Martedì, 16 aprile 2024 - ore 08.37

'Qui è svelata la somma ingiustizia dell'uomo' Papa Francesco ringrazia V.Lini

Papa Francesco, per il tramite della Segreteria di Stato Vaticana, ringrazia l'artista Virginio Lini per la realizzazione dell'opera “Hic summa iniuria hominis revelabitur”

| Scritto da Redazione
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'Qui è svelata la somma ingiustizia dell'uomo' Papa Francesco ringrazia V.Lini

Papa Francesco, per il tramite della Segreteria di Stato Vaticana, ringrazia l'artista Virginio Lini per la realizzazione dell'opera  “Hic summa iniuria hominis revelabitur”

 

 

 

Descrizione dell'opera 

Olio su tela dimensioni 500 cm x 200 cm

TITOLO DELL'OPERA: Qui è svelata la somma ingiustizia dell'uomo “Hic summa iniuria hominis revelabitur”

 DA DESTRA A SINISTRA

Uomini e donne gettati nelle Foibe e a fianco un mucchio di cadaveri “internati, dei campi di concentramento nazisti”; atti inquietanti, crudeli tutti e due con lo scopo di colpire a morte, sino allo sterminio completo, intere popolazioni, nella esaltazione di ideologie e razze.

La pazzia di dittatori senza scrupoli hanno prodotto mostruosità in ogni epoca, utilizzando metodi dissennati, torturando e commettendo i più feroci crimini contro l'umanità, annientando le ideologie di opposizione, mettendo al bando tutta la cultura non allineata al potere, perseguendo intere generazioni, arrestando lo sviluppo della civiltà, precipitandola nel buio della barbarie, in una dimensione di terrore e di sangue. La logica delle dittature precipita negli eccessi contro la cultura, contro la dignità umana, contro le libertà, soffocando anche le antiche tradizioni dei popoli, le culle del diritto, dell’arte, del pensiero, della civiltà.

 In alto nell’alone bianco l’icona della giustizia: a destra e sinistra sullo sfondo, i mostri contornano la giustizia simboleggiando le inquietudini tipiche dei tempi di crisi, una sfida alle convenzioni morali tesa a combattere oltraggi e tormenti che infrangono la morale stessa, sovvertendo i confini che separano ciò che è naturale e lecito da quello che non lo è, aprendo le porte ad un viaggio dentro se stesso che porta a esplorare l’abisso insondabile delle sue ossessioni e dei suoi desideri reconditi.

La minaccia permanente del nulla, la tentazione di una sfrenata corsa al possesso del potere assoluto su tutto; antieroi diabolici.

L’abdicazione della ragione, commistione tragica con cui l’individuo in preda alla tentazione di esercitare un potere assoluto, perde il controllo di sé.

E queste figure rappresentano gli incubi e i tormenti che sconvolgono il suo subconscio provocando una sorta di terrore misto a piacere.

 Sotto le figure vittime di ingiustizie a cominciare da Cristo che viene mandato a morte in un processo farsa, dove il giudice si spoglia del suo ruolo di gestore della giustizia terrena lasciando al popolo, manipolato dai sacerdoti del tempio, il compito di una sentenza già scritta. Qui viene raffigurato con le manette ai polsi simbolo del passato: “una giustizia più volte utilizzata per annientare l'avversario: XX secolo “processi at personam di tangentopoli”:  sino ai giorni nostri, con sempre maggiori ritorsioni mediatiche, condannando l'individuo prima ancora di iniziare il processo, sottoponendo l'imputato alla gogna; insultato, disprezzato e umiliato, sino ad inibire completamente le sue volontà.

La figura avvolta dal lenzuolo è l’immagine che fa vacillare le nostre certezze umanistiche, risvegliando il lato oscuro sepolto dentro di noi.

Con il femminicidio, la ragione abdica inebriata dall'ossessione del possesso, dalla appropriazione appassionata dell'altro, dal morso dell'odio assoluto e entra nei gesti “contro natura”, che ricorrono sempre con maggiore frequenza.

Il personaggio a mani giunte cerca disperatamente di proclamare invano la propria innocenza, inascoltato e quasi deriso egli incarna l’ingiustizia, perpetrata dai poteri politici e dalle guerre di religione che ancora oggi si attuano ai danni dei cristiani in alcune parti del mondo, insanguinando luoghi di culto come fu nei millenni scorsi.

Infine tre figure cercano di sottrarsi a questo inferno dantesco sulla terra e alla spietatezza alla quale si è giunti in una spirale che sembra senza fine.

