,30. Dopo di che vengo allettato (?) su una specie di barella larga non più di 60 centimetri e più corta delle mie gambe, per cui ho chiuso gli occhi per sole 2 ore. Ho capito allora di aver dormito  nel famoso letto di Procuste. Eseguiti gli esami di rito vengo dimesso alle ore 12,30 del giorno seguente, dopo essere stato per oltre 18 ore su quella che io considero una barella.

Mi permetta a questo punto, caro Direttore, alcune considerazioni. E’ possibile lasciare una persona della mia età (sono del 1937) in quelle condizioni? Delle quali non ritengo responsabile nel modo più assoluto il personale del Pronto Soccorso che, anzi, si è prodigato sia dal punto di vista professionale che logistico per alleviare il mio disagio. Il colmo però è stato l’invito a ripresentarmi il giorno dopo per ulteriori accertamenti. Ho fatto notare l’assurdità di ciò, ma tant’è. Quando uno invoca il regolamento….Da qui la mia decisione di rivolgermi alle Figlie di San Camillo dove, è doveroso dirlo, ho trovato un ambiente accogliente, con professioni di alto livello, ma soprattutto dove quando parli sei ascoltato. Secondo Lei è possibile che l’anamnesi  sia fatta in piedi, di fretta, senza prendere appunti? Il risultato si è visto, un’anamnesi incompleta. Questo è accaduto all’Ospedale Maggiore di Cremona. Eppure di tutto ciò non addosso la responsabilità al personale che è soggetto a ritmi di lavoro spesso insopportabili. La responsabilità è solo ed unicamente del sistema.

Da quando l’ospedale, con la riforma sanitaria, è stato considerato azienda, abbiamo assistito al crollo verticale della qualità delle prestazioni. Ora è il budget che conta, come se la struttura sanitaria fosse un salumificio con i salami nel letto al posto dei malati. Che tristezza! E si ha il coraggio di abbattere il nostro ospedale per far posto ad un ospedalino. Qui sì, secondo me, sarebbe necessaria una commissione di inchiesta.

Licio D’Avossa (Cremona)

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