 Il racconto prosegue in basso con un emarginato, che è rimasto solo con se stesso a combattere per una esistenza sempre più isolata dal mondo nell’indifferenza che lo avvolge, alla quale sembra non opporre alcuna resistenza attendendo la fine alla sua tortura terrena.

La fame, indebolisce l’individuo togliendogli ogni voglia e gusto di lavorare, impedendo lo sviluppo economico che è legato al lavoro, e, a sua volta, il sottosviluppo crea altra fame.

 Sopra di lui la schiavitù che accompagna la nostra esistenza da millenni nell’orrore cagionato dall’ingiusto supplizio al quale si sottomettono intere popolazioni in nome d’ideali disprezzanti e umilianti, rendendole prigioniere di prepotenti e arroganti che commettono le più nefande atrocità contro il genere umano dove non esiste più né Dio né morale, ma solo l’annientamento dell’individuo, l’oppressione dell’uomo sull’uomo, in un abisso del nulla.

La schiavitù non è solamente legata alla pelle dell'uomo ma è universale e socialmente legata a fattori diversi, come il possesso e lo sfruttamento del proprio simile.

 Legata a questa morale, il viaggio continua con la presenza di una figura che incarna le minoranze etniche condannate all’estinzione rappresentando un passato rinnegato, da cancellare per sempre dalla memoria.

Cancellando senza distinzione anche alcuni valori che sono un patrimonio tramandato di generazione in generazione: il rispetto della natura, degli animali che la popolano, dell'esistenza e dell'aiuto reciproco accontentandosi di quel poco che si possiede che necessita alla sopravvivenza dove non esiste l’egoismo, la sua sete di ricchezza e di dominio dell'uomo sull'uomo e della natura sino alla sua estinzione.

 In alto le forze armate ci ricordano la costante presenza nell’uomo di un sentimento mai sopito nella conquista di altre terre, per un nuovo mondo fondato sul possesso e sul terrore, in cui si dissolvono i confini tra il Bene e il Male, il reale e il fantastico, il logico e l’assurdo, in una perenne ideologia tesa ad offuscare il passato le sue origini e a mettere in dubbio la capacità della ragione; di guidare l’umanità verso un effimero benessere.

Ogni anno 180/220 miliardi di dollari, cioè una cifra enorme viene inghiottita nella corsa agli armamenti. Se tale somma venisse spesa per dare pane e lavoro all’umanità, risolverebbe di colpo il problema della fame del mondo.  Mentre una ricchezza così grande viene sottratta ai bisogni vitali degli uomini, l’accumulo di armi nelle mani di alcune grandi potenze dà a queste uno strapotere, che le porta a schiacciare, e a sottomettere altre popolazioni, altri stati, che non dispongono di così potenti armamenti, e fa incombere su tutta l’umanità il pericolo della distruzione totale, pericolo che non è affatto immaginario, dato che l’umanità è stata già più volte sull’orlo della guerra atomico-nucleare.

Attorno a queste figure aleggiano due diavoli quali spiriti del male, secondo la tradizione ebraico-cristiana che ha ispirato tutta l'arte nelle varie epoche come soggetto della sezione delle schiere infernali, con le loro azioni, apparizioni, credenze.

Queste figure accentuano con la loro presenza le bestialità commesse da uomini senza scrupoli e morale che hanno perso senno e ragione sino a giungere a comportamenti disumani, creando un vero inferno terreno.

Le armi, scatenano solo guerre e sono le porte degli inferi, divoratori di uomini, donne, bambini innocenti; la Dite del mondo dei vivi.

Infine la presenza di un individuo che ha perso tutto e costretto a vivere senza un tetto e senza una identità,  è ciò che lascia questa corsa dissennata a guerreggiare, oltre a innumerevoli macerie, e distruzione.

Una ricchezza smisurata viene sottratta ai bisogni vitali degli uomini.

Così i popoli sono chiusi in un tragico ciclo di miseria, vengono discriminati, esclusi ed emarginati dalle società in cui vivono.

Sullo sfondo in lontananza case che bruciano.

(Virginio Lini)

DIVINA COMMEDIA:

Canto XXI dell'inferno si parla del reato di peculato utilizzato come pretesto per far fuori gli avversari l'uso per fini politici della giustizia utilizzata anche nel XVI secolo “L'INQUISIZIONE” e nel XX secolo tangentopoli processi at personam.

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Tutti gli altri video del sito del welfare li trovi qui https://www.welfarenetwork.it/video/

Red/welcr/gcst

17 agosto 2022

 

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